Tre anni ai domiciliari per Giorgio Molino, il “ras delle soffitte”: evasi 7 milioni di euro

  • Postato il 15 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Quotidiano Piemontese
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TORINO — Si chiude con un patteggiamento la vicenda giudiziaria di Giorgio Molino, 83 anni, noto come il “ras delle soffitte”. L’uomo, difeso dagli avvocati Luca Gastini, Erika Gilardino e Marika Crivelli, ha accettato una pena di tre anni di reclusione, da scontare ai domiciliari vista l’età avanzata, e il pagamento di circa 7 milioni di euro di imposte evase.

Chi è Molino: l’uomo che gestiva 1.400 immobili

Per decenni Molino ha amministrato — tramite società intestate ad altre persone — oltre 1.400 immobili nel capoluogo piemontese, in particolare cantine e soffitte nei quartieri Aurora, Barriera di Milano e Lingotto.
Spazi spesso affittati a persone in difficoltà economica, creando nel tempo un vero e proprio “impero immobiliare” nato all’inizio del secolo scorso grazie al nonno, che affittava stanze ai primi immigrati.

Oggi la gestione sarebbe in mano al figlio e alla moglie, chiamati a far fronte ai numerosi problemi fiscali ed evidenziati dalle indagini.

Le accuse: false comunicazioni, evasione e autoriciclaggio

La procuratrice Elisa Buffa contestava a Molino una lunga serie di reati:

  • false comunicazioni sociali

  • appropriazione indebita

  • evasione fiscale

  • autoriciclaggio

  • impiego di denaro illecito

  • truffa ai danni dello Stato

Secondo la Guardia di Finanza, tra il 2019 e il 2022 sarebbero stati occultati canoni per circa 42 milioni di euro, sfruttando anche in modo illecito il regime agevolato per gli enti no profit.
L’evasione documentata ammonterebbe a 7,5 milioni.

La valutazione medica prima del patteggiamento

Prima di concedere il patteggiamento, la giudice Valeria Rattazzo ha richiesto una consulenza medico-legale per verificare le condizioni fisiche e cognitive dell’83enne.
L’esame ha stabilito che Molino è in grado di partecipare a un processo, a differenza di una precedente vicenda giudiziaria in cui ne era stato ritenuto incapace.

Le critiche del sindaco Lo Russo

Già nel 2024, in occasione dell’arresto di Molino, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo aveva espresso un duro giudizio:

«Si tratta di un business eticamente riprovevole, spesso difficile da perseguire legalmente. La priorità deve essere garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate e proteggere i più fragili da ogni forma di sfruttamento. La sicurezza sociale e il controllo della legalità sono per noi fondamentali».

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