Turchia, l’autocrate Erdogan si rifà il look mediando tra Russia e Ucraina. Ma i curdi chiedono democrazia
- Postato il 16 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il ritrovato ruolo di mediatore nel conflitto tra Russia e Ucraina e lo sdoganamento a livello internazionale del suo protetto, ovvero l’attuale presidente siriano ad interim Ahmad Sharaa – già leader jihadista a capo delle milizie islamiste parte di al Qaeda che hanno combattuto per più di un decennio il dittatore Bashar Assad fino a destituirlo lo scorso dicembre – oltre alla forte e cinica empatia con il presidente-businessmen Donald Trump, hanno rilucidato in questi giorni agli occhi del mondo l’immagine opaca del presidente autocrate turco Recep Tayyip Erdogan.
Accusato dentro e fuori dai confini patrii di aver distrutto l’ultimo residuo di democrazia con l’arresto del suo rivale politico più influente, il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, dietro le sbarre dallo scorso 19 marzo con l’accusa prefabbricata di corruzione, ora Erdogan si trova a dover gestire la decisione del Partito dei Lavoratori Curdo (PKK) di abbandonare la lotta armata.
Una decisione, resa nota ufficialmente questa settimana, che è stata spacciata come una vittoria della leadership del Sultano. Ma i dirigenti del Partito filo curdo per l’Uguaglianza dei Popoli e la Democrazia (DEM) – che rappresenta il terzo partito turco per numero di seggi parlamentari – hanno espresso un assai cauto ottimismo. I DEM dubitano infatti che questa opportunità storica per la pace e la democratizzazione della Turchia venga riconosciuta da Erdogan al punto da rendere i curdi cittadini di serie A come i turchi etnici. Parlando con i giornalisti prima di una riunione del partito, il co-presidente del DEM, Tuncer Bakırhan, ha dichiarato: “Non ci sono più scuse per non costruire una Turchia democratica. Spero che possiamo coronare questo processo con la pace”.
Nella sua dirimente dichiarazione, il PKK ha sottolineato che l’attuazione di questa decisione richiede la leadership di Abdullah Öcalan, il riconoscimento del diritto alla politica democratica e solide garanzie legali. Ha inoltre invitato il Parlamento turco ad assumersi la propria responsabilità storica. “Questa è una nuova fase” ha sottolineato Pervin Buldan, membro della delegazione del Partito Democratico (DEM) che ha avuto colloqui con il leader del PKK Öcalan, in carcere da oltre 20 anni per scontare numerosi ergastoli. La parlamentare curda ha descritto la dichiarazione del PKK come uno “sviluppo storico” e ha sollecitato un’azione da parte di tutte le istituzioni politiche. “Il signor Öcalan ha costantemente affermato il proprio desiderio di porre fine al conflitto durato 52 anni e di passare a un processo politico. Il PKK ha ora dichiarato di aver posto fine al conflitto armato e di essersi sciolto. Questo segna una transizione verso una nuova fase”, ha dichiarato all’Agenzia Mezopotamya (MA).
Secondo Buldan, questa nuova fase deve concentrarsi sulla democratizzazione. “La lunga lotta del popolo curdo dovrebbe ora portare a riforme democratiche e alla pace. Gli ostacoli devono essere rimossi e il nostro compito è lottare per questo obiettivo. Il PKK ha preso la sua decisione, ora la responsabilità ricade su tutti”.
Ha ribadito l’appello del PKK a Öcalan affinché svolga un ruolo centrale in questo processo. “Il signor Öcalan deve essere coinvolto. Avrà un ruolo cruciale nel plasmare la politica democratica”, ha affermato, chiedendo migliori condizioni di vita per lui sull’isola-carcere di Imralı e il permesso di poter effettuare più visite al leader curdo in costante isolamento.
Buldan ha anche sottolineato il ruolo del parlamento. “Il parlamento deve intervenire. Nuove leggi devono essere approvate e le riforme legislative sono essenziali per correggere le ingiustizie subite dai curdi, dall’opposizione, dai lavoratori e da molti altri. Non sono senza speranza, ma abbiamo bisogno di tempo. Ora tutti devono assumersi le proprie responsabilità”.
Il PKK ha annunciato all’inizio della settimana il proprio scioglimento, a seguito di una nuova iniziativa di pace lanciata lo scorso ottobre da Devlet Bahçeli, leader del Partito del Movimento Nazionalista (MHP) e alleato chiave del presidente Erdogan. Dopo una serie di incontri tra il leader del PKK Abdullah Ocalan e una delegazione del Partito filo-curdo Uguaglianza Popolare e Democrazia (DEM), il 27 febbraio Öcalan ha chiesto lo scioglimento del gruppo.
Il PKK ha tenuto un congresso per discutere l’appello di Öcalan tra il 5 e il 7 maggio e ne ha annunciato l’esito pochi giorni fa. Il conflitto, durato quattro decenni ha interessato principalmente le regioni sudorientali della Turchia a maggioranza curda, ma si è esteso anche ad altre parti della Turchia, così come alla Siria e all’Iraq, causando oltre 30.000 vittime, soprattutto tra le forze dell’ordine. Il PKK non ha mai preso di mira i civili .
Se dalla testa di Ahmad Sharaa, gli Stati Uniti hanno appena tolto la taglia di 10 milioni di dollari, dovrebbero ora adottare la stessa procedura togliendo il PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche. E la stessa cosa dovrebbe farla l’Unione Europea.
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