Trentini, l’appello della madre ai giornalisti: “È calato il silenzio. Aiutateci perché chi ha potere si attivi”

  • Postato il 11 giugno 2025
  • Mondo
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni
“Sono certa che chi ha il potere di far liberare mio figlio Alberto, con una forte pressione mediatica, si adopererà senza più tentennamenti”. Queste le parole di Armanda Colusso, madre di Alberto Trentini, cooperante veneziano in carcere in Venezuela da oltre 200 giorni, in un appello lanciato nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma, nella sede nazionale dell’Ordine dei giornalisti, per rompere “il silenzio di nuovo calato” sul caso.
“Questa conferenza l’ho chiesta assieme all’avvocata Alessandra Ballerini perché ho la convinzione che questa volta sarete voi giornalisti ad aiutarci a far liberare Alberto, in prigione da quasi sette mesi”, aggiunge, leggendo un testo. Perché teme – spiega Colusso – “di commuovermi, a parole, e non voglio. Voglio che la mia voce arrivi e arrivi fino in fondo. Vi prego: non stancatevi di parlare di Alberto finché non me lo porteranno a casa”.
Da quando il 15 novembre 2024 Alberto Trentini è stato arrestato per motivi ancora da chiarire nella località venezuelana di Guasdualito, la sua vita è scandita da “notti insonni” e giornate sospese aspettando notizie sul figlio: “Alberto era (e uso l’imperfetto perchè dopo 6 mesi e mezzo di prigionia non so come sarà ora) un ragazzo normale, sereno e pieno di ideali. Ha iniziato la sua attività in America Latina con il servizio civile nell’isoletta di Muisne in Ecuador. Ha poi lavorato come cooperante in Bosnia-Erzegovina, Ecuador, Etiopia, Paraguay, Nepal, Grecia, Perù, Libano. Al ritorno dalle missioni ritrovava la famiglia, gli amici. Scorreva così la sua vita, fino a scegliere, a ottobre del 2024, il Venezuela con un progetto con la ONG Humanity e Inclusion. Dopo appena tre settimane, è stato arrestato ad un posto di blocco a Guasdualito assieme all’autista della ong che lo aveva accolto all’aeroporto”, ricorda la madre.
“Ci avviciniamo ai sette mesi: sette mesi di prigionia, inaccettabili per noi, insopportabili per lui. Potete immaginare il disagio che viviamo perché il papà di Alberto nei momenti di sconforto mi sussurra che teme di non fare in tempo a vedere Alberto”, sottolinea. “È vero che 25 giorni fa, dopo sei mesi di isolamento, Alberto ci ha telefonato e parlato per pochi minuti. Ora però è calato di nuovo il silenzio. I giorni passano e Alberto ancora non torna”.
Per poi rilanciare un appello ai media affinché sul caso di Alberto torni la luce: “Scrivete, parlate di Alberto, perché quel qualcuno che non si é attivato a dovere fino ad ora, dovrà sentirsi motivato, senza più esitare, a fare l’impossibile per riportare a casa questo figlio di cui l’Italia deve andare fiera”.

L'articolo Trentini, l’appello della madre ai giornalisti: “È calato il silenzio. Aiutateci perché chi ha potere si attivi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti