Stuprarono una studentessa in Sardegna, Ciro Grillo e i suoi tre amici “predatori” e “violenti”: la ragazza è “pienamente attendibile”
- Postato il 23 dicembre 2025
- Cronaca
- Di Genova24
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Genova. La studentessa italo-norvegese che ha denunciato per stupro Ciro Grillo, figlio del comico e fondatore del M5s, e i suoi amici Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia è stata del tutto “attendibile”. Lo dicono i giudici nelle motivazioni della sentenza del processo con cui il 22 settembre scorso Ciro Grillo, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria il 22 settembre scorso sono stati condannati a 8 anni di carcere, Corsiglia a 6 anni e 6 mesi.
Per i giudici “non vi è alcun dubbio che gli imputati abbiano con la loro azione leso consapevolmente la libertà sessuale della ragazza, approfittando, a tal fine, delle condizioni di minorata difesa di quest’ultima, e dunque ben consci dello stato di ubriachezza”.
La notte tra il 16 e il 17 luglio 20219 dopo una serata trascorsa al Billionaire, insieme a un’altra amica, il gruppo era riuscito a far ingurgitare alla ragazza un drink con una grande quantità di vodka che avrebbe poi posto la giovane “in condizione di inferiorità fisica e psichica, rendendola incapace di difendersi”. I giudici parlano di azioni compiute dai ragazzi, al tempo ventenni, “connotate da particolare brutalità” e in un “contesto predatorio e di prevaricazione”.
ll collegio ha anche stabilito che la studentessa, che più volte durante il processo ha avuto crolli nervosi, è “pienamente attendibile” e ha fornito un “racconto coeso e omogeneo, immutato nel suo nucleo essenziale, mentre le asserite contraddittorietà evidenziate dagli avvocati altro non devono ritenersi se non fisiologiche, e dovute alla difficoltà della stessa di ricordare infiniti dettagli d’una vicenda peraltro risalente a qualche anno prima rispetto alla sua escussione in dibattimento”. Per i giudici, che hanno accolto la tesi della procura, il reato di violenza sessuale si configura “non necessariamente annullando totalmente la volontà della vittima” ma è tale se la stessa “si sia concessa in una particolare situazione tale da influire negativamente sul suo processo mentale di libera determinazione”, e quindi “va esclusa l’ipotesi di possibile equivoco sulla presenza del consenso”. Le difese avevano invece sostenuto che la ragazza non fosse in una posizione tale da invocare la minorata difesa.
Cera “un clima predatorio in quella casa” con una “condotta violenta ed insidiosa di tutti i partecipanti, inequivocabilmente diretta alla imposizione di atti sessuali di gruppo nei confronti di una ragazza incosciente, nel medesimo contesto nel quale si stava consumando un’ulteriore di violenza sessuale alla quale gli stessi stavano assistendo” scrivono i giudici motivando il perché della condanna inflitta a Ciro Grillo e ai suoi tre amici anche per il secondo episodio di violenza, quelle foto oscene scattate all’amica della 19enne mentre dormiva sul divano, immortalata vicino agli imputati, immagini poi scambiate dagli stessi nei giorni successivi con l’aggiunta di “deprecabili messaggi”, anche con terze persone. In un passaggio poi, il collegio ricorda “in ogni caso che la violenza richiesta dall’articolo 609 bis del codice penale non deve avere necessariamente carattere assoluto, tale da annullare totalmente la volontà della vittima, ma può produrre anche solo un effetto di coartazione allorché la persona offesa si sia concessa in una particolare situazione tale da influire negativamente sul suo processo mentale di libera determinazione, poiché un siffatto consenso non è libero consenso bensì consenso coatto”.
I quattro (difesi da Enrico Grillo, Alessandro Vaccaro, Andrea Vernazza, Antonella Cuccureddu, Gennaro Velle, Ernesto Monteverde e Mariano Mameli) avevano rinunciato all’abbreviato in primo grado, ma in appello qualcuno potrebbe chiedere il patteggiamento, in modo da ottenere uno sconto di pena e quindi provare a scongiurare o ridurre notevolmente il periodo da scontare in carcere una volta arrivati a sentenza definitiva.