UNICAL VOICE – Truffa via e-mail: gli studenti dell’Unical nel mirino

  • Postato il 12 agosto 2025
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UNICAL VOICE – Truffa via e-mail: gli studenti dell’Unical nel mirino

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Identità rubate. Truffa ai danni degli studenti dell’Unical tramite e-mail istituzionale: dati sensibili nel mirino degli hacker.


Un nome, un volto inesistente e un messaggio che suonava grave ed urgente: così è partita la truffa che negli ultimi giorni ha colpito studenti ed ex studenti dell’Università della Calabria. L’email, firmata con un nome e un cognome, annunciava che l’account Microsoft istituzionale stava per essere disattivato per pensionamento, laurea o trasferimento. Poi, l’appiglio per catturare la vittima: «I nostri archivi indicano che sei ancora studente/lavoratore, conferma subito per evitare la chiusura». Un click e ci si ritrovava su una finta pagina Microsoft, identica all’originale, dove inserire e-mail istituzionale, quindi il proprio codice fiscale, e la password.

Per chi cadeva nella trappola, il passo successivo era ancora più agghiacciante. Un’ulteriore e-mail, questa volta con dati sensibili di altri studenti: i codici fiscali prelevati precedentemente e un iban. Poi la richiesta di versare 850 euro entro il 12 agosto 2025. La pena? L’invio della pratica all’ufficio legale Unical.

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COSA DICE L’UNICAL DELL’ACCADUTO?

Il profilo ufficiale dell’Ateneo ha poi messo in guardia: «Falsa richiesta di pagamento tasse Unical: è una truffa. Le tasse universitarie si pagano solo attraverso i canali ufficiali Esse3 e sito dell’Ateneo». Poi via Outlook un avviso di effettuare l’autenticazione a due fattori per mettere gli account in sicurezza. Troppo tardi, però, per alcuni: in diversi casi sono scattate denunce per riottenere il denaro o almeno bloccare l’uso illecito dei dati.

Intanto, i corridoi virtuali e reali dell’università si sono riempiti di voci preoccupate. Segreterie e uffici tutor, presi d’assalto dalle telefonate. Ma il dubbio in molti studenti resta vivo: come hanno fatto i truffatori ad arrivare proprio agli indirizzi degli studenti ed addirittura degli ex studenti? Solo un caso o c’è stato un accesso non autorizzato a qualche banca dati dell’Ateneo? Domande che circolano nei gruppi whatsapp dei corsi di laurea e sui social, senza una risposta ufficiale da parte dell’università.

Per molti, oltre alla perdita economica, c’è il senso di violazione: la sensazione di essere stati osservati, selezionati e colpiti in un luogo istituzionale che dovrebbe essere sicuro. E per chi ci è cascato, alla rabbia si aggiunge l’imbarazzo di sentirsi ingenui: bastava notare dettagli fallaci come un mittente non ufficiale o una motivazione generica senza controllare i canali ufficiali, per capire che qualcosa non tornava. E mentre si parla di sicurezza informatica e protocolli di protezione, la paura si mescola alla macabra consapevolezza che, forse, qualcuno dall’altra parte dello schermo conosce già più di quanto si desidererebbe.

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