Ucraina, l’ex ambasciatrice Basile: “Meloni è furba e costruttivamente ambigua. Il Pd avrebbe fatto come lei su Gaza e su Trump”

  • Postato il 11 dicembre 2025
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Nel corso della trasmissione Battitori liberi, su Radio Cusano Campus, l’ex ambasciatrice Elena Basile interviene sul conflitto in Ucraina e sul piano di pace di Donald Trump, con un’analisi durissima delle scelte di politica estera dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica.
Basile apre definendo “sbalorditivo” il comportamento di Bruxelles sulla situazione a Kiev: “Mi sembra che Trump stia facendo uno sforzo per la situazione in Ucraina. È alquanto sbalorditivo vedere che l’Unione Europea non critica Trump per la sua dottrina militare relativa all’America Latina, né per il genocidio a Gaza e neanche per questa tregua che sembra soprattutto un protettorato coloniale. Non critica Trump per il suo atteggiamento di confronto aggressivo con la Cina per Taiwan, ma critica Trump perché sconfessa le politiche neoconservatrici americane“.

L’ex ambasciatrice si concentra poi sulla natura dell’espansionismo atlantico: “Cosa sono le politiche neoconservatrici americane? Sono l’espansionismo della Nato che, in base ai principi ipocriti e senza fondamento del liberal order, dovrebbero significare l’espansione della democrazia e dei diritti individuali. La Nato non è più l’alleanza militare offensiva utilizzata dagli anni ’90 in poi dopo la fine dell’Unione Sovietica per le guerre ad ampio raggio dei neocon americani, ma diventa ‘culla della civiltà’. Ed è veramente per me inquietante vedere tante belle persone, giornalisti di inchiesta, analisti e accademici, oltre ai diplomatici e ai politici, affermare che oggi l’essenza dell’Europa liberal democratica è l’Europa che difende l’espansionismo della Nato».

Basile lega questa impostazione direttamente alla guerra in Ucraina: “Secondo loro, questa guerra si può concludere solo con la disfatta della Russia, che invece come sappiamo sul campo sta vincendo. Bisogna continuare con una politica dei blocchi e utilizzare l’Ucraina, paese fallito, che oggi tutto è tranne che una democrazia, l’Ucraina svenduta agli interessi di potenze straniere, il popolo ucraino come carne da macello per continuare una guerra».
L’ex diplomatica ricorda come fino al 2008 le principali potenze dell’Europa continentale non condividessero l’ipotesi dell’ingresso di Kiev e Tbilisi nella Nato: “La Merkel, la Francia, l’Italia erano abbastanza inquieti per questa politica neoconservatrice di conflitto con la Russia, perché questi leader sapevano che era contraria agli interessi dei popoli europei. Dal 2014 in poi ha prevalso il colpo di Stato: l’Europa si allinea perché in ambito Nato vengono delle regole da sempre, l’egemone statunitense decide e l’Europa si allinea”.
Richiama anche il precedente della guerra in Iraq: “Fu infatti uno scandalo quando Francia, Germania e Belgio si rifiutarono di andare in guerra con l’Iraq. A quel tempo tutta la borghesia liberal democratica europea era contro le guerre neoconservatrici di Bush. Alla fine l’Europa non solo si è arresa, ma obbedisce ancora a dei poteri americani, ma quelli veri“.

Savino Balzano introduce poi la recente polemica sul mancato invito a Giorgia Meloni al vertice di Londra, riportando il commento critico di Corrado Augias. Basile risponde: “A me sembra terribile che Corrado Augias abbia questo da criticare alla Meloni, a lui forse piace invece che Merz incontri Netanyahu“.
E aggiunge una critica diretta alla retorica dei “volenterosi”: “Starmer, Macron e Merz non incontrano l’unico criminale di guerra riconosciuto, Putin (non si sa bene perché), in quanto, come sappiamo, non è comparabile quello che fa la Russia in Ucraina a quello che fa Israele a Gaza. Questi tre leader, che secondo Augias difendono i valori dell’Europa, sarebbero i buoni rispetto a una Meloni, non lo so, neofascista, che quindi non sposa i valori liberali e democratici».
L’ex ambasciatrice legge la postura della premier come un equilibrio tattico: “La Meloni fa benissimo a sostenere timidamente Trump e a non sganciarsi completamente, come ha fatto Orban, dallo stato profondo che è rappresentato dalle lobby delle armi. Da politica abile la Meloni cerca di non tradire la sua tradizione politica, che ha in Trump un punto di riferimento, e dall’altra sa benissimo che l’Europa potrebbe scalzarla dal potere, come ha fatto con Berlusconi, da un momento all’altro se lei veramente si opponesse a chi veramente comanda in Europa”.

Per Basile questa “ambiguità costruttiva” diventa un meccanismo di sopravvivenza politica: “La Meloni è forse quella un po’ più furba. Noi vorremmo degli uomini di Stato rispetto a Starmer, a Merz, a Macron che sono ridicoli“.
Secondo l’ex diplomatica, il comportamento delle leadership europee resta immutato indipendentemente dal colore politico: “Se ci fosse il Pd al potere, nei confronti di Gaza e di Trump sarebbe lo stesso“.
E conclude: “Non è vero che Starmer, la von der Leyen e Macron non fanno anche loro quello che fa la Meloni. Loro vanno in ginocchio a Washington, perché alla fine i dazi li pagano, perché alla fine cercano sempre di barcamenarsi tra quelli che sono i loro veri padroni, che sono delle burocrazie asservite ai poteri finanziari, alle lobby, e il presidente degli Stati Uniti è colui che decide la politica Nato”.

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Il Fatto Quotidiano

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