Uccise la moglie gettandola poi dalla finestra, il pm chiede 24 anni per il marito di Sharmin Sultana

  • Postato il 29 aprile 2025
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sharmin sultana

Genova. Il sostituto procuratore Marcello Maresca ha chiesto 24 anni di carcere per Ahmed Mustak, accusato di aver ucciso la moglie Sharmin Sultana. L’accusa ha chiesto la condanna per l’omicidio con l’aggravante del legame affettivo bilanciata dalle attenuanti generiche. Il pm ha invece chiesto l’assoluzione dall’accusa di maltrattamenti che “nel corso del dibattimento non sono stati provati a sufficienza”. Il 6 maggio le repliche di parti civili e difesa, il 27 maggio la sentenza.

Maresca nella requisitoria durata circa un’ora e mezzo ha sottolineato come “il processo sia stato reso molto difficile” da “una differenza di cultura enorme” con riferimento alla comunità del Bangladesh che avrebbe inciso pesantemente sui testimoni del processo che hanno avuto ”estrema difficoltà a riconoscere l’obbligo di dire la verità” in un’aula di tribunale.

Un’altra difficoltà ha riguardato l’accertamento esatto di cosa sia accaduto la sera in cui Sharmin Sultana è morta, visto che Mustak ha fornito versioni anche molto diverse. Ricordiamo che in principio l’uomo aveva detto che la moglie si era tolta la vita ed era stato indagato solo diversi mesi dopo i fatti.

Nell’ultima versione fornita davanti alla Corte d’assise Mustak, assistito dall’avvocata Vittoria Garbarino, ha detto che la lite era cominciata con un calcio della moglie che lo aveva mandato a terra. Poi lui avrebbe afferrato Sharmin per i piedi e lei sarebbe caduta su un oggetto in pietra che si usa per pestare le spezie, una ‘pataputa’, battendo la testa e morendo sul colpo. Dalle consulenze medico legali tuttavia, pur essendo difficile accertare il tipo di lesione visto che alcune ore dopo la donna era stata gettata dalla finestra dal marito per simularne il suicidio, è comunque emerso che la semplice caduta non sarebbe stata sufficiente a una morte immediata con la copiosa perdita di sangue che ha provocato la morte di Sharmin.

Quindi – sottintende il pm – anche sulla lite Mustak potrebbe aver mentito e potrebbe essere stato lui a colpire la moglie con forza con un oggetto contundente fino a ucciderla. Per questo per Maresca si tratta di omicidio volontario.

Nell’interrogatorio davanti alla Corte d’Assise Mustak aveva raccontato poi di aver cucinato uova fritte e riso per i bambini che erano in un’altra stanza mentre il cadavere della moglie giaceva a terra nella stessa cucina. Mustak stamattina ha voluto rilasciare alcune spontanee dichiarazioni in aula, ribadendo in un italiano molto difficoltoso (nonostante potesse avvalersi dell’interprete) di “essere una brava persona, che ha sempre lavorato e di non aver fatto mai male a nessuno in vita sua” e che “un gruppo di amici di Sultana ha distrutto la mia famiglia”. E infine aggiungendo che era stata Sharmin a prendere “la pataputa da un cassetto per aggredirmi, non è vero che era già a terra come ho detto nell’interrogatorio”.

Una versione, ancora una volta autoassolvente, come quella intercettata in carcere mentre parla con la madre dove in sostanza dice che la moglie gli avrebbe teso una specie di agguato. Chiaramente nessun altro può raccontare quello che è accaduto in quella cucina. Oggi ha pianto di nuovo in aula Mustak, provocando una certa irritazione da parte del presidente della Corte Massimo Cusatti che lo ha ripreso più volte ricordando appunto che ad aver perso la vita è stata la Sharmin.

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Genova24

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