Tesori del territorio: Dop, Doc, Igp e il ruolo strategico degli Enti Locali
- Postato il 1 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Tesori del territorio: Dop, Doc, Igp e il ruolo strategico degli Enti Locali
Le eccellenze Dop, Doc e Igp sono patrimonio unico e volano economico (oltre 20 miliardi), che Comuni ed Enti locali devono valorizzare per lo sviluppo sostenibile.
L’Italia è la patria delle eccellenze agroalimentari. Ogni regione, provincia, comune custodisce un patrimonio enogastronomico unico al mondo, fatto di sapori autentici, tradizioni secolari e saperi tramandati di generazione in generazione. In questo mosaico di qualità, le denominazioni DOP, DOC, IGP e altri marchi di tutela rappresentano non solo una garanzia per il consumatore, ma anche un volano per lo sviluppo economico, sociale e culturale dei territori.
Denominazioni di qualità: cosa significano davvero
DOP (Denominazione di Origine Protetta), DOC (Denominazione di Origine Controllata), IGP (Indicazione Geografica Protetta): sono sigle che ormai fanno parte del nostro vocabolario quotidiano, ma che racchiudono un sistema normativo preciso, volto a certificare l’origine e la qualità di prodotti legati indissolubilmente a uno specifico territorio. Questi riconoscimenti europei e nazionali garantiscono che ogni fase della produzione — dalla materia prima alla trasformazione finale — avvenga in una determinata area geografica, secondo regole rigorose e spesso secondo metodi tradizionali. Si tratta, in sostanza, di una carta d’identità della qualità, che tutela sia il consumatore che il produttore.
Un patrimonio culturale ed economico
Dietro ogni prodotto a denominazione c’è molto più di una buona tavola: ci sono paesaggi, comunità, mestieri, biodiversità, economia locale. Prodotti come il Parmigiano Reggiano, il Lardo di Colonnata, la Cipolla Rossa di Tropea, l’Amarone della Valpolicella o il Caciocavallo Silano non sono solo icone gastronomiche, ma ambasciatori della storia e dell’identità di interi territori. Secondo i dati ISMEA, il comparto DOP-IGP italiano genera oltre 20 miliardi di euro l’anno, con un impatto significativo sull’occupazione e sulle esportazioni. Le filiere certificate garantiscono spesso redditività più alte, migliori condizioni di lavoro, rispetto dell’ambiente e sostenibilità.
Il ruolo decisivo degli enti locali
Ma dietro il successo delle eccellenze territoriali non ci sono solo i produttori. Fondamentale è il ruolo degli enti locali — Comuni, Province, Regioni — che hanno il compito di promuovere, valorizzare e tutelare il patrimonio agroalimentare. Gli enti locali agiscono su più livelli. Innanzitutto, attraverso il supporto alla creazione di consorzi di tutela e reti di imprese, capaci di gestire la produzione secondo i disciplinari e garantire la qualità. Ma anche attraverso campagne di promozione turistica, fiere, eventi culturali e percorsi enogastronomici che attirano visitatori e investimenti. Molti comuni, soprattutto nelle aree interne e rurali, stanno riscoprendo il valore strategico della propria identità alimentare, puntando sulla valorizzazione dei prodotti locali per contrastare lo spopolamento e rilanciare l’economia. È così che un formaggio, un vino o un salume diventano strumenti di rigenerazione sociale.
I vantaggi per i cittadini e i territori
L’investimento nei prodotti tipici ha vantaggi concreti. Per il cittadino-consumatore significa avere accesso a cibo sano, tracciabile, di alta qualità. Per il territorio, significa sviluppo economico sostenibile, occupazione, coesione sociale. Inoltre, le denominazioni di origine si inseriscono perfettamente nei nuovi trend globali: turismo esperienziale, sostenibilità ambientale, tutela della biodiversità. Sempre più viaggiatori scelgono le destinazioni in base alla qualità dell’offerta gastronomica. Sempre più cittadini sono attenti alla provenienza del cibo.
È qui che si gioca il futuro dei territori minori: nell’autenticità, nella qualità, nella narrazione delle proprie radici. I prodotti DOP, DOC e IGP non sono solo una garanzia per la tavola. Sono un patrimonio da difendere e promuovere con intelligenza. E gli Enti locali, in questo scenario, hanno il dovere e l’opportunità di farsi registi di un nuovo modello di sviluppo territoriale, fondato su cultura, qualità, identità. Il cibo come strumento di riscatto. Il territorio come leva di futuro.
* Agostino Longo, referente del Metapontino per “Itinerari ed Agroalimentare d’Italia”
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