Trump torna nel Golfo: Arabia Saudita, Emirati e Qatar in gara per garantirsi investimenti e influenza

  • Postato il 12 maggio 2025
  • Di Panorama
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Tre potenze del Golfo Persico, ricche di risorse energetiche e sempre più ambiziose sulla scena internazionale, si preparano a capitalizzare i loro rapporti con Donald Trump, pronto a intraprendere la sua prima visita di Stato del secondo mandato presidenziale. L’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti si contenderanno l’attenzione dell’ex presidente, offrendo miliardi in investimenti e il ruolo di mediatori in alcuni dei dossier più caldi della politica estera americana: Gaza, Ucraina e Iran.Trump atterrerà martedì in Arabia Saudita, per poi spostarsi in Qatar e negli Emirati, con un’agenda che si estenderà fino al 16 maggio. In linea con il suo approccio transazionale alle relazioni internazionali, i tre Stati si presentano con molto da offrire. Ad accompagnare Donald Trump nella sua missione nel Golfo sarà anche il segretario di Stato Marco Rubio, insieme a un nutrito gruppo di protagonisti della Corporate America. Tra i nomi di spicco attesi al vertice economico figurano Mark Zuckerberg, Elon Musk, Sam Altman – cofondatore di OpenAI – e Larry Fink, numero uno del colosso finanziario BlackRock. Secondo indiscrezioni, potrebbe far parte della delegazione anche Eric Trump, in rappresentanza della holding di famiglia, mentre resta incerta la presenza del genero Jared Kushner, considerato l’ideatore del controverso progetto “Riviera Gaza”, che preferirebbe mantenere un profilo defilato.

Dietro la strategia dei Paesi del Golfo c’è l’obiettivo di consolidare il proprio status di alleati strategici e partner economici imprescindibili per Washington. Durante l’amministrazione Biden, Arabia Saudita ed Emirati avevano cercato di diversificare le proprie relazioni, frustrati da quella che percepivano come una disattenzione americana. Ora, con il ritorno di Trump, vedono un’occasione irripetibile per stringere nuovi accordi.

La priorità per Riyadh resta la sicurezza: «Sicurezza, sicurezza e ancora sicurezza: è ciò che l’Arabia Saudita vuole da Trump»”, ha dichiarato alla CNN Ali Shihabi, analista saudita. Ma sul tavolo c’è anche la cooperazione sul nucleare civile, ostacolata finora dalla volontà saudita di arricchire uranio in patria, tema che desta preoccupazione a Washington e Tel Aviv per i rischi di proliferazione. Trump aveva annunciato che avrebbe visitato l’Arabia Saudita in cambio di un investimento da mille miliardi di dollari negli Stati Uniti. Anche se Riad non ha confermato ufficialmente la cifra, ha comunicato a gennaio l’intenzione di investire almeno 600 miliardi in quattro anni, con possibilità di incremento.Tuttavia, i dazi imposti dall’amministrazione Trump e il calo dei prezzi del petrolio potrebbero ostacolare il piano saudita di finanziare

Tra i più ricchi al mondo in termini pro capite, gli Emirati Arabi Uniti vedono nella cooperazione economica un pilastro della propria influenza. Abu Dhabi ha annunciato un piano da 1.400 miliardi di dollari in dieci anni per sviluppare settori strategici come l’intelligenza artificiale, i semiconduttori e la manifattura. Il piano mira a ridurre la dipendenza dagli idrocarburi e garantire la prosperità futura.Ma gli Emirati dovranno affrontare le restrizioni americane sull’esportazione di tecnologie avanzate, come i microchip di ultima generazione, introdotte alla fine del mandato di Biden. Il viaggio di Trump potrebbe però segnare una svolta. Giovedì, infatti, la sua amministrazione ha annunciato la revoca di alcune di queste limitazioni.

Il Qatar, da parte sua, ospita la più grande base militare americana in Medio Oriente e ha rinnovato l’accordo per la presenza militare statunitense per altri dieci anni. È stato inoltre designato «alleato principale extra-NATO» nel 2022, segno del forte legame strategico con Washington. Da Gaza all’Afghanistan, Doha si è ritagliata un ruolo da mediatore internazionale, sfruttato anche per accrescere il proprio peso politico con gli Stati Uniti. La Siria potrebbe diventare un altro tema centrale durante la visita di Trump: secondo fonti CNN, il Qatar chiederà la revoca delle sanzioni americane contro Damasco, imposte ai sensi del Caesar Act, sostenendo che ogni forma di sostegno finanziario alla Siria passerà necessariamente dal via libera di Washington. Secondo Firas Maksad, analista di Eurasia Group, Trump punta a concludere nuovi affari durante questo tour: «È qui perché crede sia nell’interesse degli Stati Uniti, e forse anche personale, stringere intese con Arabia Saudita, Emirati e Qatar. Attendiamoci grandi annunci». Intanto Israele che seguirà con grande interesse il viaggio di Donald Trump in Medio Oriente in ottica del rilancio dei «Patti Abramo» anche con un occhio a Teheran , oggi si prepara al ritorno del soldato Edan Alexander, rapito mesi fa e ora in procinto di essere trasferito all’ospedale Ichilov di Tel Aviv subito dopo la sua liberazione. Mentre scriviamo il governo israeliano ha lanciato un chiaro avvertimento ai gruppi armati nella Striscia di Gaza: in assenza di ulteriori rilasci di ostaggi, sarà avviata un’operazione militare su vasta scala: «La pazienza ha un limite – ha dichiarato una fonte dell’esecutivo – se non ci saranno progressi immediati, Israele agirà con forza».

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Panorama

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