Un ex corridore accusa Pogacar e UAE di tecniche di "iper-medicalizzazione": "Zone grigie, nessuno ne parla"

  • Postato il 31 luglio 2025
  • Di Virgilio.it
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Quel sorriso forzato, quasi nascosto e mai mostrato con orgoglio e soddisfazione, qualche domanda la fatta sorgere. Perché mai Tadej Pogacar non ha mostrato la minima gioia ogni volta che è salito sul podio del Tour de France? Se lo sono chiesti in tanti, e una risposta che possa essere considerata risolutiva non esiste. Perché i pensieri che passano per la testa dello sloveno lì restano, senza che il mondo ne venga messo al corrente. Ma qualcosa deve essere successo per vedere Pogacar così triste e quasi scocciato nel momento in cui si materializzava la quarta vittoria assoluta nella classifica generale del Tour negli ultimi 6 anni.

Quel sorriso perduto sui podi del Tour: dove sta la verità?

Qualcuno dirà: a furia di vincere, ci si stanca anche di far festa. È un po’ come chi mangia caviale tutti i giorni: alla lunga, anche il piatto più prelibato diventa noioso e stancante. Chiaro però che la “tristezza” di Pogacar affonda radici altrove: intanto in una condizione fisica non propriamente al top, che il freddo dell’ultima settimana di Tour non è che abbia aiutato a rigenerare.

Ma secondo Matxin Fernandez, team manager dell’UAE Team Emirates XRG, un’altra ragione è diretta conseguenza della tattica che ha dovuto seguire in corsa. “Avendo un vantaggio tanto rassicurante, chiaramente nelle ultime tappe s’è visto costretto a giocare di rimessa e a controllare i propri rivali. Insomma, non poteva attaccare e questo sicuramente ha influito sul suo umore generale. Il vantaggio corposo su Vingegaard maturato nelle prime due settimane ha finito per anestetizzare la corsa di Tadej, che chiaramente non s’è divertito”.

Per uno abituato ad attaccare anche da lontano, non certo lo scenario migliore possibile. “Il problema è dato dal fatto che Pogacar, con i suoi favolosi attacchi da lontano, ha finito per generare aspettative che pure in un Tour non possono essere soddisfatte, perché un conto è scattare a 80 km dall’arrivo in una classica, un conto è farlo in una tappa di un grande giro”.

Bower, attacco frontale: “In gruppo tutti sospettano la UAE…”

Vera o presunta che sia la tesi di Matxin, lo sguardo incupito di Pogacar non è passato inosservato. E chissà che non c’entrino anche le accuse che da qualche tempo ormai continuano a piovere su di lui e in generale sui metodi utilizzati dalla UAE per preparare le gare stagionali. A lanciare il sasso stavolta è stato Eric Bower, ex ciclista a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, successivamente team manager della Cofidis e presidente del sindacato dei corridori.

“In gruppo tutti ne hanno abbastanza del ritmo imposto dagli uomini UAE e dalle loro continue vittorie”, ha fatto sapere al quotidiano Le Parisien. “L’atmosfera è cupa, monotona e anche un po’ sospettosa. Vorrebbero tutti essere convinti che le prestazioni di Pogacar siano limpide, ma viste le persone che lo circondando avanzare dubbi è più che mai lecito”. Il riferimento è a Mauro Gianetti, diesse del team emiratino, che in passato ha avuto a che fare alla Saunier Duval con questioni legate al doping.

“Se senti quello che dicono in casa UAE, le parole sono sempre quelle: Pocagar si allena meglio, ha un’alimentazione migliore e un gruppo squadra superiore. Insomma, le stesse cose che si sentivano dire della US Postal o della Discovery ai tempi di Armstrong. Essere scettici è il minimo”.

“Il doping è sempre avanti”: Bower, l’attacco è frontale

Bower ha rincarato ulteriormente la dose, spiegando che in gruppo vige una sorta di omertà quando si parla dei metodi utilizzati dalla UAE: “C’è un’iper-medicalizzazione della preparazione, una sorta di zona grigia nella quale non si sa realmente cosa succede. Nessuno dice nulla perché se prova ad alzare la voce prenderebbe uno schiaffo in faccia.

I laboratori stanno cercando di capirci di più, ma il doping è sempre stato avanti ai controlli, pertanto li ritengo obsoleti e non in grado di riuscire a smascherare eventuali pratiche illecite”. Pogacar per ora non ha risposto, ma chissà se dietro quei sorrisi persi non ci fosse anche qualche accusa che l’ha fatto star male più di altre.

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Virgilio.it

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