Sul payback il governo prova a chiudere la partita e salvare le imprese
- Postato il 1 agosto 2025
- Economia
- Di Formiche
- 3 Visualizzazioni

Sul payback per i dispositivi farmaceutici, il meccanismo che impone alle aziende che riforniscono le Regioni di concorrere al ripiano dei deficit sanitari, il governo continua la sua opera di ristrutturazione, al fine di sterilizzare le possibili multe da decine di milioni che pendono sulle imprese e salvare un intero comparto industriale, per giunta strategico per la sanità nazionale. Il decreto Economia, approvato dal Senato, ora atteso alla Camera e a sua volta licenziato dal Consiglio dei ministri lo scorso giugno, porta in dote la possibilità, per le aziende fornitrici, di chiudere il contenzioso con le Regioni ed estinguere i loro debiti pagando solo il 25% degli importi inizialmente richiesti (per il periodo 2015-2018).
La trama è nota. Dal 2015, se la spesa delle regioni per l’acquisto di dispositivi medici supera il tetto fissato dal governo in legge di bilancio, le aziende devono rimborsare la metà dello sforamento. Una misura analoga esiste per i farmaci dal 2008. Il meccanismo mira a spingere le imprese a moderare i prezzi, rendendole corresponsabili dell’efficienza della spesa. Per il triennio in questione il calcolo corrispondeva a circa due miliardi di euro, che nel 2023 il governo Meloni aveva già dimezzato. Adesso le imprese che forniscono dispositivi medici, dovranno pagare solo un quarto dell’importo originale (circa cinquecento milioni di euro invece di due miliardi) con accesso favorito ai prestiti per quelle rimaste senza liquidità.
A fronte del nuovo sconto, dunque, pari a circa mezzo miliardo, il decreto stanzia in compenso 360 milioni di euro per la sanità pubblica da distribuire alle Regioni. L’idea di uno sconto sostanzioso che fungesse da leva per spingere le aziende a transare e chiudere i contenziosi, era nata come detto, tra il maggio e il giugno scorso. Il bottino da girare alle aziende parlava di circa 650 milioni con i quali attutire l’impatto della spesa: 350 milioni messi dall’esecutivo mentre, da parte loro, le regioni avrebbero a circa 120 milioni. Alle imprese, così facendo, sarebbe rimasto in carico un esborso decisamente sgonfiato. E così è stato.
Questo intervento offre insomma un’importante boccata d’ossigeno al comparto, attualmente coinvolto in numerosi contenziosi che rischiano di compromettere la continuità operativa delle imprese. In questo modo, viene concessa una finestra temporale che dovrebbe consentire di definire in modo più equilibrato e trasparente i rapporti economici tra aziende e sistema sanitario, riducendo il rischio di contenziosi e blocchi produttivi. Attenzione però, la partita non è chiusa, all’orizzonte si affaccia un altro problema, almeno in potenza. E cioè il payback relativo al periodo 2019-2024. Se ne parlerà nella prossima legge di Bilancio, quella valevole per il 2026.