UNICAL VOICE – “Non lasciamoli morire”: cani abbandonati e appelli di adozione

  • Postato il 19 agosto 2025
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UNICAL VOICE – “Non lasciamoli morire”: cani abbandonati e appelli di adozione

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Emergenza randagi a Cosenza: appelli quotidiani sui social, ma tra burocrazia e silenzi istituzionali i cuccioli continuano a morire.


Una richiesta di aiuto online. L’ennesima quest’estate. «Ho trovato questi cuccioli in strada, qualcuno mi aiuti a farli adottare». È questo quello che si legge quasi ogni giorno sui gruppi Facebook locali di Cosenza e provincia.

L’ultimo appello: una madre e sette cuccioli trovati in contrada Serra Soprana, vicino il palazzetto dello sport di Cosenza. Alcuni cittadini, più civili di chi ha dato il via a questa generazione di randagi, abbandonandoli per strada, si stanno prendendo cura di loro, ma momentaneamente.

«Mantenere un cane è già molto costoso, immaginarsi otto», afferma qualcuno tra i volontari. E in effetti, a occuparsi di questi animali sono sempre le stesse persone: chi ha un po’ di sensibilità e poco altro. Chi offre cibo, chi si limita a una ciotola d’acqua davanti al cancello, chi contatta amici e autorità nella speranza che qualcuno raccolga l’appello.

Dei sette cuccioli trovati, quattro sono già morti. Troppo caldo, troppa strada, troppo abbandono. I tre rimasti, insieme alla madre, vivono tra la banchina e il parcheggio di una zona trafficata, spostandosi a fatica tra un pericolo e l’altro. Tra un pazzo che sfreccia con l’auto come se la strada fosse sua proprietà e qualche ragazzino che si diverte a torturare animali per strada.

Le istituzioni sono state avvisate. Un sopralluogo dei vigili urbani, qualche parola di circostanza e poi il silenzio. Non possono intervenire, dicono, perché c’è la madre con loro. Non è chiaro però, affermano i cittadini, cosa debba succedere prima che la presenza di animali randagi in mezzo alla strada venga considerata un’urgenza.

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UN FENOMENO CHE RIGUARDA TUTTO IL SUD

Anche le associazioni animaliste, strette tra burocrazia e carenza di risorse, possono fare poco. La legge regionale 45 del 2023 impone che solo rifugi autorizzati dall’Asp possano accogliere animali. I volontari, di fatto, rischiano multe se agiscono in autonomia e spesso, affermano «ci ritroviamo il giardino con tre o quattro randagi. Cuccioli, adulti, anziani, malati e qualche volta fortunatamente in piena salute che però non possiamo curare per sempre con le nostre sole risorse personali».

I post sui social si moltiplicano ogni estate, sempre di più, soprattutto al Sud Italia. Appelli, foto di cucciolate abbandonate, richieste disperate di aiuto. Ma dietro ogni post c’è un problema concreto e sommerso. Secondo il rapporto “Animali in Città 2023” di Legambiente, in Italia sono stati abbandonati 85.000 cani in un solo anno, con un aumento dell’8,6% rispetto al 2022. La maggior parte di questi abbandoni si concentra proprio nelle regioni meridionali: Sicilia, Campania, Puglia, Calabria e Lazio.

Sempre secondo Legambiente, i cani randagi in Italia sono stimati in almeno 358.000 esemplari, con il Sud che registra le percentuali più elevate sia di cani vaganti sia di animali ospitati nei rifugi. La Calabria, in particolare, si conferma una delle regioni con il tasso più basso di restituzione degli animali al proprietario e con pochissime adozioni formalizzate.

Il fenomeno si amplifica nei mesi estivi, complici le partenze per le vacanze e la difficoltà, per molti proprietari, di gestire gli animali durante i viaggi. E sebbene le normative in materia di tutela degli animali esistano, la loro applicazione resta spesso debole o inesistente, specialmente nelle aree più periferiche. Cambiano i nomi dei quartieri, cambiano le foto, cambiano le descrizioni di questi cani, spesso demonizzati, ma la sostanza resta la stessa: «Abbiamo trovato dei cuccioli, non lasciamoli morire». E il rischio è che anche questa volta tutto si risolva in un lungo elenco di commenti: cuoricini, condivisioni, e tante promesse di autorità che si perdono nel vuoto.

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