Tra Cina e Russia, Occidente e Sud Global, l’India sceglie l’autonomia. Parla Pulipka
- Postato il 26 luglio 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Considerando i diversi rapporti che in particolare Cina e Russia hanno con i Paesi del Sud Globale — non solo economici e politici, ma anche militari — come considera il ruolo dell’India come voce della regione? A rispondere a questa domanda è Sanjay Pulipaka, presidente della Politeia Research Foundation, una fondazione di ricerca senza scopo di lucro focalizzata su tematiche internazionali e relazioni pubbliche, basata a Hyderabad. “È vero che Russia, Cina e altri Paesi sviluppati mantengono forti relazioni economiche e politiche con i Paesi del Sud Globale. L’impegno dell’India a favore degli interessi del Sud Globale si differenzia significativamente da quello della Cina ed è radicato nella propria esperienza di sviluppo. Paesi come la Cina troveranno difficile replicare l’approccio indiano”.
Mentre Russia e Cina militarizzano il Sud Globale, l’India esporta soft power. L’India continuerà a essere la voce del Sud Globale in caso di un predominio cinese?
In quanto democrazia, l’India spesso condivide la propria esperienza elettorale senza un attivismo esasperato. Ad esempio, la Commissione Elettorale indiana ha finora condotto sessioni di formazione per funzionari elettorali provenienti da oltre 141 Paesi. La Reserve Bank of India e altre istituzioni finanziarie hanno spesso offerto formazione a professionisti bancari dei Paesi in via di sviluppo. Allo stesso modo, le organizzazioni della società civile indiana hanno condiviso le proprie esperienze con controparti di altri Paesi, inclusi quelli colpiti da gravi conflitti.
Oltre ai Paesi confinanti, l’India ha fornito significativi aiuti allo sviluppo a molte nazioni in via di sviluppo. I progetti economici, di assistenza e infrastrutturali dell’India non hanno condotto altri Paesi in trappole del debito. Al contrario, l’India ha spesso preso l’iniziativa di aiutare i Paesi vicini a superare turbolenze economiche. Ad esempio, quando lo Sri Lanka ha vissuto una grave crisi economica — causata da politiche poco lungimiranti e dal rapporto con la Cina — è stata l’India a intervenire offrendo ben 4 miliardi di dollari in aiuti di emergenza.
Su vari forum globali, l’India ha fortemente difeso gli interessi dei Paesi in via di sviluppo. Alla COP29, ha espresso con chiarezza il proprio disappunto per i ritardi nel rispetto degli impegni finanziari sul clima. Durante la pandemia, ha criticato la riluttanza di molti Paesi sviluppati a condividere i vaccini. Nonostante le sfide, l’India è stata in prima linea nella condivisione dei propri vaccini e dispositivi medici. Inoltre, ha costantemente chiesto una riforma delle istituzioni globali per garantire ai Paesi in via di sviluppo un posto ai vertici decisionali. È stato durante la presidenza indiana del G20 che l’Unione Africana è stata accolta come membro del gruppo.
Questi esempi mostrano che l’impegno dell’India mira a costruire istituzioni per il buon funzionamento dei processi politici e dei mercati del Sud Globale. Inoltre, promuove un ordine internazionale equo e la libertà individuale. Considerato che anche l’Europa condivide valori simili, forse è giunto il momento non solo di rafforzare la cooperazione bilaterale politica ed economica, ma anche di esplorare collaborazioni in Paesi terzi insieme all’India.
La Russia è diventata fortemente dipendente dalla Cina, che, nonostante gli sforzi di cooperazione, si dichiara alleata del Pakistan e ostile verso l’India. La dipendenza indiana dalla Cina per le terre rare e altre importazioni rende il rapporto ancora più complicato, così come il crescente rapporto Cina-Bangladesh, che sfida l’India nel Golfo del Bengala. Il ruolo dell’India nei Brics e Rics ha ancora valore in questo contesto? Il vertice dei leader Brics si è svolto senza Xi né Putin: ha ancora senso come alternativa al G7?
Negli ultimi anni, le relazioni India-Cina hanno vissuto notevoli tensioni. Durante gli scontri nella Galwan Valley nel 2020 ci sono stati morti da entrambe le parti. Dopo Galwan, l’India ha adottato misure per contenere gli investimenti cinesi, tra cui il bando di circa 300 app, riducendo fortemente la presenza cinese nel digitale. Di recente, la Cina ha limitato l’export di magneti a terre rare e fertilizzanti, cruciali rispettivamente per l’industria automobilistica e l’agricoltura indiana. Inoltre, preoccupa la creazione di schemi regionali alternativi da parte della Cina (come il trilaterale Pakistan-Cina-Bangladesh o la Rete Trans-Himalayana) per ridurre l’influenza indiana nel Sud Asia.
In questo contesto, alcuni si chiedono se l’India debba uscire da forum dove cresce l’influenza cinese. Tuttavia, è improbabile che ciò avvenga, per tre motivi. Presenza cinese globale: la Cina è membro di numerosi organismi, dalle Nazioni Unite al G20, ed è imprudente che l’India si ritiri solo per questo. Forum strategici: in organizzazioni come la Shanghai Cooperation Organisation (Sco), dove Cina e Russia sono membri e l’Occidente è assente, l’India gioca un ruolo strategico. Senza la sua presenza, Cina e Pakistan avrebbero campo libero. L’India ha infatti bloccato un tentativo recente di dichiarazione congiunta contraria ai suoi interessi. Multipolarismo: la politica internazionale è sempre più multipolare, e l’India deve partecipare a più forum multilaterali. La crescita cinese è stata alimentata anche dall’interazione economica con l’Occidente. Quando Bill Clinton accolse la Cina nel Wto, sperava che avrebbe importato “la libertà economica” assieme ai prodotti americani. Non è andata così. Malgrado si parli di decoupling, molte aziende occidentali restano operative in Cina. Criticare l’India per far parte dei Brics è, dunque, poco equo.
La presenza indiana influisce anche sulle dinamiche interne dei Brics. Mentre la Cina spingeva per una rapida espansione, l’India e il Brasile hanno preferito un approccio graduale. Sebbene si discuta molto della “de-dollarizzazione” promossa dai Brics, l’emergere di una valuta ostile al dollaro non è nell’interesse indiano. Inoltre, India, Brasile e Sudafrica — tutte democrazie — hanno una cooperazione trilaterale separata. Tutto ciò dimostra che l’India non è un membro passivo e agisce per evitare una polarizzazione globale.
L’Ue ha appena annunciato sanzioni contro Nyara Energy, una società indiana controllata da Rosneft. L’India riuscirà a mantenere l’autonomia strategica se gli Usa dovessero imporre sanzioni a chi importa petrolio russo? Questo significherebbe che l’India sceglierebbe il blocco Brics/Rics invece dell’Occidente?
Non è la prima volta che entità indiane sono soggette a sanzioni occidentali. Fino al 2001, gran parte degli enti scientifici e tecnologici indiani erano sotto sanzione per il programma nucleare. Dopo i test del 1998, alcuni Paesi europei sospesero l’assistenza economica. Nonostante critiche e misure punitive, l’India non si è mai definita anti-occidentale. Al contrario, negli ultimi vent’anni ha lavorato per rafforzare i rapporti con l’Occidente — e continua a farlo.
Le critiche agli acquisti di petrolio russo ignorano fatti importanti. L’India ha rispettato il price cap di 60 dollari al barile, introdotto dopo il conflitto in Ucraina. È un’economia emergente con 1,4 miliardi di abitanti e un reddito pro capite di 2.696 dollari nel 2024 (contro i 43.145 dell’Ue). Il governo deve garantire forniture energetiche accessibili.
Negli anni scorsi, l’India ha ridotto drasticamente le importazioni di energia da Venezuela e Iran per via delle sanzioni Usa. Ora le si chiede di rinunciare anche al petrolio russo, senza che l’Occidente abbia adottato misure per abbassare i prezzi globali o spinto i propri alleati ad aumentare la produzione. Sono i Paesi in via di sviluppo, come l’India, a sopportare il peso economico della guerra in Ucraina. Curiosamente, i Paesi europei restano silenziosi sui propri acquisti di gas russo, che nel 2024 rappresentavano circa il 19% delle importazioni totali dell’Ue.
Nonostante le critiche e minacce, l’India sta rafforzando le relazioni con i Paesi del G7, collabora nel Quad, ha partnership strategiche con l’Europa e negozia un Fta con l’Ue. È paradossale che, mentre Trump suggerisce di includere Russia e Cina nel G7, all’India si chieda di scegliere tra Brics e Occidente.