Ue, ecco la roadmap degli euroburocrati per rinunciare al gas russo

  • Postato il 6 maggio 2025
  • Di Panorama
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La Commissione Europea prosegue imperterrita nella sua sfida per rinunciare totalmente alle importazioni di energia russa. Oggi, a Strasburgo, è stata presentata una roadmap che delinea la strategia per eliminare completamente la dipendenza dal gas e dall’energia russa entro il 2027.

Prima dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’Unione Europea dipendeva fortemente dal gas russo, che rappresentava circa il 45% delle importazioni totali di gas. Subito dopo l’inizio dell’invasione, l’Ue ha avviato un processo di diversificazione energetica che ha portato a una significativa riduzione di questa dipendenza, complice anche il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2. Secondo i dati più recenti, la quota di gas russo nel mix energetico europeo è scesa al 19% nel 2024.

Nonostante i progressi, l’energia russa, in particolare il gas, continua a far parte del mix energetico dell’Unione. Le importazioni avvengono principalmente attraverso il gasdotto TurkStream e mediante spedizioni di Gas naturale liquefatto. Il motivo è molto banale: non esiste una fonte più economica. È interessante notare, infatti, che dopo un calo fino al 15% nel 2023, la quota di gas russo ha ripreso a crescere nel 2024, raggiungendo quasi il 19%, una tendenza che ha ovviamente scatenato le ire dei burocrati di Bruxelles.

La roadmap presentata oggi dal Commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, contiene diversi elementi:

Il piano include un impegno a proporre, entro giugno 2025, un divieto su tutti i nuovi accordi di importazione di gas russo e sui contratti spot entro la fine del 2025. Questa misura mira a interrompere immediatamente qualsiasi nuovo legame commerciale con fornitori russi. La roadmap prevede anche la presentazione di una proposta legale per vietare completamente le importazioni di gas russo e Gnl nell’ambito dei contratti esistenti entro la fine del 2027.

Un aspetto cruciale del piano riguarda l’assistenza alle aziende europee che hanno contratti in corso con Gazprom. La Commissione sta considerando vie legali per consentire alle società europee di invocare la “forza maggiore”, permettendo loro di terminare i contratti di gas russo senza incorrere in penalità. Il colosso russo dell’energia, Gazprom, ha infatti inserito quella che in gergo viene definita clausola “take-or-pay”, che obbliga gli acquirenti che vogliano recedere dal contratto a pagare per una significativa porzione del gas, anche se non viene consegnato.

Un’altra soluzione proposta nel contesto della roadmap è quella di rendere obbligatorio l’acquisto futuro di Gnl russo attraverso un sistema di acquisto congiunto dell’Ue, potenzialmente con una quota massima sui volumi.

Gli esperti, inclusa l’avvocato indipendente per l’energia Agnieszka Ason, hanno espresso forti dubbi sull’efficacia delle richieste di forza maggiore, dato il proseguimento delle forniture dalla Russia nonostante il conflitto in Ucraina. Le dispute legali tra Gazprom e aziende europee sono aumentate dall’inizio della guerra, con documenti giudiziari che indicano richieste di risarcimento per circa 18,5 miliardi di euro.

La strada è irta di ostacoli per Bruxelles, l’implementazione di sanzioni complete sul gas russo richiederebbe infatti il consenso unanime di tutti i 27 stati membri dell’Ue. Paesi come Slovacchia e Ungheria, infatti, che ancora ricevono forniture di gas russo tramite gasdotti, hanno ripetutamente rifiutato l’imposizione di tali sanzioni, non disposte a mettere a repentaglio le loro economie per la vanagloria bellicista di Bruxelles.

È sempre d’uopo sottolineare il cortocircuito mentale riguardo alle sanzioni energetiche imposte alla Russia: niente più petrolio dalla Russia, salvo poi comprare lo stesso petrolio “Ural” dall’India, dove l’oro nero di Mosca viene raffinato e riesportato a prezzo maggiore verso l’Europa. Niente più gas naturale dalla Russia, salvo aumentare le importazioni di Gnl dagli Stati Uniti e di gas dalla Norvegia, entrambi molto più costosi di quello russo.

Proprio per questo, l’azienda privata russa Novatek ha avuto vita facile a sviluppare con successo il redditizio settore del Gnl, guadagnando quote di mercato nell’Ue e mantenendo le consegne dopo l’invasione.

Insomma, nonostante gli sforzi dell’Ue, è molto probabile che il gas russo continuerà ad essere consegnato a molti Stati membri, che decidono di non sacrificare la propria economia per una guerra che non ritengono essere “loro”. Indubbiamente, i volumi saranno molto inferiori rispetto alle esportazioni pre-invasione, e a pagarne le conseguenze saranno i cittadini e gli imprenditori europei.

Autore
Panorama

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