Tassa di soggiorno in aumento nel 2026: dove i turisti pagheranno di più in Italia
- Postato il 16 ottobre 2025
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- Di SiViaggia.it
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Nel 2026 viaggiare in Italia sarà ancora più costoso. Dopo un 2025 già da record per gli incassi legati alla tassa di soggiorno, il nuovo anno porterà ulteriori aumenti in molte località turistiche.
L’imposta, che i visitatori versano per ogni notte trascorsa in strutture ricettive, rappresenta una fonte importante di entrate per i Comuni, ma rischia di pesare sempre di più sui bilanci dei turisti.
Tassa di soggiorno: nel 2026 nuovi rincari
La tassa di soggiorno non verrà ridotta, anzi: nel 2026 continuerà ad aumentare. È quanto emerge dal decreto economia, che conferma l’intenzione di mantenere l’imposta in crescita. Una decisione che ha spiazzato gli operatori turistici, i quali speravano in una riduzione del tributo.
Secondo le previsioni dell’Osservatorio Nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc, gli incassi complessivi potrebbero raggiungere 1 miliardo e 300 milioni di euro nel 2026, dopo il record di 1 miliardo e 186 milioni registrato nel 2025, con un incremento del +15,8% rispetto all’anno precedente.
Il decreto prevede che il 30% del gettito sia destinato a incrementare i fondi per l’inclusione delle persone con disabilità e per l’assistenza ai minori, mentre il restante 70% resterà ai Comuni per gli impieghi già previsti. Una misura che, secondo il governo, coniuga obiettivi sociali e finanziari, ma che le associazioni di categoria giudicano controproducente.
Assoturismo Confesercenti parla di “aumenti insensati”, sottolineando che il Codice Identificativo Nazionale (Cin) ha già reso più trasparente e tracciabile l’offerta di case vacanze e affitti brevi, garantendo un aumento del gettito dell’imposta di soggiorno. L’associazione chiede che ci si concentri invece sulla valorizzazione dei territori e sulla qualità dei servizi, senza intervenire con altri aumenti per i turisti.
Sulla stessa linea il Codacons, che definisce la misura “un regalo per i Comuni e un danno per il turismo”. L’associazione denuncia la scarsa trasparenza sull’utilizzo dei proventi, che secondo i consumatori rischiano di finire a coprire buchi di bilancio invece di finanziare interventi turistici, come previsto dalla normativa.
Le città italiane dove si pagherà di più
Le città che già oggi applicano le tariffe più alte sono quelle in cui si potrebbe pagare di più nel 2026. In cima alla classifica ci sono Roma, Firenze, Milano, Napoli, alcune località della Liguria come Portofino e Santa Margherita Ligure, Bologna e Venezia.

Roma, dove la tassa varia da 4 a 10 euro a notte in base alla categoria dell’hotel, è possibile che sarà tra le prime a ritoccare le tariffe.
A Firenze – una delle città migliori del mondo – dove i turisti pagano fino a 8 euro a notte negli hotel a 5 stelle, l’imposta potrebbe superare questa soglia. A Milano, già oggi una delle città europee più care con una media di 6,44 euro a notte, gli aumenti sembrano inevitabili.
Anche Venezia, che applica una tassa stagionale da 1 a 5 euro, valuta un rialzo nei mesi di maggiore afflusso. A Bologna, dove la tariffa arriva a 7 euro per strutture con soggiorni sopra i 121 euro a notte, si prevedono ritocchi proporzionali ai prezzi medi degli alloggi.
Infine, nelle mete d’élite della Riviera ligure – Portofino, Rapallo, Santa Margherita Ligure e Zoagli – la tassa attualmente fissata a 5 euro a notte potrebbe salire ulteriormente nel 2026, confermando l’Italia tra i Paesi europei più cari per chi viaggia.