Tragedia a Crescentino, padre e figlia scomparsi in volo: ecco cosa è successo veramente

  • Postato il 2 settembre 2025
  • Di Panorama
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Premessa: sono padre, pilota e ho portato in volo mia figlia. Come si porta la famiglia in auto oppure in barca. È una cosa normale. Ciò detto, un incidente aereo come quello accaduto sabato 30 agosto tra Crescentino e Livorno Ferraris, nel vercellese, con un padre di famiglia, pilota esperto e controllore di volo, e una figlia diciottenne che si sta appassionando all’aviazione, è qualcosa che addolora profondamente chiunque a cominciare da chi appartiene dalla comunità aeronautica italiana. Che si stringe alla moglie Elisa e al figlio Matteo. Ve lo scrivo subito: qualsiasi padre che porti in volo un figlio lo fa con un livello di attenzione e scrupolosità elevatissimo. Se non si sente sufficientemente allenato non decolla, se ha un dubbio si ferma, se le condizioni meteo sono marginali preferisce il centro commerciale.

Al momento non sono emersi elementi chiave per formulare ipotesi, il decollo da Casale Monferrato era stato normale, i primi 20 km di volo verso nordovest anche. Poi qualcosa è accaduto molto rapidamente. Qualcuno l’ha visto cadere ma non è noto in quali condizioni né in quale assetto. Il relitto è totalmente bruciato e sarà complicato anche per i periti tecnici desumere informazioni utili a chiarire la causa di questo incidente e di queste due morti. Certo, la dinamica è compatibile con un malore dell’uomo e con un’avaria improvvisa, ma per ora non abbiamo altro.

Massimiliano Monticone, 49 anni era uno di quei controllori di volo che essendo anche pilota sapeva metterti a tuo agio quando ci parlavi mentre lavorava al coordinamento Radar di Milano Linate. Simona Monticone, invece, a giorni avrebbe cominciato l’ultimo anno delle superiori e ripreso a giocare a pallavolo. Era appassionata e a 17 anni si può già aver fatto l’esame per l’Attestato di Volo da Diporto Sportivo o quello per la Licenza di Pilota Privato. Così sui gruppi social dei piloti c’è grande silenzio e dolore, i messaggi non vanno oltre un “Rip”. Si tace per rispetto e perché proprio non abbiamo alcuna idea certa su che cosa sia accaduto.

Non serve sparare a zero sulla sicurezza, in questo caso della Categoria dei velivoli Ultraleggeri, avanzando che “ne cadano troppi” senza sapere che in Italia ne volano oltre 10.000 e che in totale effettuano un numero ore di volo di circa 500.000. Con tali volumi di attività, le statistiche rivelano che ogni anno avvengono meno di venti eventi fatali, una cifra dimezzata rispetto a quanto avvenisse con un numero inferiore di mezzi volanti negli anni 1990-2000. Ancora troppi anche fossero due, ma rispetto ad altre attività come l’arrampicata o il ciclismo su strada, il motociclismo e altre attività, sono una percentuale ridottissima. Se pensiamo che ogni anno la ricerca dei funghi causa mediamente 70 decessi, dobbiamo pensare di ridurre gli episodi ma al tempo stesso accettare che un numero ci sarà sempre. Anche se scomparire all’età della povera Simona è inaccettabile. Significa che l’attività di volo è in generale fatta in gran parte di provvedimenti utili alla sicurezza. Visite mediche, verifiche periodiche delle capacità, un esame per poter trasportare il proprio passeggero e soltanto uno, perché sugli ultraleggeri ci sono al massimo due posti in tutto. Lo ha scritto proprio Massimiliano sui social, quando dichiarava di allenarsi periodicamente a gestire alle emergenze, come ogni buon pilota deve fare. Se si fosse trattato di un’avaria al motore, in una zona di pianura e risaie ci sarebbe stata una planata, una strisciata sul terreno, il segno di un tentativo di eseguire un atterraggio forzato.

Se si fosse trattato di una avaria in qualche modo gestibile, una delle prime cose che un pilota fa è quella di premere il tasto di trasmissione e lanciare il Mayday. Invece nulla, un buco per terra e un incendio. Segno che a bordo non mancava il carburante. E non è neppure una questione di professionisti e dilettanti: la statistica dice che gli incidenti capitano ai primi come ai secondi, anche se bravissimi. Volare per diporto non è uno sport estremo, mentre scrivo a Ferrara si sta svolgendo il Campionato del mondo di Rally Aereo, con 41 equipaggi che affrontano voli simili a quello che stavano facendo padre e figlia. Ma volare non è come condurre un’auto e neppure una barca, se il motore si spegne non si può parcheggiare a lato della strada e neppure si può continuare a galleggiare in balia di onde e vento. Bisogna invece gestire l’evento e Massimiliano lo sapeva perfettamente dimostrando di saper pensare in anticipo sugli eventi – noi diciamo davanti all’elica – lasciando l’ego ben dietro la coda dell’aereo.

Possiamo, dobbiamo, soltanto indagare e cercare di capire che cosa sia accaduto affinché non accada più. È la severa legge dell’aviazione, settore nel quale ogni regola è nata dopo una tragedia, dove ogni provvedimento deciso con la “pancia” ha creato soltanto danni.  Massimiliano e Simona ricordiamoli come in questa foto: felici, insieme, nel cielo.

Autore
Panorama

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