Trump vola in Medio Oriente per tentare l’accordo definitivo per Gaza e siglare la pace

  • Postato il 13 ottobre 2025
  • Di Panorama
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È una giornata che si avvia a essere storica, quella di oggi, per il Medio Oriente. In mattinata, Donald Trump parlerà alla Knesset e dovrebbe anche avere un meeting con gli ostaggi liberati. Sembra inoltre che avrà modo di incontrare sia Benjamin Netanyahu che il presidente israeliano, Isaac Herzog.

Qualche ora più tardi, sempre nella giornata odierna, l’inquilino della Casa Bianca si recherà in Egitto, dove, a Sharm el-Sheikh, si terrà un vertice internazionale, presieduto congiuntamente dallo stesso Trump e dal presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi. Fonti governative americane hanno riferito ieri al Times of Israel che, durante il summit, “si prevede che Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia sottoscrivano i ‘principi generali’ del piano di Trump per porre fine alla guerra di Gaza”. All’evento sono inoltre attesi una ventina di leader internazionali, tra cui Giorgia Meloni.

In tutto questo, ieri sera il premier israeliano ha diffuso un videomessaggio in cui ha definito l’imminente rilascio degli ostaggi come un “evento storico che alcuni non credevano potesse accadere”. “Ovunque abbiamo combattuto, abbiamo vinto”, ha proseguito, sottolineando tuttavia che “grandi sfide per la sicurezza” attendono lo Stato ebraico. Nel frattempo, sempre ieri, il capo di stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir, ha dichiarato la “vittoria” su Hamas. “Continueremo ad agire per dare forma a una realtà di sicurezza che garantisca che nessuna minaccia allo Stato di Israele e ai suoi cittadini provenga dalla Striscia di Gaza”, ha affermato, per poi aggiungere: “Con il ritorno degli ostaggi, stiamo realizzando uno degli obiettivi importanti per cui siamo andati in guerra, un obiettivo che è un impegno nazionale, morale ed ebraico”. “Abbiamo agito con precisione e professionalità, in modo sistematico e responsabile. Abbiamo preso decisioni complesse per non mettere a repentaglio la sicurezza degli ostaggi e ridurre significativamente le perdite tra le nostre forze”, ha continuato.

L’altro ieri sera, l’inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff, aveva del resto preso la parola durante una partecipatissima manifestazione a Tel Aviv, organizzata dal forum delle famiglie degli ostaggi. “Ho sognato questa notte. È stato un lungo viaggio”, aveva detto, mentre la folla esclamava a più riprese “Grazie, Trump!” “Siamo qui stasera – ebrei, cristiani, musulmani e persone provenienti da ogni angolo del mondo – uniti da un’unica preghiera comune per la pace. Stasera celebriamo qualcosa di straordinario: un momento che molti pensavano impossibile. Eppure siamo qui, a dimostrazione vivente che quando il coraggio incontra la convinzione, i miracoli possono accadere: una pace che non nasce dalla politica, ma dal coraggio, il coraggio di coloro che si sono rifiutati di rinunciare alla speranza”, aveva proseguito Witkoff.

Insomma, Trump avvia questa nuova visita mediorientale con il preciso intento non solo di confermare l’accordo tra Israele e Hamas ma anche di ridisegnare gli equilibri politici della regione.

Autore
Panorama

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