Summit della Nato: approvato l’aumento delle spese militari al 5% del Pil

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Di Panorama
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«Gli alleati si impegnano a investire il 5% del Pil annuo nelle esigenze fondamentali di Difesa e nelle spese relative alla difesa e alla sicurezza entro il 2035, al fine di garantire gli obblighi individuali e collettivi, in conformità con l’articolo 3 del Trattato di Washington». Questa la dichiarazione finale del Summit della Nato all’Aia.

«Gli alleati ribadiscono il loro impegno sovrano a fornire sostegno all’Ucraina», ma per il Presidente Volodymyr Zelensky c’è ben poco da festeggiare, nella dichiarazione finale, infatti, non si fa alcun riferimento al “percorso irreversibile” dell’Ucraina nella Nato, né tantomeno viene fatta alcuna menzione riguardo agli aiuti finanziari da fornire a Kiev, come avvenne lo scorso anno. D’altra parte Zelensky, presente all’Aia, quest’anno non ha potuto partecipare al summit vero e proprio a causa dell’opinione contraria di Stati Uniti, Turchia, Ungheria e Slovacchia.

Secondo quanto riportato dal Telegraph, nel comunicato finale i Paesi dell’Alleanza avrebbero concordato di moderare la loro retorica nei confronti della Russia, nella dichiarazione si legge infatti che i Paesi della Nato sono «uniti di fronte a profonde minacce e sfide alla sicurezza, in particolare la minaccia a lungo termine rappresentata dalla Russia per la sicurezza euro-atlantica e la persistente minaccia del terrorismo».

Il linguaggio utilizzato non prevede quindi più una netta definizione dell’invasione russa in Ucraina come “guerra di aggressione”. Quasi sicuramente il Presidente americano Donald Trump avrà avuto un ruolo decisivo nel definire questo cambio di tono, visti i tentativi di distensione intrapresi con Mosca.

Nonostante la sostanziale deroga data alla Spagna rispetto alla cifra del 5% del Pil da spendere per il riarmo e la Difesa, oggi il Segretario generale della Nato Mark Rutte ha voluto ancora una volta ribadire: «I politici devono prendere delle scelte con bilanci in sofferenza, devono trovare i soldi e questo non è facile. Ma sono certo che ci arriveremo».

La sensazione in molte cancellerie europee è che tale cifra sarà difficilmente raggiungibile, visti i vincoli tecnici legati al Patto di Stabilità europeo, con i Paesi che si trovavano già in infrazione che non possono usufruire della deroga fornita da Bruxelles. Senza dimenticare l’altissimo indebitamento di numerosi Paesi (fra cui l’Italia). A tal proposito, il premier ungherese Viktor Orban ha dichiarato che «è possibile raggiungere il 5% in Difesa, anche se non è facile, ma dobbiamo cambiare il metodo di calcolo dei bilanci nell’Ue altrimenti è impossibile, nessuno ce la farà, non importa cosa dicono».

Molto si giocherà sugli obiettivi intermedi, per i quali «gli alleati accettano di presentare piani annuali che mostrino un percorso credibile e incrementale per raggiungere l’obiettivo» del 5% di spesa in Difesa, che però sarà scomposto in un 3,5% da spendere in hardware militare vero e proprio, e il restante 1,5% che potrà invece essere speso in comparti e settori anche solo connessi alla Difesa, come cybersecurity e infrastrutture strategiche.

Ad ogni modo, il summit di oggi rappresenta una grande vittoria del Presidente americano Trump, che sul basso apporto degli alleati alla difesa atlantica aveva sempre calcato la mano, in questi primi mesi del suo secondo mandato così come nel periodo della sua prima presidenza (2017-2021).

Proprio per fugare ogni dubbio in merito “all’asservimento Europeo ai diktat di Washington”, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz si è cimentato in una excusatio non petita: «Voglio chiarire che le decisioni che prendiamo non sono prese per fare un favore a nessuno, ma piuttosto sulla base della nostra consapevolezza, della nostra convinzione che la Nato nel suo complesso, e questo vale soprattutto per la sua componente europea, debba impegnarsi di più nei prossimi anni per garantire la propria capacità di difesa».

Merz ha continuato: «Tutto questo avverrà con grande accordo, perché concordiamo sul fatto che la situazione è cambiata e la minaccia riguarda in particolare la Russia, che non minaccia solo l’Ucraina, ma l’intera pace e l’intero ordine politico del nostro continente». Esattamente il tipo di retorica che il Presidente Trump ha voluto lasciare fuori dalla Dichiarazione finale del summit della Nato.

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Panorama

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