Tutti pazzi per Giorgia Meloni: da minaccia a regina d’Europa. Ecco perché i leader mondiali (e i giornali) non sanno resisterle

  • Postato il 29 giugno 2025
  • Di Panorama
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Tutti pazzi per Giorgia. The Times, in prima pagina, maramaldeggia: «Mad about Meloni», appunto. «Perché i leader stranieri sono persi di lei». Stesi dalla sua abilità, tuba il glorioso quotidiano britannico. «Gli abbracci, le strette di mano e i momenti esilaranti di Giorgia Meloni con gli uomini più potenti del mondo stanno diventando di rigore». Ha ereditato l’«empatia politica» della leggendaria lady di ferro inglese: Margaret Thatcher. Il G7 in Puglia, la scorsa estate, fu galeotto. Come il viaggio negli Stati Uniti per il giuramento del presidente americano, Donald Trump, a gennaio. Fino all’ultimo summit in Canada. «La maggior parte dei leader mondiali sta facendo a gara per avvicinarsi al primo ministro italiano», segnala il giornale londinese. Non nuovo, tra l’altro, a simili galanterie. Tanto da averla già incoronata «regina d’Europa».
L’opposizione non si dà pace. Assieme a tivù e giornali progressisti, allerta il pianeta: la premier è un pericolo pubblico. Tutto inutile. Fanno gli gnorri. Primi ministri e presidenti apprezzano. Giornali stranieri elogiano. Nemmeno ai tempi di SuperMario Draghi, il più venerato dei predecessori, s’erano letti tanti encomi. Citare il Vangelo potrebbe sembrare audace: «Nessun profeta è ben accetto in patria».

Eppure, indubitabilmente, Giorgia gode di miglior stampa all’estero che in Italia. E non è una folgorazione. Anzi. Appena eletta, nell’autunno 2022, trionfano piuttosto robusti pregiudizi e cineree previsioni. Gli allarmi nazionali rimbalzano all’estero. Passa un anno. Arrivano i primi elogi, timidi e imbarazzati. Adesso giunge l’inattesa gloria. Le Figaro Magazine le ha appena dedicato una copertina. Meloni indossa un tailleur pastello e sfodera uno sguardo lungimirante: «Di destra, cattolica e liberale» sintetizza il settimanale francese. Sotto, il titolone: «Le ragioni di un successo». D’altronde proprio il quotidiano transalpino, Le Figaro, l’aveva già definita: «Nuova donna forte d’Europa».
Lo scorso aprile, dunque, vola a Washington. È il primo capo di governo dell’Ue in visita alla Casa Bianca. La guerra dei dazi è appena cominciata. Il New York Times, che considera Donald un fellone, riassume: «Trump dà il benvenuto a un leader europeo che gli piace». Il Washington Post loda le capacità diplomatiche della premier italiana. Il Wall Street Journal osserva che è «meglio posizionata e assai più scaltra» di ogni collega maschio. Dall’Inghilterra il Financial Times concede: la visita ha fatto ammorbidire il truce presidente. Il tedesco Die Welt aggiunge: «Ha smentito tutti coloro che prevedevano il suo inevitabile fallimento». Anche le televisioni più importanti del pianeta non si sottraggono. Per l’americana Cnn è «populista, conservatrice e abile stratega». Mentre la Bbc la definisce «Trump whisperer»: colei che può influenzare l’imprevedibile presidente.

Del resto, già lo scorso dicembre, il New York Times titola: «In un’Europa senza timone, l’Italia ha il suo momento». Sommario: «Con Germania e Francia impantanate nella crisi, il governo Meloni appare come un’oasi di stabilità, capovolgendo il consueto schema del continente». Insomma, li avevamo abituati a pizza, mandolino e trasformismo. Per cambiare governo bastava uno stormir di maggioranza. Ma ora, incredibilmente, tutto fila liscio. Amazing. Intanto, l’Economist domanda: «Giorgia Meloni si rivelerà la carta vincente dell’Europa?». Il quesito è benevolo. Surprising. Torniamo indietro. Tre anni fa. Il settimanale inglese, poco prima della sua trionfale vittoria, dedica alla futura premier una copertina. Campeggia un altro interrogativo, stavolta retorico: «L’Europa deve preoccuparsi?».Obviously. A maggio 2024, però, la piazza tra Marine Le Pen, allora leader della destra francese, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea in cerca di riconferma. Sono «le tre donne che plasmeranno l’Europa». Al centro dei giochi c’è lei.

Ma il bacio sulla fronte arriva lo scorso ottobre: «Machiavelli sarebbe orgoglioso di Giorgia Meloni». Il sommario dettaglia: è molto più popolare di Emmanuel Macron, presidente francese in disarmo, e di Olaf Scholz, poi deposto cancelliere tedesco. Anche Politico, autorevolissimo a Bruxelles e dintorni, qualche anno fa inserisce la premier nel disonorevole elenco dei distruttori. Alla fine del 2024 però, la incorona «personalità più influente d’Europa». Ma l’elogio davvero sorprendente è quello del Guardian, storico quotidiano britannico di sinistra. Titolo amletico: «La mutaforme. Chi è la vera Giorgia Meloni?». Viene definita «pragmatica e capace». Negli ultimi tempi «ha sorpreso molte persone» diventando «il leader politico più in voga in Europa». E pensare che, proprio sul giornale inglese, l’indomabile Roberto Saviano aveva scritto una definitiva articolessa così intitolata: «Meloni è un pericolo per l’Italia e il resto d’Europa». Adesso non gli resta che rosicare sull’arcigna stampa tricolore.

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Panorama

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