Termovalorizzatore, il sindaco di Altare: “I rifiuti bisogna recuperarli, non incenerirli e aumentare le polveri sottili”

  • Postato il 25 ottobre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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SINDACO ALTARE ROBERTO BRIANO

Altare. “Il dibattito sull’inceneritore si sta polarizzando in un’ottica a mio avviso troppo parziale che rischia di non cogliere appieno la questione. I tanti, tantissimi che si oppongono alla sua realizzazione, tra i quali, senza se e senza ma, il sottoscritto e l’Amministrazione di maggioranza, si contrappongono ai pochi sostenitori a favore e ora anche a coloro che, a mio avviso pericolosamente, stanno avanzando possibili timide ma preoccupanti aperture. Ma il dibattito rimane superficiale, a livello di scontro, con pochi approfondimenti”. Il sindaco di Altare Roberto Briano interviene sull’ipotesi di realizzare un termovalorizzatore in Valbormida.

E prosegue: “Ne voglio tentare uno e dimostrare, portando argomentazioni solide, che l’incenerimento dei rifiuti non è una soluzione. Mi sono documentato, studio da anni l’argomento, mi confronto con il problema dei rifiuti quotidianamente dal punto di vista privilegiato dell’Amministratore pubblico che deve prendere decisioni in modo responsabile e preparato. Trovo quindi opportuno portare il dibattito verso la risposta ad una semplice domanda: “L’inceneritore serve oppure no?”. Proviamo a fare un ragionamento che parta da questa domanda. La normativa europea in tema di trattamento e smaltimento dei rifiuti mette al primo posto, come importanza, la prevenzione, al secondo riciclo e riuso, al terzo l’incenerimento, all’ultimo la discarica. Scegliere l’incenerimento significa abdicare e bypassare a piè pari soluzioni sostenibili al problema tralasciando completamente i primi due punti per passare direttamente al terzo”.

“Perché ciò? – prosegue Briano – Perché i primi due punti si perseguono con una visione precisa di lungo termine e azioni che spesso si scontano a livello di consenso. Inoltre, ben prima degli Amministratori, tutti noi cittadini non siamo sempre ben disposti a sacrifici e ad un impegno che, sostenuti da una consistente massa critica di persone, porterebbero a risultati virtuosi. Arriviamo quindi ad analizzare le caratteristiche del metodo di incenerimento dei rifiuti e gli aspetti positivi del ricorso e potenziamento della raccolta differenziata. L’incenerimento dei rifiuti non fa parte della cosiddetta economia circolare e bruciare rifiuti significa rinunciare a una quantità considerevole di materie prime in una fase storica in cui l’Europa ne acquista circa il 60% in altri continenti. Incenerire rifiuti produce ceneri e polveri sottili per un totale di circa il 25% e, nel nostro caso, sarebbero circa 80 mila tonnellate all’anno. Per l’incenerimento occorrono migliaia di metri cubi di gas metano, acqua potabile e additivi. La produzione di energia elettrica e termica avviene a costi elevati. Inoltre, anche i tempi di costruzione degli impianti (4/5 anni) prevedono costi e utilizzo di risorse economiche che, utilizzate per potenziare i sistemi di raccolta differenziata spinta, renderli omogenei e diffusi sul territorio, incentivare la filiera e l’economia circolare potrebbero portare a ricadute positive anche in ambito economico”.

E prosegue: “Ma serve un cambio di visione radicale. Responsabili di questo cambio siamo noi Amministratori. Mi permetto ancora alcune considerazioni: il rifiuto entra in impianto come rifiuto urbano ed esce come rifiuto speciale. Questo passaggio implica altri costi e altre modalità e responsabilità di trattamento. Per quanto riguarda l’inquinamento, si hanno problemi enormi sia a livello del terreno che a quello dell’atmosfera. Inoltre, la legge non prevede il controllo di alcune nanoparticelle. Quali saranno gli impatti sulla salute a breve, medio e lungo termine? Gli Stati Europei che per primi hanno fatto ampio ricorso all’incenerimento, anche con impianti all’avanguardia, e che spesso vengono portati ad esempio da parte di coloro che sono favorevoli a questa forma di smaltimento, stanno tornando sui loro passi.
In Danimarca, ad esempio, il Governo ha chiesto la riduzione del 30% degli inceneritori presenti sul territorio nazionale. La raccolta differenziata si focalizza proprio sul primo e più importante punto evidenziato e promosso dalla normativa europea. Quello della prevenzione. Quali sono i primi interventi da promuovere e perseguire?
– una spinta riduzione “a monte” degli imballaggi in plastica e cartone e un recupero assiduo e preciso di quelli comunque utilizzati.
– una promozione e realizzazione capillare e monitorata di iniziative semplici, poco costose e concretizzabili in modo relativamente agevole, come installazione in larga scala di dispenser di prodotti “alla spina” oppure applicazione e restituzione di “cauzioni” su alcuni contenitori (come le bottiglie di plastica), anche in accordo con aziende e grande e piccola distribuzione, partner imprescindibili di una seria ed efficace politica ambientale”.

“La raccolta porta a porta spinta, poi, per quanto spesso “mal digerita” dai cittadini, può fare una differenza determinante. Prendiamo il caso di Altare. Nel 2013, con raccolta a cassonetto stradale, il secco residuo annuo era di 1000 tonnellate. Dal 2015, con raccolta porta a porta con mastello, il secco residuo si è ridotto a 150 tonnellate all’anno – specifica il sindaco – E i margini di miglioramento sono ampi. L’inserimento della tariffazione puntuale potrebbe portare ad un’ulteriore riduzione a regime a meno di 100 tonnellate all’anno (dati dimostrabili nei due anni di sperimentazione nel nostro paese). Sfruttare a livello generalizzato e accurato questo sistema significherebbe ridurre potenzialmente le attuali 325.000 tonnellate all’anno, a livello regionale, a 160.000 tonnellate. Con l’aggiunta della tariffazione puntuale a circa 140.000 tonnellate. In alternativa alla costruzione di impianti di incenerimento, con un radicale salto di prospettiva, più utile pensare e incentivare impianti per il recupero e la valorizzazione di plastiche, legno e metalli. Attualmente sulle plastiche si ricevono contributi molto bassi, ma arrivare alla valorizzazione di plastiche di prima categoria porterebbe ad ottenere anche 400 euro a tonnellata. Inoltre, spazi di miglioramento enormi ha l’ottimizzazione dei prodotti RAEE, ovvero i rifiuti elettronici. Determinanti risultati potrebbero poi essere ottenuti con il ricorso ad impianti TMB (trattamento meccanico biologico) di ultima generazione, attraverso procedure che permettono un recupero ulteriore di materiale riciclabile dal rifiuto indifferenziato (realisticamente, un ulteriore 10%, ma si tratta di una valutazione cauta). A seguito di questi processi, inoltre, il materiale conferito in discarica sarebbe stabilizzato in modo più sicuro”.

“Invito a gran voce colleghi Amministratori e ogni singolo cittadino, non solo valbormidese o savonese, ma ligure, a riflettere su questi dati. Possiamo arrivare a 140.000 tonnellate all’anno di rifiuto indifferenziato (con ampi margini di miglioramento e ulteriore sensibile abbattimento), più che dimezzando l’attuale produzione, in modi realizzabili e tempi relativamente brevi con strategie sostenibili e ricadute ambientali, economiche e sanitarie positive. Oppure, possiamo decidere di issare bandiera bianca e, per ragioni spesso tutt’altro che edificanti, scegliere di convivere con almeno 80.000 tonnellate di rifiuti speciali da “regalare” a territori che più che giustamente non vogliono essere martiri di decisori che accettano supinamente una resa incondizionata, ammettendo implicitamente l’incapacità a gestire il problema in modo alternativo, politicamente maturo, responsabile e sostenibile. Abbiamo grande responsabilità nei confronti dei cittadini di oggi e di domani. Sceglierò sempre di essere tra coloro che sostengono che un’alternativa all’incenerimento c’è e a farlo partendo da precise ragioni e approfondimenti tecnici”, conclude.

Autore
Il Vostro Giornale

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