Trump vs Musk: lo scontro sul Big beautiful bill spacca i Repubblicani. E il presidente rischia di diventare un’anatra zoppa

  • Postato il 8 giugno 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non è casuale che lo scontro tra Donald Trump ed Elon Musk sia scoppiato proprio sulla proposta di budget del presidente. Il “big beautiful bill”, come lo chiama Trump – che Musk ha invece bollato come “disgustoso abominio – è al centro di uno scontro che non ha precedenti nel partito repubblicano e tra i conservatori Usa. Il progetto di legge è passato, con molte difficoltà, alla Camera, ma attende il voto del Senato. Alcuni senatori del G.O.P., per ragioni diverse, hanno già detto che non lo voteranno o che non sanno ancora se lo voteranno. Preoccupa l’aumento del già vertiginoso debito pubblico americano, che la legge provocherebbe, oltre ai tagli alla spesa sociale, in particolare il Medicaid, contenuti nel bill. Probabile che lo scambio di insulti, minacce, accuse tra l’uomo più potente del mondo e l’uomo più ricco del mondo acutizzerà dubbi e polemiche.

Il Congressional Budget Office (CBO), un organo indipendente del Congresso, ha pubblicato mercoledì un rapporto che lascia pochi dubbi sugli effetti della legge sponsorizzata da Trump. Il “big, beautiful bill” aumenterebbe l’indebitamento di 2.400 miliardi di dollari in un decennio e lascerebbe circa 10 milioni di persone senza assicurazione sanitaria. In particolare, il disegno di legge prevede circa 3.750 miliardi di dollari in tagli fiscali, estendendo le agevolazioni fiscali sul reddito delle persone fisiche e cancellando le tasse sulle mance. La perdita di entrate sarebbe solo parzialmente compensata dai quasi 1400 miliardi di dollari di riduzione della spesa federale in altri settori, soprattutto Medicaid e assistenza alimentare. Di qui, appunto, la perdita di copertura medica per almeno 7,8 milioni di cittadini americani – le fasce più povere e deboli della popolazione – cui si aggiungerebbero però circa due milioni di persone che si trovano negli Stati Uniti senza status legale, che ora usufruiscono dei programmi sanitari statali e che appunto ne verrebbero private.

Il rapporto del CBO ha scatenato le contraccuse repubblicane. John Thune, il leader G.O.P. del Senato, afferma che il CBO si è “sbagliato di grosso” perché avrebbe sottostimato la potenziale crescita delle entrate derivante dalle agevolazioni fiscali. Il direttore del bilancio della Casa Bianca, Russ Vought, ha affermato che dal calcolo bisogna escludere circa 4.500 miliardi di dollari di tagli fiscali già esistenti, che verrebbero semplicemente prorogati per il prossimo decennio, e includere invece 1.400 miliardi di dollari di riduzione del deficit nello stesso decennio. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha invece insinuato che i dipendenti del CBO siano di parte, nonostante alcuni impiegati dell’ufficio debbano sottostare a rigide regole etiche, tra cui restrizioni sulle donazioni alle campagne elettorali e sulle attività politiche. È comunque innegabile che gli appunti del CBO qualche problema a Trump e alla leadership repubblicana l’abbiano dato. Da un lato, i democratici insistono soprattutto sulla perdita dell’assistenza sanitaria per milioni di persone. “Semplicemente, i repubblicani vogliono strangolare la sanità”, ha spiegato il leader democratico, Chuck Schumer, collegando l’attuale proposta di legge agli sforzi di anni dei conservatori per cancellare l’Obamacare.

Ma il vero problema è appunto in casa repubblicana. I tagli preoccupano non soltanto i moderati – tra questi in particolare le senatrici Susan Collins e Lisa Murkowski – ma anche conservatori come Josh Hawley, nel cui Stato, il Missouri, oltre 140mila persone perderebbero l’assistenza sanitaria soprattutto nelle zone rurali, quindi proprio quelle che votano repubblicano. Pronta a bocciare la misura è però anche l’ala del partito più attenta all’equilibrio di bilancio. In un articolo per il Courier Journal, Rand Paul ha spiegato di non poter “votare un progetto di legge con il più alto aumento del debito pubblico nella storia americana”.

Senza contare che bisogna a questo punto capire cosa farà proprio Elon Musk. Il miliardario è stato esplicito nella sua opposizione alla misura di Trump, chiedendo ai senatori repubblicani di “kill the bill”, affossare il progetto di legge. Se i senatori non dovessero accogliere l’invito, cosa succederà? L’ipotesi è che Musk usi i suoi soldi alle elezioni di midterm del 2026, proprio come ha fatto a quelle presidenziali del 2024, ma questa volta per colpire il partito repubblicano, facendogli perdere la maggioranza al Congresso e rendendo così Trump un’“anatra zoppa”, un presidente totalmente inefficace, per i successivi due anni. La cosa già terrorizza molti nel partito. “Spero ci ripensi”, dice lo speaker della Camera, Mike Johnson, che dopo lo scontro con Trump ha cercato telefonicamente Musk. Significativamente, Musk non ha risposto alla chiamata.

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Il Fatto Quotidiano

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