Ti tocca lavorare ancora, addio pensione: si alza sempre più l’età minima per richiedere il pensionamento
- Postato il 9 giugno 2025
- Economia
- Di Blitz
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L’età per il pensionamento è uno degli argomenti più discussi dal Governo italiano, ma stando ai dati rimane un problema per molti.
La pensione sta diventando ormai un vero e proprio miraggio per i lavoratori, che di anno in anno si trovano sempre in crescente difficoltà. Specialmente per quello che riguarda il rapporto tra età pensionabile e contributi, un rapporto sempre più difficile da inquadrare.
Il passaggio da lavoro a pensione viene così è sempre più posticipato, in bilico tra riforme legislative, esigenze economiche e mutamenti sociali. L’età per andare in pensione continua ad alzarsi, diventando una meta da pianificare con attenzione, per non rischiare di perdere i sudati contributi.
Sempre più alta l’età per la pensione
Secondo l’ISTAT, oggi l’età media per il pensionamento si attesta a 61,4 anni, dato che pare allinearsi comunque alla media europea. Stando alla media, gli uomini escono dal mondo del lavoro a 60,9 anni, mentre le donne restano attive più a lungo, fino ai 61,9.

A influenzare questa tendenza è stata soprattutto una serie di riforme iniziate nel 2009 con l’obiettivo di garantire la sostenibilità del sistema. Il risultato è stato però un crollo dei pensionamenti anticipati, che se prima erano la norma, oggi riguardano solo una minima parte dei lavoratori.
Fino al 2009, infatti, il 90% dei lavoratori andava in pensione ben prima dei 60 anni, ma oggi questa quota si è ridotta drasticamente. Consideriamo che adesso appena il 10% riesce a ritirarsi così presto, un cambiamento netto che ha modificato la percezione stessa del fine carriera.
Le nuove regole impongono requisiti contributivi sempre più rigidi, servono anni di lavoro continuativi e ben documentati, attributi che nel moderno mondo del lavoro sembrano impossibili. Chi ha vissuto carriere frammentate o periodi di impiego irregolare rischia di dover aspettare più a lungo prima di potersi fermare.
Incide soprattutto il luogo in cui si vive, al Sud, per esempio, l’età media di pensionamento è più alta, ovvero 62,3 anni. Un dato che riflette difficoltà occupazionali, precarietà e ingresso tardivo nel mercato del lavoro, fenomeni ancora parecchio diffusi in molte zone del Mezzogiorno.
Per i cittadini stranieri che lavorano regolarmente in Italia, il traguardo si allontana ulteriormente, con dati che mostrano come smettano di lavorare a 63,5 anni. Un effetto delle carriere spezzate da spostamenti tra Paesi e da ritardi nelle regolarizzazioni previdenziali, che rendono più difficile tutto l’iter necessario al lavoro regolare.
Ma anche il titolo di studio incide, troviamo infatti molti laureati che vanno in pensione ancora più tardi, cioè intorno ai 63,1 anni. La spiegazione qui è molto semplice, studi più lunghi significano ingresso più tardi nel mondo del lavoro e quindi contributi versati più tardi.
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