Sumud Flotilla sotto attacco a sud di Creta: droni e bombe sonore sulle navi umanitarie
- Postato il 24 settembre 2025
- Di Panorama
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Mentre la Global Sumud Flotilla procedeva in acque internazionali a sud di Creta, le imbarcazioni sono state prese di mira da una serie di attacchi aerei. Droni, bombe sonore, spray urticanti e materiale non identificato hanno colpito il convoglio.
Imbarcazioni danneggiate
Secondo le prime ricostruzioni, i raid sarebbero stati condotti da Israele. In totale, tra dieci e quindici assalti. Nessuna persona è rimasta ferita, ma almeno due barche risultano danneggiate: la Zefiro, che ha visto compromesso lo strallo di prua, e la Morgana, la cui randa principale è inutilizzabile. Segnalata anche la Taigete, che tuttavia non avrebbe subito danni rilevanti.
Italiani a bordo e denuncia sui social
A bordo della Morgana viaggiano anche alcuni italiani, tra cui la portavoce della Flotilla per l’Italia, Maria Elena Delia, che durante tutta la notte ha diffuso aggiornamenti via social. «Questi attacchi – ha denunciato – mettono in pericolo la vita di chi è a bordo. È un fatto di una gravità senza precedenti, perché avviene in acque internazionali, nella più totale illegalità. Abbiamo già allertato le autorità competenti, compresa la Farnesina».
La posizione del governo italiano
Da New York, dove partecipa all’Assemblea generale dell’Onu, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto a Israele di garantire l’incolumità dei passeggeri e di agire nel rispetto del diritto internazionale, con «assoluta cautela».
Una missione umanitaria
La Flotilla, composta da 51 imbarcazioni, punta a raggiungere Gaza per consegnare aiuti umanitari e «rompere il blocco israeliano». Si tratta del terzo tentativo, dopo i due respinti nei mesi di giugno e luglio. Già il 9 settembre, al largo di Tunisi, il convoglio era stato oggetto di attacchi. «Sono operazioni psicologiche, ma non ci fermeranno – assicurano gli attivisti –. Non abbiamo armi, trasportiamo soltanto aiuti».
Il rifiuto di Ashkelon e il rischio di nuove rappresaglie
L’escalation arriva a poche ore dal rifiuto, da parte degli organizzatori, di far sbarcare i materiali umanitari nel porto israeliano di Ashkelon. Una proposta giudicata parte della strategia di Israele per rallentare o bloccare la consegna degli aiuti. «I precedenti dimostrano che la sua intenzione non è facilitare i soccorsi, ma controllarli, ritardarli e negarli», si legge in un comunicato. E ancora: «La comunità internazionale non deve leggere le dichiarazioni di Israele come indicazioni operative, ma come il proseguimento del blocco che, secondo investigatori dell’Onu, rientra nel genocidio in corso a Gaza».