Tim cede Telecontact: 1.591 dipendenti del call center esternalizzati, lavoreranno in appalto. Il timore di esuberi

  • Postato il 1 novembre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 3 Visualizzazioni

Oltre 1.500 dipendenti espulsi dal perimetro aziendale e fatti confluire in una società di nuova costituzione, dove chi li caccia avrà solo una quota di minoranza. Un’operazione che, secondo i sindacati, non ha alcun senso industriale. Aprendo, al contempo, lo spettro a possibili tagli quando finiranno i periodi di garanzia previsti dalla legge. Tim si disfa di Telecontact, società che controlla al 100% e si occupa dei servizi di call center. I 1.591 lavoratori finiranno in una newco, la Dna, che sarà controllata da Gruppo Distribuzione, azienda da oltre 3mila occupati con sedi di lavoro in Italia e nell’Est Europa. Eppure la Dna continuerà a svolgere il customer care per il colosso della telefonia. Almeno per il momento. Il timore è che la nuova società diventi il veicolo attraverso il quale, nel medio periodo, gestire gli esuberi.

Al momento si tratta, senza dubbio, di un’esternalizzazione fatta e finita con i futuri ex dipendenti che lavoreranno in appalto per Telecom Italia mobile avendo in linea teorica la possibilità di aprirsi a nuove committenze. La cessione di ramo d’azienda è stata notificata alle organizzazioni sindacali lo scorso venerdì e Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno subito aperto le procedure di raffreddamento in vista di un possibile sciopero. “Bisogna, a tutti i costi, scongiurare l’espulsione dal perimetro occupazionale dell’azienda e il conseguente transito delle lavoratrici e dei lavoratori in una società a responsabilità limitata, con 10mila euro di capitale sociale, operante in outsourcing, priva di qualsiasi prospettiva e garanzia per i lavoratori”, hanno tuonato i sindacati. “L’operazione – è stata la risposta di Tim – è coerente con quanto deciso nel Cda della capogruppo”.

Telecontact era nata 25 anni fa e ha sedi in 8 città con una prevalenza di occupati a Catanzaro (432), Roma (360), Caltanissetta (336) e Napoli (303). Gli altri operatori rispondono da Ivrea (89), Aosta (40), L’Aquila (30) e un ultimo dipendente è a Milano. Oltre mille occupati sono al Sud, in aree con alti indici di disoccupazione e questo è uno degli elementi che agita maggiormente il segretario generale della Slc Cgil, Riccardo Saccone: “Telecontact è nata con un occhio di riguardo per lo sviluppo del Meridione e oggi un’ulteriore preoccupazione è rivolta proprio ai rischi che corrono i dipendenti di quelle aree”.

Il leader sindacale ritiene che l’esternalizzazione “non abbia un senso industriale” e non si accontenta delle generiche promesse ricevute né delle garanzie di breve periodo sul perimetro occupazionale, previste dalla legge: “I call center vanno riprofessionalizzati, soprattutto alla luce dell’irruzione dell’intelligenza artificiale che li ha impoveriti di valore. Non abbiamo bisogno di giganti con i piedi d’argilla ma tutte le parti sociali, compreso il governo, devono iniziare a pensare il futuro del settore. Questo passaggio deciso da Tim va invece in direzione opposta”.

Ai sindacati è stata prospettata l’ipotesi che i dipendenti di Telecontact si specializzino nella dematerializzazione dei documenti della pubblica amministrazione: “Servirebbero strumenti per la formazione e per questo chiediamo di parlarne anche il governo. È necessario il loro intervento. Questa è solo una cessione di ramo d’azienda, per giunta il più esposto, che finirà nelle consuete dinamiche degli appalti nel settore dei call center. L’acquisizione di nuove competenze si poteva fare nel perimetro di Tim”. Il settore delle telecomunicazioni si è caratterizzato nel tempo per le cessioni all’esterno dei rami operanti nelle attività di customer care, ricordano i sindacati: “Fastweb, Vodafone, Wind hanno ceduto, in più riprese, i rispettivi servizi, per poi ritrovarsi nelle aule di tribunale ad affrontare pesanti sconfitte, con sentenze che hanno sonoramente punito le scellerate scelte aziendali”.

Il primo contatto i rappresentanti dei lavoratori e Tim dovrebbe avvenire la prossima settimana. I sindacati avvisano: “Il progetto prevede il supporto con fondi pubblici e deve quindi avere la nostra condivisione, espressa con un accordo tra le parti”. Intanto, si muove anche la politica con le proteste di Antonio Iaria (M5s) e Francesco Emilio Borelli (Avs). Mentre Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, ha presentato un’interrogazione ai ministri delle Imprese e del Made in Italy, del Lavoro e delle Infrastrutture chiedendo chiarimenti “per evitare l’ennesimo caso di delocalizzazione mascherata e assicurare un controllo effettivo sull’uso dei fondi pubblici concessi al gruppo”.

L'articolo Tim cede Telecontact: 1.591 dipendenti del call center esternalizzati, lavoreranno in appalto. Il timore di esuberi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti