Un posto in più nell’Ue: passi avanti nel processo di allargamento

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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Un posto in più nell’Ue: passi avanti nel processo di allargamento

Bruxelles. Montenegro, Albania, Ucraina e Moldavia stanno facendo grandi passi avanti nel processo di adesione all’Unione europea, al punto che i primi due paesi potrebbero entrare prima del 2030 se rispetteranno la tabella di marcia delle riforme da realizzare per diventare un nuovo stato membro. La Commissione oggi presenterà il suo pacchetto annuale sull’allargamento certificando i progressi e puntando il dito contro gli arretramenti o lo stallo di Serbia, Georgia, Macedonia del nord e Bosnia ed Erzegovina. Ma l’Ue rischia di mancare l’appuntamento dell’allargamento per le sue reticenze a procedere alle riforme interne di cui ha bisogno per poter funzionare a 32 o 35. Ennesima riprova: la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha deciso di rinviare le sue proposte per rivedere le politiche e la governance dell’Ue, che avrebbe dovuto presentare oggi con il pacchetto sull’allargamento. “L’allargamento è il miglior investimento geopolitico che l’Ue può fare”, dice spesso il presidente del Consiglio europeo, António Costa. L’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022 ha risvegliato gli europei sulla perdita di influenza nel loro vicinato.

  

Per quasi due decenni hanno esitato sull’allargamento. Russia e Cina ne hanno approfittato per infiltrare e destabilizzare le giovani democrazie ai confini dell’Ue ed espandere la loro influenza economica e politica. Fino alla guerra di Putin. Lo status di paese candidato offerto all’Ucraina e alla Moldavia ha rilanciato il processo di adesione per tutti (tranne per la Turchia). La Commissione ha ricominciato a dettare i “compiti a casa” che i candidati devono realizzare per aderire. Il quadro che sarà tracciato oggi con il pacchetto allargamento è sostanzialmente positivo. Il Montenegro è il primo della fila: la Commissione ritiene che sia in grado di chiudere i negoziati alla fine del 2026. Nel prossimo anno si dovrà iniziare a scrivere il trattato di adesione e l’ingresso potrebbe avvenire già nel 2028. Anche l’Albania ha realizzato un impressionante progresso sotto il premier Edi Rama.

  

Tutti i capitoli negoziali potrebbero essere chiusi alla fine del 2027 e l’ingresso potrebbe avvenire nel 2029. La Commissione sottolineerà la velocità record con cui Ucraina e Moldavia stanno realizzando le riforme necessarie per entrare nell’Ue: entrambe sono pronte ad aprire tutte le serie di capitoli negoziali (i cosiddetti “cluster”) nel corso di questo mese, nonostante la guerra di aggressione di Putin contro Kyiv e quella ibrida contro Chisinau. Nell’allargamento non ci sono solo progressi. La Commissione spiegherà che il processo di adesione della Macedonia del nord si è arrestato, dopo l’arrivo di un governo nazionalista. La Bosnia ed Erzegovina sta facendo piccoli passi avanti, ma gli accordi di Dayton (che avevano posto fine alla guerra) hanno creato una struttura istituzionale che è diventata un ostacolo per le riforme necessarie a entrare nell’Ue. Il più grande problema è la Serbia.

  

La Commissione si sforza di tenere un tono positivo nei confronti del presidente, Aleksandar Vucic, per non spingerlo ulteriormente nelle braccia di Russia e Cina. Ma il rapporto sulla Serbia dirà che il paese ha registrato un “arretramento parziale” sulle condizioni per entrare nell’Ue, in particolare democrazia e libertà fondamentali, e che Belgrado deve fare una scelta strategica tra l’Ue e la Russia. La Georgia, invece, si è già allontanata dall’Ue con il governo filorusso di Sogno georgiano e la repressione dell’opposizione. Il processo è di fatto sospeso con la Georgia, come con la Turchia dal 2018 per le preoccupazioni legate alla deriva autoritaria di Recep Tayyip Erdogan.

  

Se sul piano tecnico il rilancio della politica di allargamento è un successo, sul piano politico l’Ue corre il pericolo della paralisi. Il veto del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, impedisce all’Ucraina e alla Moldavia di aprire i capitoli negoziali, compromettendo il principio dell’allargamento “basato sul merito” e facendo venire meno gli incentivi per adottare altre riforme difficili. Inoltre, finora von der Leyen ha dimenticato l’altra parte dei “compiti a casa”: compiti che l’Ue deve fare per prepararsi all’ingresso dei nuovi membri. Nel linguaggio brussellese si chiama “capacità di assorbimento”. Il Parlamento europeo ha approvato un rapporto in cui raccomanda modifiche mirate dei trattati.

  

Ma von der Leyen è reticente, perché sa che il tema è indigesto per gli stati membri. Il rinvio delle proposte che erano state programmate per oggi è un segnale negativo. “Possiamo avere per la prima volta nella storia un’Europa unificata”, ma “dobbiamo restare credibili”, spiega al Foglio un responsabile dell’Ue: “Saremo in grado di mantenere la parola?”. Tra veti di Orbán e “compiti a casa” dimenticati, il rischio è di mancare l’appuntamento con la storia e la geopolitica.

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Il Foglio

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