Trump: “Accordo con la Russia. Con Kiev finora è stato più difficile”. Mosca intanto lancia 70 missili e accusa: “Pronti al nucleare”
- Postato il 24 aprile 2025
- Politica
- Di Blitz
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Donald Trump ha detto di credere di aver raggiunto un “accordo con la Russia” per porre fine alla guerra in Ucraina, dichiarando che ora deve ottenere il via libera del presidente ucraino: “Dobbiamo raggiungere un accordo con Zelensky, ma finora è stato più difficile”. Trump ha proseguito: “Pensavo che sarebbe stato più facile trattare con Zelensky. Ma va bene. Va bene, ma penso che abbiamo un accordo con entrambi. Io non ho preferenze. Non voglio averne. Voglio solo concludere un accordo. Voglio salvare le loro vite”.
E intanto Mosca lancia 70 missili e 145 droni sull’Ucraina
Accordo sì o accordo no, Putin nel frattempo non è rimasto a guardare. La scorsa notte sul territorio ucraino è stato dichiarato lo stato di allerta aerea, con il Paese che è stato bersagliato da ben 70 missili balistici e 145 droni da parte dei russi, secondo quanto fa sapere l’aeronautica militare di Kiev. I raid hanno ucciso almeno 9 persone a Kiev, uno dei luoghi maggiormente bersagliati dai russi. E il bilancio potrebbe aggravarsi dato che si sta scavando sotto le macerie dei palazzi colpiti.

Per il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, i massicci attacchi missilistici russi dimostrano che Mosca “non è interessata a fermare la sua invasione”. Il presidente russo Vladimir Putin “dimostra con le sue azioni, non con le parole, che non rispetta alcun tentativo di creare la pace e che vuole solo continuare la guerra”. Sybiha lo ha scritto sui social media ed ha criticato anche le “richieste massimaliste” di Mosca all’Ucraina, come la pretesa di ritirarsi da suoi territori, come condizione per la pace.
Il bilancio dell’attacco è pesante. I morti sono 9 e i feriti 63, ha reso noto il sindaco della capitale ucraina Vitali Klitschko citato dai media locali. Tra i feriti risultano anche sei bambini e una donna incinta, mentre 38 persone sono state ricoverate in ospedale.
“Pronti ad usare il nucleare se attaccati”
La Russia, oltre a bombardare, prosegue anche con gli avvertimenti indirizzati all’Europa. L’ultimo è arrivato dal segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale russo Serghei Shoigu, che ha ricordato che la dottrina nucleare di Mosca, aggiornata lo scorso anno, prevede “l’uso di armi nucleari nell’eventualità di una aggressione contro la Russia o la Bielorussia, anche con l’impiego di armi convenzionali”. La Russia, ha aggiunto Shoigu in un’intervista alla Tass, “sta monitorando attentamente i preparativi militari dell’Europa”. Nell’eventualità di “azioni ostili che rappresentino una minaccia alla sovranità e integrità territoriale della Russia, il nostro Paese considera legittimo adottare misure appropriate simmetriche e asimmetriche necessarie per sventare tali azioni”.
Cosa prevede l’accordo e perché gli ucraini non vogliono firmare
Rassegnarsi a cedere nero su bianco a Mosca la Crimea, già perduta di fatto, e accettare l’occupazione russa in 5 regioni dell’est. È questo il patto con cui l’Ucraina si ritrova a fare i conti fra le righe della road map tracciata dall’amministrazione di Donald Trump per archiviare dopo oltre tre anni la sanguinosa guerra con la Russia. L’accordo si è però insabbiato dietro le quinte di un’ennesima riunione convocata a Londra dai tre Paesi europei che fanno parte del gruppo E3 (Regno Unito, Francia e Germania) per fare il punto con ucraini e americani sia sui “progetti di pace” Usa, sia sulle garanzie future invocate da Kiev.
A far inceppare tutto è stato proprio il no di Zelensky e dei suoi a sottoscrivere una bozza d’intesa già delineata da Witkoff con Vladimir Putin: testo in base al quale la Russia si dichiarerebbe disposta a fermarsi sulle linee del fronte attuali, ma in cambio di concessioni pesantissime, ai limiti del suicidio politico per i vertici di Kiev. Tanto più in uno scenario che vede irrisolti pure i nodi sulle vitali garanzie di sicurezza americane in grado di rendere minimamente credibile una futura missione di peacekeeping affidata alla cosiddetta “coalizione di volenterosi” (Ue ed extra Ue) sotto la guida di Londra e Parigi.
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