Un Padre tra le Tempeste: I Giovani Europei Raccontano Papa Francesco e il Futuro della Chiesa
- Postato il 27 aprile 2025
- Curiosità
- Di Paese Italia Press
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di Fr@ncesco Mazzarella
Ho l’onore e il piacere di far parte di un gruppo web in cui ci chiamiamo grappolo web, in quanto tutti diversi ma con un unico filo che ci unisce: il desiderio di creare relazioni vere anche sul web, ho posto ai miei compagni di viaggio, ragazzi tra i 18 ed i 24 anni una domanda semplice:
“Chi era per te Papa Francesco, e che timore hai per il futuro “
“Ci ha ascoltati davvero”
Anna, 22 anni, Spagna
“Per me Papa Francesco è stato come un nonno che ti guarda con occhi buoni anche quando sbagli. Ha parlato di misericordia, di amore concreto. Quando ero più piccola pensavo che la Chiesa fosse solo regole e giudizi, ma lui ha rotto il muro. Sento che mi ha dato il permesso di credere anche nei miei momenti peggiori.”
Lucas, 19 anni, Francia
“Io non sono un grande praticante. Però quando Francesco parlava di ambiente, di proteggere la Terra, sentivo che parlava anche a me. Non solo ai fedeli. Ha fatto della Chiesa qualcosa che riguardava il mondo intero, non solo chi va a Messa.”
“Ha cambiato il linguaggio della fede”
Martina, 20 anni, Italia
“Francesco ha capito che noi giovani non vogliamo discorsi lontani. Ha usato parole semplici, ha sorriso, ha pianto. Quando ha detto ‘Chi sono io per giudicare?’, io ero piccola, ma quella frase mi è rimasta dentro. Sognavo una Chiesa così.”
Peter, 24 anni, Germania
“Mi ha colpito come parlava di ‘incontro’. Non di dottrina, non di ideologie. Mi ha insegnato che il cristianesimo è relazione viva, non un sistema chiuso. Anche adesso, ogni volta che sono in crisi, mi viene in mente: ‘Incontra l’altro, non chiuderti’.”
“Le nostre paure? Restare senza guida”
Nina, 21 anni, Croazia
“La mia paura più grande è che la Chiesa ora torni indietro. Che si chiuda di nuovo nelle sue regole e dimentichi di amare prima di giudicare. Francesco non ha cambiato tutto, ma ha aperto porte. Se dopo di lui verranno chiuderle… sarebbe un disastro.”
Erik, 18 anni, Svezia
“Io sono appena diventato adulto. Ho visto come Francesco cercava sempre di costruire ponti, di parlare ai lontani. Ho paura che, senza di lui, molti giovani come me si sentano di nuovo esclusi. La Chiesa non può permetterselo.”
“La speranza che resta”
Clara, 23 anni, Portogallo
“Anche se un giorno la Chiesa cambierà ancora, dentro di me ormai qualcosa è acceso. Francesco mi ha insegnato che Dio non è una minaccia, ma una possibilità. Questo non me lo potrà togliere nessuno.”
Tomás, 20 anni, Polonia
“La Chiesa è fatta di persone, non solo di papi. Francesco ha seminato. Ora sta a noi giovani far crescere quello che ha piantato. Con coraggio, senza paura.”
“Non ci ha dato risposte, ma la voglia di cercarle”
Isabella, 18 anni, Belgio
“Mi aspettavo che un Papa desse sempre delle risposte nette. Invece Francesco ha fatto domande. Ci ha sfidati a pensare, a non accontentarci. Mi ha fatto capire che cercare Dio è una strada infinita, non una lista di cose da fare.”
Mateo, 22 anni, Romania
“Il suo modo di parlare non era mai di chi voleva insegnare dall’alto. Era come un fratello più grande che ti racconta la vita. Con lui la fede mi è sembrata meno un obbligo e più una scoperta.”
“Un’eredità da custodire”
Elena, 19 anni, Grecia
“Se penso al futuro, spero che la Chiesa continui ad essere un posto dove puoi portare le tue ferite senza vergognarti. Francesco ha tolto la paura di non essere perfetti. Vorrei che questo rimanesse vero anche dopo di lui.”
Leonard, 23 anni, Irlanda
“Ci ha insegnato che essere cristiani non è separarsi dal mondo, ma immergersi nelle sue ferite. È un’eredità gigantesca. Sarebbe un peccato dimenticarla.”
Mentre Papa Francesco lascia lentamente la scena globale, questi giovani – così diversi tra loro ma accomunati da una stessa sete di autenticità – sanno che il suo messaggio più potente non si trova nelle encicliche o nei gesti eclatanti. Vive, piuttosto, nella libertà nuova con cui si avvicinano a Dio e al prossimo.
Il futuro della Chiesa, incerto e complesso, dipenderà anche da loro: dalla loro capacità di custodire l’essenziale, di rifiutare ogni ritorno alla paura e di osare, ancora una volta, il Vangelo come esperienza viva.
In fondo, come disse una volta Francesco stesso: “La fede è una fiamma che si accende toccandosi l’un l’altro.”
E questi ragazzi, la loro fiamma, l’hanno appena iniziata ad accendere.
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