“Una comune donna ha tirato giù un principe”: il principe Andrea e l’ex moglie Sarah Ferguson in “esilio bucolico forzato” dopo la cacciata di Re Carlo
- Postato il 31 ottobre 2025
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 - Di Il Fatto Quotidiano
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                                                                            “Senza fretta ma secondo giustizia”. Questa sarebbe stata l’indicazione che ha condotto re Carlo III a prendere carta e penna per liquidare il fratello dalla corona togliendogli titoli e meriti. Una decisione tardiva perchè necessariamente oculata, sarebbe la spiegazione arrivata da fonti vicine a Buckingham Palace che mostrano tutta la loro vicinanza ad un re anziano, malato e ora anche affaticato da tutta la faccenda legata ad Andrea Mountbatten Windsor. Non più principe, non più duca di York, non più Conte di Inverness, nè Barone di Killyleagh, nè membro dell’Ordine della Giarrettiera nè Cavaliere della Gran Croce dell’Ordine Vittoriano. E nemmeno eroe di guerra per il suo contributo durante la guerra delle Falklands.
Andrea Mountbatten Windsor, il primo cognome ereditato dal padre che aveva preteso che i figli lo portassero insieme a quello della casata reale, verrà trasferito quanto prima in una tenuta di proprietà di suo fratello, il sovrano. Volente o nolente, Andrea verrà trasferito in un “esilio bucolico forzato” nelle campagne del Norfolk, nella tenuta di Sandringham. A mantenerlo ed occuparsi di lui sarà il sovrano e lo farà di tasca sua.
Oltre vent’anni di vita lussuosa, senza avere i soldi necessari per mantenere certi standard e a danno dei contribuenti e delle casse del Crown Estate,  sono stati troppi. Il Royal Lodge e le sue 30 stanze nel parco di Windsor verrà liberato dalla scomoda presenza di Andrea e della sua ex moglie Sarah Ferguson, al più presto.
Di lei si occuperanno le figlie o chi vorrà, la sua presenza a corte non è più necessaria, nè gradita ed il divorzio definitivo con l’ex marito ormai sancito.
Le relazioni pericolose e persistenti della coppia di “narcisisti e spendaccioni” di corte hanno superato la misura di tolleranza adottata da Elisabetta II, che per questo figlio aveva un debole e quella di Carlo III, che alla morte della madre aveva ereditato la patata bollente.
Le bugie scandite con la faccia della presunzione per lignaggio e dell’arroganza per temperamento, che Andrea ha snocciolato davanti alle telecamere della Bbc nel 2019 sono state sufficientemente smascherate. L’allora principe, davanti alla giornalista Emily Maitlis, candidamente negava di avere ancora rapporti con il pedofilo Jeffrey Epstein, fatti smentiti dai “file” desecretati dal comitato americano e dalle foto pubblicate successivamente. Davanti alle telecamere Andrea insistentemente negava di avere mai conosciuto Virginia Giuffrè, la grande accusatrice del traffico di minorenni del quale lei stessa era stata vittima e che si è tolta la vita lo scorso aprile.
In sua memoria, la donna ha lasciato un ultimo libro autobiografico, Nobody’s Girl: qui ogni dettaglio della sua vita nell’orbita di Epstein e Ghislaine Maxwell viene scritto con crudezza e senza lesinare. Una vita da “schiava del sesso” costretta a partecipare ad “orge” e subire pratiche “sadomaso”.
Ieri, all’annuncio della decisione della famiglia reale di sbarazzarsi di Andrea avviando il processo di dismissione dei suoi titoli e della sua presenza a corte, il fratello di Virginia Giuffrè ha preso il posto dell’ex principe davanti a quelle stesse telecamere e con la voce rotta dalla commozione ha restituito giustizia alla compianta sorella.
“Una vittoria senza precedenti nella storia” ha commentato Sky Roberts tra le lacrime, aggiungendo che “una ragazza normale, di una famiglia normale ha tirato giù un principe. Siamo molto fieri di lei”. Eppure, questo ancora non basta per la famiglia Roberts e per i tanti indignati dal mancato processo nelle aule di giustizia. Carlo III spera di chiudere la partita così, cancellando il fratello e nascondendolo in campagna, ma sono ancora troppe le domande in attesa di risposta e i nomi altisonanti da rivelare. Il re e la regina hanno fatto un passo atteso da tempo, scrivendo a chiare lettere tutta la loro solidarietà e vicinanza alle vittime e ai sopravvissuti di abusi e violenze, magari un giorno inviteranno a corte i familiari di Virginia Giuffrè, ma sono le aule di giustizia che devono fare il resto.
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