Svegliarsi dal sonno per non accettare la violenza delle guerre e degli odi

PIERFRANCO BRUNI

Schegge di mine portate dal vento e lanciate da aeroplani o da piattaforme in mare. Restiamo senza pensieri pur avendo tanto pensato. Quel Machiavelli che ci parlò di Ragione di Stato è dimenticato. Tranne per pochi. Hobbes mal letto circola in molte menti. L’anima è una geografia di vita. Non di morte. Non ci sono spose vergini oltre la vita nella morte.
Siamo dentro quelle “civiltà opache” che considerano la vita al pari della morte. È difficile poter capire l’indirizzo di senso quando le Nazioni invece di pensare alla serenità dei popoli costruiscono un’idea di fine.
Invece di viaggiare nella consapevolezza che esistere è più importante che morire si educa a una pedagogia della fine. Ovvero della fine di tutto. Armare forse è meno complicato che disarmare.
Poco importano le ideologie. Sono strumenti di mascheramento. Il fatto è che un neo paganesimo incombe tra i Governi e quel neo cristianesimo al quale siamo legati da epoche è distratto se non in parte sconfitto. Direbbe Cioran che abbiamo smarrito la “tentazione di esistere” perché il Tempo è trafitto dalla Storia e questa storia che dovrebbe usare la Ragione definisce le supremazie gli scontri gli eccidi.
Credetemi.
È incomprensibile anche sul piano filosofico dare una chiave di lettura a ciò che sta accadendo in Europa e nel mondo. Manca un progetto uomo. Domina un sistema di Stato occupante. Vogliono chiamarlo Stato difensivo? Ma la difesa esiste nel momento in cui c’è un pericolo o meglio un attacco. Si vede il nemico in ogni angolo.
La sopravvivenza è una struttura delle Civiltà smarrite. Che siano Occidente o Oriente. Non mi interessa se il male sta da una parte e il bene dall’altra. La decadenza è totale perché l’uomo ha svuotato la vita. Perché l’uomo ha una sua visione che tutto è relativo e che la Tradizione non esiste più. L’uomo spirituale cristiano ontologico è stato tradito dalla ragione della storia.
L’Essere è trafitto dal flagello del dominio. Non possiamo più permetterci di condannare le macerie i relitti le rovine del passato. L’uomo moderno non fa altro che costruire non sulle ceneri passate ma espande altre macerie.
Gli Stati e le Nazioni non sono Enti astratti. Sono governati. I governatori sono uomini. Questo è il punto. Non può governarci una geografie dei poteri e delle Potenze. Ma una geografia dell’anima dovrebbe essere il principio che dovrebbe caratterizzare le Civiltà. Altrimenti non chiamiamole civiltà. Ma barbari barbarie disumanità.
È un fattore antropologico che dovrebbe darci lezione di vita. Il diverbio è tra Umano e non Umano. Nietzsche aveva letto profeticamente tutto. Siamo giunti a un artificio della intelligenza con la quale non si deve convivere ma controllare individuare sistematizzare appunto con l’intelligenza dell’uomo. È come se le Nazioni non fossero fatte dagli uomini. È come se gli Stati avessero una loro autonomia senza le mani degli umani.
Anni fa Toni Negri, era il tempo delle ideologie però, parlava di dominio e sabotaggio. Ovvero occorre sabotare per dominare. Ma le civiltà non si reggono sulla Materia. Si reggono sull’Anima. Lo sconforto è proprio nella angoscia e nella disperazione. Come si fa a uscire da questa spirale di dominio della violenza? Qui è il punto.
Tutte le ideologie sono frecce appuntite per raggiungere il potere.
Dobbiamo svegliarci dal sonno della ragione per l’esistenza di tanti mostri che si aggirano nel nostro presente. Umanizzare nella consapevolezza che la vita è più importante della morte.
Un principio religioso di fondo che possiamo anche chiamare fede. Fede alla sacralità della vita perché Cristo è stato già crocifisso ma è anche Risorto. Dobbiamo svegliare il sonno dormiente perché tutti siamo potenzialmente “ecce omo”. Ma Cristo è morto veramente? Se Cristo è morto crocefisso è anche Risorto. Ma non lo vedo. È un’ombra tra ombre. Noi siamo semplicemente uomini. Ed essendo solo mortali vi prego non invitiamo la morte non educhiamo a morire non cerchiamo mortai … Cerchiamo di abitate la Vita.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Vive tra Roma e la Puglia.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al  Ministero della Cultura

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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