Trump avverte nuovamente la Nigeria: “Basta uccidere cristiani o interverremo”
- Postato il 3 novembre 2025
 - Di Panorama
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Dopo i primi avvertimenti di sabato, il Presidente americano Donald Trump è tornato a minacciare le autorità nigeriane, accusate di inazione di fronte all’uccisione dei cristiani del Paese. «Potrebbero esserci strike aerei e l’invio di truppe di terra in Nigeria», ha dichiarato nella notte tra domenica e lunedì il tycoon a bordo dell’Air Force One.
L’amministrazione americana ha affermato che, se le autorità nigeriane non fermeranno la «strage di cristiani», gli Stati Uniti sospenderanno tutti gli aiuti e agiranno «velocemente, ferocemente ed efficacemente».
Le parole di Trump e la risposta nigeriana
La pressione è già cominciata, gli Stati Uniti hanno infatti designato la Nigeria come “Paese di particolare preoccupazione” (CPC). Con questa mossa, la Nigeria si unisce a una lista nera che include Corea del Nord, Russia e Cina, paesi considerati da Washington come i peggiori violatori della libertà di culto al mondo.
Trump ha citato la cifra di ben 3.100 cristiani uccisi. Queste affermazioni hanno trovato un forte sostegno negli ambienti evangelici americani e dal senatore repubblicano Ted Cruz, che ha proposto il “Nigeria Religious Freedom Accountability Act del 2025” per sanzionare gli ufficiali nigeriani ritenuti complici.
La risposta di Lagos è stata molto diplomatica. Daniel Bwala, portavoce del Presidente Bola Ahmed Tinubu, ha sottolineato su X che i terroristi jihadisti (come quelli di Boko Haram) colpiscono indiscriminatamente persone di tutte le fedi, interpretando le minacce di Trump come parte del suo «stile di comunicazione unico» e non come un’intenzione letterale.
Il governo nigeriano ha respinto la caratterizzazione del paese come intollerante, con il Presidente Tinubu che ha affermato: «La libertà religiosa e la tolleranza sono fondamentali alla nostra identità condivisa».
Daniel Bwala ha quindi affermato che «quando i leader si incontreranno, sono certo che avranno l’opportunità di chiarire queste questioni. In Nigeria non è in atto alcun genocidio; piuttosto, la nazione sta affrontando gravi sfide alla sicurezza che hanno colpito persone di tutte le fedi, compresi i cristiani».
Bwala ha quindi concluso che «la Nigeria rimane una nazione sovrana e, sebbene la collaborazione con i partner internazionali nell’affrontare l’insicurezza sia ben accolta, qualsiasi forma di intervento deve rispettare la nostra sovranità».
La complessa realtà religiosa e di sicurezza
La Nigeria presenta una composizione religiosa quasi equilibrata: 50-52% musulmana e 46-48% cristiana. Tuttavia, questa divisione non è uniforme: il nord è a maggioranza musulmana, il sud a prevalenza cristiana.
L’insurrezione islamista nel nord è dominata da Boko Haram, il cui nome in lingua hausa significa “l’istruzione occidentale è peccato”. Dal 2002, il gruppo ha causato tra i 20.000 e i 30.000 morti diretti, sfollando oltre 2,3 milioni di persone.
Secondo l’organizzazione nigeriana Intersociety, oltre 50.000 cristiani sarebbero stati uccisi da estremisti islamici tra il 2009 e il 2023, così come circa 34.000 musulmani. Boko Haram non è infatti l’unica organizzazione terroristica operante nel Paese, dove è presente anche l’Islamic State West Africa Province (ISWAP).
Le relazioni interconfessionali talvolta si intrecciano con quelle economiche, come in alcuni stati federati nella zona centrale del Paese, fra cui Benue, Plateau, Nasarawa e Kaduna meridionale.
Qui la lotta per il territorio tra agricoltori stanziali e pastori nomadi assume anche connotati religiosi, con gli agricoltori perlopiù cristiani e i pastori aderenti invece all’Islam. Lo scontro è spesso brutale: in luglio, alcuni aggressori (quasi sicuramente pastori musulmani) hanno assaltato il villaggio agricolo cristiano di Yelwata, nello Stato di Benue, uccidendo più di 200 persone.
Da decenni, Washington fornisce aiuti militari significativi all’esercito nigeriano, tra cui veicoli blindati, futuri elicotteri d’attacco AH-1Z Viper per quasi 1 miliardo di dollari, addestramento specialistico e supporto logistico.
Non è quindi da escludere che la pressione del Presidente Trump sia volta a impegnare con più vigore il governo della Nigeria nella lotta all’estremismo islamico, che vede ormai nella regione dell’Africa occidentale il suo nuovo centro nevralgico.