Trapianti: in un doc la storia di Nicholas Green, ma in Italia cala il consenso alla donazione

  • Postato il 26 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Pensavo a quanto erano diverse le cose, trent’anni fa: eravamo io, te, Eleanor e Nicholas e le nostre valigie giganti”: la coppia inquadrata nel primissimo frame del documentario “Effetto Nicholas”, prodotto da Endemol Shine Italy per Rai Documentari e in onda il 27 giugno in prima serata su Rai2 (poi visibile su RaiPlay) è formata dai genitori americani di Nicholas Green, morto a 7 anni il 29 settembre del 1994 in una sparatoria sulla Salerno-Reggio Calabria, mentre era in viaggio con la famiglia. “Siamo tornati in Italia per un’occasione importante – dice il padre Reginald, ormai anziano, accanto alla moglie Margaret –: sono trent’anni dal giorno in cui gli hanno sparato. È stato solo l’inizio di una storia di enorme importanza”.

Il documentario attuale trent’anni dopo

La storia di Nicholas e di ciò che ha vissuto la sua famiglia è stata presentata a inizio maggio nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto alla Camera dei Deputati con l’introduzione della vicepresidente della Camera, Anna Ascani, di fronte a decine di studenti. Venerdì 27 giugno sarà finalmente trasmesso in prima serata su Rai2: il documentario ripercorre, l’intera vicenda con la testimonianza della famiglia Green, con documenti e immagini d’archivio, con il racconto di quella vacanza in Italia vissuta con passione ed entusiasmo in direzione Palermo e la viva voce di protagonisti, esperti e inquirenti. C’è il terrore in autostrada, lo strazio del non essersi accorti di quanto accaduto subito, le ore successive, le decisioni da prendere, le indagini. Fino alla rinascita, a quell’ “Effetto Nicholas” che ha reso il bambino “alfiere” della donazione degli organi in Italia, fino a quel momento poco diffusa. “Quando si parla di donazione degli organi, spesso si fa in contesti per addetti ai lavori – spiega Lorenzo Avola, autore del documentario insieme a Carmen Vogani e con la regia di Edoardo Anselmi e il montaggio di Simone Mele –. Volevamo invece arrivare a tutti, per questo abbiamo scelto di partire da una storia iconica e popolare per parlare di trapianti, la medicina più potente che sia mai esistita”.

Il caso dell’omicidio di Nicholas Green

In molti ricorderanno la circostanza: la famiglia Green era in vacanza in Italia. Dopo alcuni giorni trascorsi a Roma si stava spostando in auto verso Palermo e la Sicilia. Era notte, i bambini dormivano sui sedili posteriori quando di notte: vengono affiancati da un’auto che li sperona e li ostacola. Sentono delle urla, vedono i passeggeri con pistola e passamontagna. Diventano bersaglio di una raffica di proiettili. Pensano a una rapina: Reginald accelera più possibile, fino a che tutto finisce. L’auto scompare e loro credono di essere in salvo. “Ho guardato Nicholas, non si era svegliato. Grazie al cielo dormiva profondamente, pensai” dice la madre. Si fermeranno poco dopo a un blocco autostradale per un incidente. Provano a raccontare alla polizia ciò che è accaduto e a quel punto si accorgono che Nicholas è immobile. “La sua lingua sporgeva, c’era del vomito sul mento” racconta il padre. Viene caricato sull’ambulanza e trasportato in ospedale, ma le sue condizioni sono drammatiche. “Ci dissero che era ferito troppo gravemente per poterlo curare lì e che sarebbe dovuto andare a Messina. Ho capito per la prima volta che poteva morire, ho provato la disperazione più nera”.

Le indagini e il processo

Dalle prime indagini emerge che si è trattato di un colpo di arma da fuoco che ha forato la portiera dell’auto. Più avanti si scoprirà, anche con intercettazioni e testimonianze, che l’agguato di due criminali avrebbe dovuto colpire un’auto di un gioielliere ma che aveva invece colpito i turisti statunitensi per errore. Il documentario ripercorre anche le fasi del processo, a partire dalle prime assoluzioni. Furono diffuse le immagini del bambino in ospedale, i genitori – il padre era un giornalista – parlarono da subito con la stampa, resero mediatico e trasparente il caso il più possibile, cosa che aiutò a far circolare ciò che accadde dopo: la scelta di donare gli organi del piccolo Nicholas, ormai in una condizione di morte cerebrale. Irreversibile.

La donazione e le leggi

“Ho sempre amato le sue lentiggini, avrei voluto si potessero donare” dice il padre in una delle interviste. E invece, quella decisione partita dai genitori salvò sette persone in attesa di trapianto d’organo. Poco dopo il via libera, prende il via la “macchina” dei trapianti, gli organi di Nicholas di corsa portati ai riceventi in attesa: il cuore, le cellule del pancreas, i due reni, due cornee, il fegato. Il documentario raccoglie le testimonianze dei riceventi dell’epoca e quelle attuali, con tutti i sentimenti e le sensazioni che anche per loro quel dono portava dietro. Aprendo, oltretutto, uno spiraglio sulla possibilità per i riceventi di conoscere i parenti dei donatori, che in Italia è regolata da leggi per la privacy reciproca e su cui è in corso una profonda riflessione per allentarne i vincoli.

L’Effetto Nicholas

Da allora, la cultura della donazione degli organi ha iniziato a diffondersi. A partire dall’anno successivo i trapianti in Italia – che fino ad allora non potevano fare a meno dei donatori esteri – sono aumentati del 25% e la percentuale di donazioni d’organi è triplicata in soli dieci anni, fino a portarci al terzo posto in Europa, dietro a Francia e Spagna. Il numero delle donazioni iniziò ad allinearsi alla preparazione tecnica e medica già avanzata e all’avanguardia. Fino ad oggi.

La crisi dei donatori.

Anche se nel 2024 in Italia si sono registrati 4692 trapianti, 226 in più rispetto al 2023, un italiano su tre ha infatti rifiutato la donazione di organi. Il calo dei consensi alle donazioni nei primi tre mesi dell’anno lo conferma: il 40 per cento di 950mila persone che hanno rinnovato la carta d’identità si è esplicitamente opposto alla donazione. “Quella vicenda così drammatica è diventata per altre persone possibilità di vivere – ha detto Anna Ascani agli studenti presenti alla proiezione del documentario – e per questo è importante parlarne, a partire dalle scuole”. Dal 2015, infatti, il consenso è sempre stato sopra il 65 per cento. Ora, cala anche tra i più giovani: tra i 18-30enni le opposizioni sono passate dal 33,6% dello scorso anno al 37,9%.

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Il Fatto Quotidiano

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