Troppe crisi e troppo vicine all’Ue. Macron cerca la sponda di Meloni
- Postato il 4 giugno 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Un nuovo inizio, in nome sì dell’Europa ma anche del momento complesso su più versanti che richiede unità e dialogo. Il giorno dopo del vertice a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron è utile fermarsi e capire i contorni della nuova relazione sull’asse Roma-Parigi che tocca, evidentemente, anche Bruxelles, Washington e Berlino non fosse altro perché le sfide comuni “si moltiplicano e si aggravano”.
Cosa si sono detti e perché
“Un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini”. Inizia così il messaggio congiunto, al termine di un incontro lungo e corposo. Parola d’ordine pragmatismo in quanto, al di là delle differenze di vedute e di qualche sgambetto di troppo, c’è la volontà di convergere sui temi pregnanti, di riflettere assieme sulle strategie future, di mettere in fila priorità programmatiche come competitività, prosperità, investimenti, energia, industria, automotive, intelligenza artificiale, nucleare e lo spazio, dove “gli interessi bilaterali ed europei sono collegati”.
Senza dubbio Francia e Italia cammineranno assieme nel collaborare in vista del prossimo Consiglio europeo e, più in generale, sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla migrazione, sull’allargamento e sulle riforme, sul “sostegno incrollabile e senza esitazioni” all’Ucraina, “presupponendo al contempo un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea”. Ma non è tutto, perché in ballo c’è anche il dossier libico dove lo sfarinamento del quadro attuale merita una risposta unitaria e articolata. In questo senso si segnala la presenza a Tripoli del capo dell’intelligence turca, Ibrahim Kalin, a dimostrazione di un Paese, la Turchia, che punta a essere ancora player primario in loco. Quello stesso fazzoletto di Africa da dove Parigi si è disimpegnata nel corso degli anni e dove Roma è attiva grazie al Piano Mattei (di cui Meloni discuterà con von der Leyen il prossimo 20 giugno a Roma).
Le reazioni
Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani l’incontro è stato un segnale positivo che rafforza anche il ruolo dell’Europa. “Più si collabora e meglio è, e credo che sia un messaggio che vada nella direzione di un’Europa più credibile, più coesa, nel momento in cui deve confrontarsi sulla questione dei dazi, sulla sicurezza, facendolo con due guerre alle porte, una in Medio Oriente e una in Ucraina, e la commerciale. Più l’Europa è unita e meglio è”.
Per Maurizio Lupi leader di Noi moderati l’incontro “è un passo avanti per costruire un’Europa più forte e unita ed è anche una risposta concreta a chi tifa contro il proprio paese e continua a raccontare la storia di un’Italia isolata. lo scenario internazionale impone ora all’Europa di essere un soggetto politico capace di esercitare un ruolo strategico e di far valere il suo peso ed il contributo dell’Italia sarà fondamentale”.
“Non penso che i rapporti diplomatici tra queste due Nazioni dipendano da simpatie o antipatie tra i rispettivi leader, ma dai reciproci interessi nazionali – commenta Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia e co-presidente dei Conservatori e riformisti al Parlamento Ue – e siccome ci sono degli interessi che coincidono, è normale che ci si veda, ci si incontri, ci si parli. Spesso mi rendo conto che, per rendere più divertente la politica internazionale, si tende a interpretarla sulla base di sentimenti personali. Ma in realtà non sono i sentimenti a guidare le relazioni diplomatiche, bensì le questioni di interesse reciproco”.
Quali relazioni transalpine, ma anche euroatlantiche?
Da domani cosa cambierà in concreto? Il passaggio è stato attenzionato anche da Le Monde, osservando come l’incontro potrebbe segnare “una tappa importante nelle relazioni transalpine”. Ma il quotidiano francese ha aggiunto che “Meloni mostra una certa diffidenza verso le iniziative francesi e vuole svolgere un ruolo di ponte tra Stati Uniti ed Europa: questa postura, nonostante la prossimità ideologica con l’amministrazione Usa, non ha prodotto risultati tangibili”. Risultati che invece si sono visti eccome, come dimostra la presenza di Meloni, collegata alla Situation room della White House, quando Trump ha telefonato a Putin e poi aggiornato i volenterosi sulle reali intenzioni del russo. Anche da lì nasce l’esigenza francese di riposizionarsi. All’orizzonte due appuntamenti strategici per tastare il polso alla nuova intesa: il G7 in Canada del 15 e 16 giugno e il vertice Nato dell’Aia, nei Paesi Bassi, dal 24 al 26 giugno, preceduti il giorno 12 dall’incontro del premier italiano con il Segretario Generale dell’alleanza, Mark Rutte. Se son rose fioriranno.