Una nuova speranza contro la cachessia tumorale: scoperto all’Università di Torino un meccanismo molecolare chiave
- Postato il 13 novembre 2025
- Salute
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Un team di ricercatori dell’Università di Torino e dell’Università del Piemonte Orientale ha compiuto un passo significativo nello studio della cachessia tumorale, grave sindrome metabolica che colpisce fino all’80% dei pazienti con cancro in stadio avanzato, provocando perdita di massa e forza muscolare. La ricerca, appena pubblicata su Nature Metabolism, identifica nei mitocondri — le centrali energetiche delle cellule — un nuovo meccanismo molecolare alla base della malattia.
La cachessia tumorale accompagna numerose forme di cancro, in particolare pancreas, colon e polmone, e contribuisce direttamente al 20-30% dei decessi correlati al cancro. Si manifesta con una progressiva riduzione di peso e massa muscolare, affaticamento e minore tolleranza ai trattamenti oncologici. Nonostante la sua diffusione — nel 2023 si stima che circa un milione di pazienti europei ne abbia sofferto — ad oggi non esistono terapie risolutive, per via della complessità dei meccanismi molecolari coinvolti.
Lo studio
Lo studio, condotto presso il Molecular Biotechnology Center (MBC) e il Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Salute (DBMSS) dell’Università di Torino, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Traslazionale (DiMeT) dell’Università del Piemonte Orientale, ha visto la partecipazione di un ampio team multidisciplinare coordinato dal Professore Andrea Graziani e guidato dai ricercatori Elia Angelino e Lorenza Bodo. La ricerca ha coinvolto più di venti laboratori tra Italia e Stati Uniti, tra cui l’Università di Padova, Milano, l’Ospedale San Raffaele e i National Institutes of Health (NIH). Il progetto è stato finanziato da Fondazione AIRC e dal programma PNRR – Age-It “Ageing Well in an Ageing Society”.
I ricercatori hanno scoperto che la disfunzione mitocondriale nei muscoli dei pazienti cachettici deriva dall’inibizione di una via di segnalazione intracellulare controllata dall’adenosina monofosfato ciclico (cAMP). Questa via è fondamentale per mantenere il numero e la funzionalità dei mitocondri nel muscolo scheletrico. Esperimenti su modelli animali e cellule umane hanno dimostrato che riattivando la segnalazione del cAMP è possibile ripristinare la funzionalità mitocondriale e la forza muscolare, aprendo nuove prospettive terapeutiche.
La spiegazione
“Abbiamo osservato anni fa che alcuni fattori rilasciati dai tumori alterano la segnalazione nelle cellule muscolari — racconta Elia Angelino —. Questo studio ci ha permesso di identificare un nuovo meccanismo molecolare che contribuisce alla cachessia tumorale, un tassello importante per comprendere questa complessa sindrome”.
Secondo i ricercatori, la cachessia potrebbe essere vista come una competizione tra tumore e organi del corpo per le risorse energetiche: il tumore dirotta l’energia immagazzinata nei muscoli, riducendo la capacità di questi ultimi di svolgere le proprie funzioni, dalla deambulazione alla respirazione, peggiorando la qualità della vita dei pazienti.
“La novità del nostro lavoro — aggiunge Graziani — è aver chiarito i meccanismi molecolari che nei muscoli oncologici riducono la produzione di energia, indipendentemente dal tipo di tumore. Comprendere questo processo apre la strada a nuove strategie farmacologiche per contrastare la perdita muscolare”.
I risultati potrebbero avere implicazioni anche in altre condizioni caratterizzate da perdita muscolare, come insufficienza cardiaca, broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD), malattie renali croniche, infezioni virali croniche e persino sarcopenia legata all’invecchiamento.
“La ricerca richiede pazienza e resilienza — conclude Lorenza Bodo —. Vedere oggi che anni di lavoro hanno prodotto risultati rilevanti per la comunità scientifica è una grande soddisfazione”.
Lo studio rappresenta un esempio concreto di come la ricerca di base possa generare conoscenze con potenziali ricadute cliniche, sottolineando l’importanza della collaborazione tra università e istituzioni nazionali e internazionali nella costruzione di percorsi di ricerca integrati e innovativi.
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