Sulla scena e nella vita Eleonora Duse raccontò amori e solitudini: uno studio per il MiC
- Postato il 13 maggio 2025
- Antropologia Filosofica
- Di Paese Italia Press
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Al Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, tre volumi e Undulna per Pellegrini Edizioni e Solfanelli Editore. Tra teatro, vita e il rapporto tra la Divina e Grazia Deledda, Matilde Serao, Marta Abba, Martino Cafiero, Arrigo Boito, il cinema e naturalmente Gabriele d’Annunzio. Un complessivo progetto di ricerca storico – letterario – filosofico diretto da Pierfranco Bruni segretario unico comunicazione Comitato Ministero della Cultura Mic
dal Comitato nazionale Centenario Eleonora Duse del Ministero della Cultura Mic, presieduto da Pierfranco Bruni Io Direttore del Progetto Undulna Presidente del comitato giordano bruno guerriE io segretario unico comunicazione Comitato Mic
Marilena Cavallo
Al Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, parteciperemo con tre volumi da me curati dedicati a Eleonora Duse. Testi da cui emergono legami importanti, grazie al contributo di alcuni studiosi, che hanno saputo porre al centro il rapporto tra la stessa Duse e Matilde Serao, Grazia Deledda, Marta Abba, Martino Cafiero, Arrigo Boito, il cinema e chiaramente Gabriele d’Annunzio. Proprio su d’Annunzio il percorso è abbastanza articolato. Sulla scena e nella vita. Una chiosa soltanto qui: “Tu esalti la mia forza e la mia speranza, ogni giorno. Il mio sangue aumenta, quando ti sono vicino, e tu taci. Allora nascono in me le cose che col tempo ti meraviglieranno. Tu mi sei necessaria”. Così Gabriele D’Annunzio nel romanzo “Il fuoco”.
È proprio vero che il “Il fuoco consumò la diva”? Come titola un recente reportage dedicato alle Grandi Coppie della Storia riferendosi a Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio.
È certo che non fu un rapporto soltanto amoroso, sentimentale e sensuale. Fu un amore impetuoso. L’impeto di un passato sentimento ottocentesco.
Sia Eleonora che Gabriele si sono portati dietro una relazione culturale radicata nella dimensione di fine Romanticismo. D’Annunzio non dimentica il Carducci dell’inizio del secolo nuovo, ovvero il Novecento.
La Duse trascina il teatro alfieriano, ovvero tragico, in una visione in cui il dramma e il melodramna diventano malinconia. Ma prima di D’Annunzio nella Divina ci sono stati altri amori e altre storie.
Arrigo Boito ha rappresentato il contatto con il Melodramma puro oltre ad aver intessuto una importante legame d’amore, ma non certamente il primo. Boito non fu il primo amore. Chiaro.
Teobaldo Tecchi fu un amore-consolazione dal quale ebbe una figlia con la quale mantenne un buon rapporto.
Ma il primo grande amore di Eleonora è stato Martino Cafiero. Il napoletano Martino Cafiero. Un amore travagliato, vissuto ardentemente, sessualmente. Con Martino Cafiero ebbe il primo figlio, il quale morì dopo qualche giorno. Una storia tragica. Tragicamente vissuta. Tra amore e teatralità.
Oltre questi aspetti, importantissimi e travolgenti nella vita della Duse, è D’Annunzio un riferimento che cambierà il vivere malinconico della Divina.
Restano famose le sue parole su Gabriele: “Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato”. Una frase lapidaria. Come resta tale quella di D’Annunzio quando apprende la scomparsa di Eleojora: “È morta quella che non meritai”.
Insomma gli amori restano legati, in Eleonora, alla letteratura, al teatro, ai salotti letterari, si pensi alla Napoli di Matilde Serao e, appunto, di Martino Cafiero. La Duse fu il teatro innovato. Anzi l’innovazione del teatro fu portato sulla scena da Eleonora Duse attraverso il personaggio, che fu persona e personaggio nello stesso tempo, ovvero lei stessa: attrice, creatrice, artista, rappresentazione, Divina.
Un intreccio comparativo alla cui base resta il legame tra vita e letteratura, arte e mistero, malinconia e melodramma. Sono incisi che fanno di Eleonora l’artista che rivoluzionò i modelli teatrali portandondoli nella modernità e rispettando la tradizione.
Dal personaggio che sulla scena ha la fisicità, la voce e il silenzio in una ribalta senza luci al personaggio che recita con le luci.
Due interpretazioni e due “maschere” all’interno del Novecento teatrale. Ma Eleonora Duse non è mai maschera. È sempre se stessa. Nella vita e sulla scena. Tanto da dire: “Se la vista di cieli azzurri ti riempie di gioia, se le cose semplici della natura hanno un messaggio che tu comprendi, rallegrati, perché la tua anima è viva”.
Proprio sulla base di questi elementi, vita, amore e teatro, stiamo portando avanti un progetto comparato per un centenario della morte di una attrice che inventò sulla scena i nuovi modelli della recita e della interpretazione nella modernità del personaggio e del destino del personaggio stesso.
Grazia Deledda la conduce verso il cinema con il suo romanzo “Cenere” e Matilde Serao nella Napoli dei salotti e dei processi teatrali innovativi. Nei testi da me curati ho cercato di porre come riferimento la Duse sulla quale già oltre 20 anni fa mi ero soffermata portando alla luce le questioni storiche e i modelli teatrali affrontati con d’Annunzio. Al Salone di Torino anche un altro volume edito da Solfanelli dal titolo “Undulna” curato da Franca de Santis nel quale ho sottolineato il percorso tra vita e arte.
Un complessivo progetto di ricerca storico – letterario – filosofico diretto da Pierfranco Bruni* segretario unico comunicazione Comitato Ministero della Cultura Mic.
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