Teatro e umanità: a Castrovillari, Beckett accende luci di speranza nel carcere
- Postato il 14 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Teatro e umanità: a Castrovillari, Beckett accende luci di speranza nel carcere
Nella Casa Circondariale “Rosetta Sisca” di Castrovillari, si è concluso il progetto teatrale “Un lungo silenzio si fece udire. Viaggio nel mondo di Beckett”.
CASTROVILLARI (COSENZA) – Un teatro gremito. Un carcere che si trasforma in palcoscenico.
A Castrovillari, la cultura ha abbattuto i muri della reclusione per farsi strumento di dialogo, riflessione e rinascita. Con la messa in scena di “Finale di partita” di Samuel Beckett, si è chiuso il progetto teatrale “Un lungo silenzio si fece udire. Viaggio nel mondo di Beckett”, ideato e realizzato dall’Associazione Culturale Aprustum in collaborazione con i detenuti della Casa Circondariale “Rosetta Sisca”. Un doppio debutto – prima sul palco del Teatro Sybaris, poi nell’auditorium dell’istituto penitenziario – ha segnato il culmine di un percorso lungo quasi un anno, in cui il teatro è diventato veicolo di espressione, consapevolezza e umanità.
Teatro e umanità: a Castrovillari, “Finale di partita” di Beckett accende luci di speranza nel carcere
La scelta di “Finale di partita”, uno dei testi più intensi di Samuel Beckett, non è stata casuale. Con i suoi dialoghi spezzati, le sue attese senza senso, i suoi personaggi intrappolati in una routine senza uscita, il dramma beckettiano ha offerto una lente per rileggere la condizione carceraria. Un’allegoria esistenziale che ha trovato un’eco autentica nelle storie dei detenuti, trasformandosi in un’esperienza artistica e umana di rara profondità. Beckett ha offerto ai partecipanti una chiave per raccontarsi, riconoscersi, interrogarsi. La prigione e la poetica beckettiana si sono incontrate in un terreno comune: quello dell’uomo fragile, sospeso, in cerca di senso.
La rappresentazione finale ha avuto due tappe: prima al Teatro Sybaris, poi nell’auditorium interno del carcere, dove la scena ha preso vita grazie a due attori professionisti, Katia Sartore e Fedele Battipede, affiancati da due detenuti, diretti dal regista Casimiro Gatto. Un lavoro coraggioso, nato dalla diffidenza e approdato alla partecipazione commossa, capace di scuotere il pubblico e i protagonisti.
Determinanti per il successo dell’iniziativa la sensibilità del direttore dell’istituto, dott. Giuseppe Carrà, il supporto dei responsabili dell’area educativa, dott. Luigi Bloise e dott.ssa Elisabetta Grisolia, e la collaborazione del personale di polizia penitenziaria guidato dal comandante dott. Carmine Di Giacomo. Fondamentale, inoltre, il sostegno economico della Fondazione Carical, che ha creduto e investito in questo percorso.
Il progetto teatrale “Un lungo silenzio si fece udire. Viaggio nel mondo di Beckett”
Questo progetto ha dimostrato che il carcere può diventare anche spazio di trasformazione. Non solo luogo di reclusione, ma terreno fertile per ricostruire identità, rielaborare dolore e coltivare speranza. Ancora una volta, con il suo linguaggio universale, il teatro si è rivelato un potente strumento di introspezione, contatto, verità, possibilità. E in un luogo segnato dalla privazione, è riuscito a restituire voce, dignità e senso. Perché anche dietro le sbarre, quando il silenzio si fa udire, può nascere umanità. Lo spettacolo ha saputo generare emozioni, accendere riflessioni, aprire spiragli di luce anche dietro le porte chiuse. Così, dietro le sbarre, si è riscoperto il potere catartico dell’arte, capace di abbattere muri e costruire ponti tra le persone, le storie, le vite. Un “lungo silenzio si fece udire”, ma alla fine è stata la voce del teatro, quella del cuore, a farci sentire più vicini.
Il Quotidiano del Sud.
Teatro e umanità: a Castrovillari, Beckett accende luci di speranza nel carcere