Un aiuto concreto alla pace dall’Italia? Smettere di vendere le armi a Israele
- Postato il 21 maggio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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L’opposizione italiana attacca praticamente ogni giorno l’esecutivo Meloni, accusato (a ragione) di non fare nulla per fermare la guerra a Gaza sponsorizzata anche da Donald Trump, uno dei grandi alleati della Meloni. Bisogna però ricordare che il peso italiano nel contesto internazionale è comunque minimo: appare quindi giusto proporre delle azioni concrete che aiutino a fermare quello che appare sotto gli occhi di tutti come un vero e proprio genocidio. Qualcosa che sia più pratico e meno ideologico. Ebbene, cosa si potrebbe fare? Una cosa ci sarebbe: smettere di vendere le armi a Israele.
Un po’ di dati sulla vendita di armi a Israele
Stando ai dati diffusi dall’Istat, nel 2024 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore di 5,2 milioni di euro. Nel 2023 quel valore fu di 12,3 milioni di euro, nel 2022 di 16,8 milioni. Questi numeri fanno riflettere, anche se vanno analizzati nel dettaglio. Nella categoria merceologica “Armi e munizioni” monitorata dall’Agenzia delle dogane e dall’Istat ci sono infatti diverse sottocategorie. Si va dalle “Armi da guerra” fino alle “Armi bianche”, alle pistole, alle “mitragliatrici da guerra”, fino a “sciabole, spade, baionette, lance ed altre armi bianche, loro parti e foderi”, per arrivare anche a “Bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi i pallettoni, i pallini da caccia e le borre per cartucce”. Si tratta quindi di una componente che include sia armi comuni sia quelle militari.
Tra queste “Armi e munizioni”, una larga fetta è comunque costituita da armi da guerra. A spiegarlo è il sito Altraeconomia che cita Giorgio Beretta, un analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere. Beretta spiega che i rapporti economico-militari tra Italia e Israele si sono intensificati “da quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si recò nel 2003 a Tel Aviv e poi firmò nel giugno di quell’anno il ‘Memorandum d’intesa con Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa’”.
Certo, poter interrompere la filiera della guerra è difficile e comporta dei rischi economici importanti, visto il peso che ha l’industria delle armi sull’economia italiana. Ma questo è l’unico reale passo concreto che si potrebbe fare. Israele cercherà altri fornitori ma l’Italia, in questo modo, si tirerebbe fuori dalle responsabilità dirette che ha insieme a tutti i Paesi che stanno permettendo all’esercito israeliano di combattere Hamas provocando al contempo decine di migliaia di vittime civili.
Il nostro Paese a quel punto potrebbe continuare a fornire, come ha fatto in questi mesi, solo aiuti umanitari e sanitari. Perché al momento quello che stiamo facendo è bombardare Gaza con una mano e con l’altra provare a soccorrere i feriti o chi rimane là tra le macerie. Non fornire più armi ad Israele, un consiglio utile da rivolgere all’opposizione. Chissà se Conte, Elly Schlein e Fratoianni ci leggono.
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