Trump-Musk, siamo alla resa dei conti
- Postato il 6 giugno 2025
- Di Panorama
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La luna di miele fra Donald Trump ed Elon Musk sembra proprio essere arrivata alla sua conclusione. Ieri notte è andato in scena un durissimo botta e risposta a mezzo social fra il Presidente americano e il patron di Tesla e SpaceX, uno di quelli che lascia il segno.
Qualche avvisaglia c’era già stata nelle scorse settimane. Musk non aveva mai digerito pienamente i dazi imposti nel “LiberationDay”, non è poi un mistero che i forti tagli imposti dal Department of Government Efficiency (Doge), diretto dallo stesso Musk, avessero fatto storcere più di un naso all’interno dell’amministrazione. La lite di ieri non è insomma un fulmine a ciel sereno, lo è però nei modi in cui è avvenuta.
Il motivo principale dello screzio social in mondovisione avvenuto ieri è il “Big Beautiful Bill”, da Musk definito come «il Big Ugly Bill», che «AUMENTERA’ il deficit di 2500 miliardi di dollari!». A detta del magnate di origine sudafricana, infatti, il disegno di legge proposto dal Presidente farà aumentare notevolmente il già esorbitante debito pubblico americano, ora al 124% del Pil. Il Bug Beautiful Bill, fortemente voluto da Trump, mira a rendere permanenti i tagli fiscali del 2017, a introdurre nuove detrazioni fiscali e ad aumentare il tetto del debito di altri 4 trilioni di dollari. Include anche tagli significativi alla spesa per programmi sociali come il Medicaid di Obama e finanziamenti per la sicurezza dei confini.
Ma veniamo al dunque. Tutto è cominciato nella tarda serata di ieri, quando interrogato sull’opposizione di Musk al disegno di legge Trump ha affermato di essere «molto deluso da Elon. L’ho aiutato molto. Conosceva i meccanismi interni del disegno di legge meglio di chiunque altro qui presente. Non aveva problemi. All’improvviso ha avuto un problema, e se n’è andato solo quando ha scoperto che avremmo tagliato l’obbligo di veicoli elettrici».
Musk ha subito risposto su X: «Falso, questa proposta di legge non mi è mai stata mostrata nemmeno una volta ed è stata approvata nel cuore della notte, così velocemente che quasi nessuno al Congresso è riuscito a leggerla!».
Quindi Trump ha dichiarato in un post sul suo social network Truth che «Elon si stava “esaurendo”, gli ho chiesto di andarsene, ho tolto il mandato sui veicoli elettrici, che costringeva tutti a comprare auto elettriche che nessuno voleva (e lui sapeva da mesi che l’avrei fatto!), e lui è impazzito!». Al che il magnate di Tesla ha subito risposto su X: «Una bugia così palese. Che tristezza».
Trump è però tornato all’attacco, aggiungendo: «Il modo più semplice per risparmiare denaro nel nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è quello di porre fine alle sovvenzioni e ai contratti governativi di Elon. Mi ha sempre sorpreso che Biden non l’abbia fatto!».
Musk ha quindi alzato il tiro, annunciando la dismissione della navicella SpaceX Dragon, l’unica capsula orbitale da trasporto riutilizzabile del programma spaziale americano. Musk ha poi fatto marcia indietro, ma non è certo passato inosservato che SpaceX sia l’unica azienda americana in grado di portare gli equipaggi da e verso la stazione spaziale, senza di essa, gli astronauti americani devono fare affidamento alla sonda russa Soyuz, come avvenuto lo scorso 8 aprile.
Musk però è andato oltre postando il seguente messaggio: «È il momento di sganciare la bomba più grande: Donald Trump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici. Buona giornata, DJT!». Il magnate di origine sudafricana fa riferimento ai file riguardanti Jeffrey Epstein, finanziere statunitense accusato di traffico sessuale di minori e gestione di una rete di sfruttamento che coinvolgeva ragazze minorenni. Arrestato nel 2019, morì in carcere in circostanze sospette, ufficialmente per suicidio. La pubblicazione online delle liste di varie celebrità e uomini di potere che frequentavano la sua isola privata ha destato molto scalpore, specialmente negli Stati Uniti.
La cosa è però degenerata in una sorta di “caccia alle streghe”, con continue liste di persone anche solo lontanamente associabili a Epstein che venivano pubblicate e puntualmente generavano scalpore, spesso ingiustificato. Il finanziere caduto in disgrazia, infatti, era già stato condannato nel 2008 per adescamento alla prostituzione e procacciamento di minori per prostituzione, dopo solo 13 mesi uscì dal carcere. Eppure, proprio a partire da quella condanna del 2008 Donald Trump, così come Bill Clinton e molti altri, recise ogni tipo di rapporto con Jeffrey Epstein (molti altri, invece, continuarono a frequentarlo).
Insomma, l’accusa di Musk sembra un po’ campata per aria e tesa a generare scalpore. Resta però il grande litigio con il Presidente, seguito dal vivo dagli oltre 220 milioni di follower del patron di X. La frattura fra i due potrebbe essere ricomposta, almeno in parte, da una telefonata in programma per questo pomeriggio, d’altra parte Trump ha già sminuito la cosa in nottata, dichiarando che il litigio con Musk «non è un grosso problema».