Trovata morta Maria Denisa Adas, la 30enne scomparsa a Prato: fermato un uomo di 32 anni | Il video dell’operazione

  • Postato il 4 giugno 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È stato ritrovato a Montecatini Terme – a ridosso di un casolare abbandonato, nascosto tra i rovi – il cadavere della 30enne romena Maria Denisa Adas. È finita così nel peggiore dei modi la vicenda della escort scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 maggio da Prato, dove si trovava per appuntamenti con una serie di clienti. La procura ha fatto un sopralluogo coi carabinieri e ha emesso un fermo di indiziato di delitto per un romeno di 32 anni, residente a Monsummano Terme (in provincia di Pistoia) per le accuse di omicidio e soppressione di cadavere. Decisive le immagini delle telecamere, i tabulati telefonici e i tracciati dei positioning sulla Volkswagen Golf utilizzata dal fermato.

Il ritrovamento del cadavere – Il corpo senza vita di Maria Denisa è stato scoperto, intorno alle ore 11,20 di questa mattina (mercoledì 4 giugno), in una zona impervia, vicino a un casolare abbandonato lungo una mulattiera. Fondamentali per la ricostruzione dei fatti, spiega il procuratore Luca Tescaroli in un comunicato, si sono rivelate le immagini delle telecamere di sorveglianza, i tabulati telefonici e i dati di geolocalizzazione relativi alla vettura utilizzata dal sospettato. L’autopsia chiarirà alcuni aspetti. È stato già disposto anche l’interrogatorio dell’indagato, che potrà decidere se rendere dichiarazioni davanti al gip.

“Se mi trovano mi ammazzano” – Già dai primi giorni si era pensato al peggio. Se mi trovano mi ammazzano, sono le parole pronunciate dalla 30enne e ascoltate accidentalmente da un testimone che poi ha riferito tutto agli inquirenti. di Maria Denisa si erano perse dopo l’ultima chiamata alla madre delle 23.30 il 15 maggio scorso. Poi sarebbero avvenute altre due telefonate a notte fonda, forse con un connazionale. Come emerge dai tabulati telefonici, la sera della scomparsa i cellulari della vittima sono stati riaccesi per qualche minuto permettendo uno scambio di traffico dati sulla rete con almeno altri due dispositivi. Le celle agganciate in quei minuti potrebbero svelare legami con la banda criminale sospettata di voler costringere la donna a lavorare per un giro di prostituzione.

La svolta nelle indagini – Nei giorni scorsi era stato notificato un avviso di garanzia a un avvocato di Reggio Calabria di 44 anni, indagato dalla Procura di Prato per l’ipotesi di sequestro di persona. Secondo un’amica della vittima, l’uomo – che aveva un rapporto ambiguo con Denisa – avrebbe contattato la madre della giovane, affermando che era ancora viva, ma ferita e tenuta prigioniera da una banda di romeni. L’avvocato avrebbe proposto un presunto “accordo” alla madre: assistenza legale gratuita in cambio di un contatto diretto con i rapitori. Un’ipotesi che ha convinto la madre a non allertare subito le autorità. Una reticenza che le è costata cara: anche lei è stata indagata per false informazioni al pubblico ministero. Secondo fonti investigative, Denisa era già stata avvicinata da un gruppo criminale attivo a Roma che cercava di costringerla a entrare in un giro di prostituzione gestito da connazionali. I carabinieri indagano su questo legame analizzando le celle telefoniche e due dispositivi sospetti che si sarebbero “agganciati” brevemente ai telefoni della vittima la notte della scomparsa.

L’epilogo – Nel frattempo, erano emersi sospetti anche sullo stesso avvocato calabrese: alcuni testimoni parlano di una possibile ossessione per Denisa. Un’amica aveva riferito che lei lo aveva respinto più volte, e che l’uomo avrebbe orchestrato una messinscena sul presunto sequestro per manipolare la madre della vittima. Infine la tragica scoperta del cadavere della trentenne escort. L’inchiesta resta aperta e potrebbe allargarsi ad altri soggetti coinvolti, sia per eventuali complicità materiali sia per i depistaggi che hanno ostacolato le indagini.

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