Tesla, si fermano i robotaxi a causa dei dazi
- Postato il 27 aprile 2025
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- Di Virgilio.it
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Quando si alzano muri, prima o poi qualcuno ci va a sbattere. E questa volta a farne le spese è anche chi quei muri li aveva applauditi. Sì, stiamo parlando di Tesla e del suo “papà” visionario, Elon Musk. L’azienda californiana, che avrebbe dovuto beneficiare dei dazi voluti da Donald Trump per proteggere l’industria americana, si ritrova ora con un bel grattacapo tra le mani. Il sogno del Cybercab, il robotaxi elettrico a guida autonoma, rischia di finire in un cassetto. E, manco a dirlo, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina gioca un ruolo chiave.
Dazi alle stelle, piani in stallo
Facciamo un passo indietro. Trump, tornato sulla scena come presidente, ha deciso di alzare ancora la voce contro la Cina con dazi su prodotti cinesi alle stelle, fino a un 145%. Non si tratta solo di automobili importate — quelle Tesla le costruisce direttamente in America — ma di componenti tecnologici, molti dei quali arrivano proprio da Pechino. Il problema? Il Cybercab doveva proprio fare affidamento su diverse forniture del Paese asiatico. E adesso i conti appaiono sballati.
Inizialmente, Tesla si era detta pronta a reggere un rincaro “moderato” (si fa per dire) del 34%. Ma il nuovo scenario ha cambiato tutto. Un conto è spendere un po’ di più, un altro è vedere quasi raddoppiate le spese di certi componenti chiave. Il colpo è stato talmente forte che, secondo Reuters, l’intero progetto è stato sospeso. Basta spedizioni in arrivo, almeno per ora, e stop ai piani di produzione dei primi prototipi previsti per ottobre.
Quando il futuro sembra a un passo
E dire che il Cybercab sembrava la next big thing. Presentato al mondo lo scorso ottobre, era stato annunciato come l’auto elettrica del futuro: due posti, niente volante, niente pedali. Solo sensori, intelligenza artificiale e guida completamente autonoma. L’obiettivo era chiaro fin dal primo giorno: rendere gli spostamenti quotidiani più economici e pratici, affinché anche chi non ha bisogno (o voglia) di possedere un’auto potesse muoversi in città agevolmente, incluse persone comuni.
Musk aveva parlato di un prezzo accessibile, attorno ai 30.000 dollari, e di un costo a chilometro irrisorio: circa 12 centesimi. Un’ipotesi che, se realizzata, avrebbe scombinato i piani dell’industria del trasporto. Ma senza i componenti cinesi, il progetto smette di essere sostenibile. Almeno non alle condizioni iniziali.
Si tratta di uno stop momentaneo o di un addio definitivo? Per ora, Tesla ha evitato di rilasciare dichiarazioni ufficiali, pertanto ogni ipotesi rimane possibile. L’ipotesi più probabile è che si stia lavorando a piani B: cercare fornitori alternativi, magari in Europa o in America Latina. Ma riorganizzare un’intera filiera globale richiede sforzi non indifferenti. Tempo, soldi e una strategia industriale robusta sono requisiti imprescindibili. E il rischio è che, quando il Cybercab sarà pronto, qualcun altro ci sia arrivato prima.
In tutto questo, la Cina osserva e prepara la controffensiva. Se da una parte i dazi di Trump complicano le esportazioni, dall’altra le case cinesi accelerano sull’autonomia industriale, puntando a rendersi sempre più indipendenti. Un effetto boomerang in piena regola.