Trump guarda all’Africa: summit a Washington con cinque leader africani

  • Postato il 8 luglio 2025
  • Di Panorama
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Rispetto al primo mandato, Donald Trump sembra stavolta maggiormente interessato all’Africa. Evidentemente teme l’influenza di Russia e Cina sul continente. 

Non a caso, il presidente americano ha convocato per il 9 luglio un summit a Washington con i leader di Gabon, Guinea-Bissau, Liberia, Mauritania e Senegal. “Il presidente Trump ritiene che i Paesi africani offrano incredibili opportunità commerciali che avvantaggiano sia il popolo americano sia i nostri partner africani”, ha dichiarato un funzionario della Casa Bianca a proposito dell’imminente vertice. 

A fine giugno, gli Stati Uniti, insieme al Qatar, sono invece riusciti a mediare un accordo di pace tra la Repubblica democratica del Congo e il Ruanda. “Si tratta di un momento importante dopo 30 anni di guerra”, ha dichiarato nell’occasione il segretario di Stato americano, Marco Rubio, per poi aggiungere: “Si tratta di permettere alle persone di vivere. Si tratta di permettere alle persone di avere sogni e speranze per una vita migliore, per la prosperità, per le opportunità economiche, per un ricongiungimento familiare, per tutte le cose che rendono la vita degna di essere vissuta”.

Non solo. A partire dallo scorso febbraio, Washington, in coordinamento con il governo di Mogadiscio, ha effettuato vari bombardamenti contro l’Isis in Somalia. Sempre a febbraio, una delegazione di Africom ha avuto incontri con le autorità libiche di Tripoli e di Bengasi. Tutto questo, mentre a maggio il generale Michael Langley ha reso noto che le organizzazioni jihadiste presenti nel Sahel potrebbero prima o poi effettuare degli attacchi sul territorio statunitense: in particolare, ha lanciato l’allarme in riferimento al gruppo islamista Jnim.

Insomma, è chiaro che l’amministrazione Trump sembra maggiormente concentrata sull’Africa rispetto all’altra volta. La Casa Bianca non teme soltanto la destabilizzazione causata dal terrorismo, ma anche la crescente influenza russa in Cirenaica e nel Sahel. Ricordiamo che Mali, Burkina Faso e Niger sono ormai entrati stabilmente nell’orbita di Mosca. Non solo. La longa manus del Cremlino si è ulteriormente rafforzata sull’Est libico dopo la caduta di Bashar al Assad in Siria. Dall’altra parte, l’anno scorso l’amministrazione Biden ha ritirato i soldati americani dal Niger. E, a maggio, Langley ha esplicitamente sostenuto come Mosca e Pechino stiano approfittando del vuoto lasciato da Washington.

Tutto questo rischia di mettere sotto pressione il fianco meridionale della Nato, mentre Washington ha bisogno di recuperare terreno nel continente africano. Il quadro complessivo non è privo di difficoltà, ma, a ben vedere, potrebbe rappresentare una buona notizia per l’Italia. Trump potrebbe infatti di decidere di giocare di sponda con Roma, anche nel contesto del Piano Mattei, per riprendere quota in Africa, arginando così la concorrenza di Mosca e Pechino.

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Panorama

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