Unicredit-Alpha Bank. La lezione europeista della Grecia sulle banche
- Postato il 31 ottobre 2025
- Di Il Foglio
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                                                                            Unicredit-Alpha Bank. La lezione europeista della Grecia sulle banche
Il gruppo Unicredit guidato da Andrea Orcel è salito al 29,5 per cento di Alpha Bank, una delle principali banche della Grecia. Una mossa che potrebbe preludere a una di quelle integrazioni bancarie tra paesi tanto ben viste a Bruxelles quanto osteggiate dai governi. Da diversi governi, italiano, tedesco, spagnolo, ma non da quello greco, che ha da subito accolto favorevolmente l’investimento di Unicredit definendolo una sorta di “voto di fiducia” nei confronti del paese e un’opportunità di rafforzamento del sistema finanziario europeo. “Non a caso quest’anno assegneremo il Premio Bruno Leoni alla Grecia nelle mani del governatore della banca centrale, Yannis Stournaras”, dice al Foglio l’economista Nicola Rossi, consigliere del think tank del pensiero liberale. “Il paese ha fatto significativi passi avanti dal 2010 e oggi dimostra di avere intuito più di altri la necessità di completare l’unione bancaria e del mercato dei capitali".
Mentre gli altri si muovono in un’ottica domestica, la classe dirigente greca ragiona in termini europei più di altri e, forse, anche della stessa Germania”. Si potrebbe obiettare che è normale perché i due paesi hanno pesi molto diversi in termini di forza economica e che la Grecia viene da una profonda crisi che ha messo a repentaglio la stabilità dell’euro. “Vero, ma ha saputo riprendersi e camminare sulle sue gambe accettando di sottoporre la propria economia ad una profonda e socialmente costosa ristrutturazione e, al contempo, ha dimostrato di sapere contrastare le spinte antieuropeiste al suo interno: nel 2015 fu proprio Stournaras a difendere l’indipendenza della banca centrale greca da chi pensava di tornare alla moneta locale, la dracma. Insomma, la Grecia ha considerato la crisi come un’occasione per correggere gli squilibri economici e gettare le basi per un nuovo percorso di crescita che sta procedendo, nonostante le difficoltà, in un clima di apertura alla collaborazione con altri paesi Ue”.
Atene sta dando lezioni di europeismo alla Germania? “Un po’ è così – prosegue Rossi – anche se, parlando di banche, penso che si debba dare sempre tempo al tempo, in Grecia, così come in Germania”. Si spieghi meglio. “Un’integrazione crescente a livello europeo è inevitabile se si vuole reggere le sfide future. Credo sia chiaro a tutti: a Roma, come ad Atene, come a Berlino. E credo sia nell’interesse di tutti. Quelli che negli anni ‘10 erano paesi sotto osservazione, oggi sono esempi di stabilità. E viceversa”. Si riferisce ai segnali di incertezza di Francia e Germania? “Dico che di una integrazione crescente potremmo avere bisogno tutti in un domani e che i vantaggi di operazioni cosiddette cross border riguardano spesso tutte le parti in causa. Certo, le forme, i modi e i tempi non sono mai secondari ma l’alternativa è l’irrilevanza”.
In attesa che sul fronte tedesco si muova qualcosa, Unicredit si porta avanti in Grecia. In Alpha Bank, è prima salita al 20 per cento nel mese di maggio, dal precedente 9 per cento acquisito nel 2023, poi ha aumentato la sua partecipazione al 26 per cento in agosto e adesso, dopo avere ottenuto l’autorizzazione dalla Bce, è arrivata a un pelo dalla soglia oltre la quale è obbligatorio lanciare un’opa. Una prospettiva concreta, anche se i tempi, probabilmente, non saranno brevissimi, perché Unicredit sta ridefinendo tutta la sua strategia di crescita dopo il passo indietro su Banco Bpm. Ma a giudicare dai grandi acquisti su Alpha Bank alla Borsa di Atene (più 50 per cento in sei mesi), l’attesa sul mercato del grande passo c’è. Orcel sta guardando, dunque, fuori dall’Italia per crescere di dimensione e non perde occasione per criticare il protezionismo degli stati e qualche giorno fa ha detto che chi ostacola fusioni e acquisizioni non conosce le banche come funzionano.
In Grecia, ha spiegato in sintesi il banchiere, vedono l’investimento di Unicredit come qualcosa di positivo per il paese e per le imprese mentre in Italia questo non viene capito. “Per la verità, il processo di avvicinamento tra istituti di credito italiani e stranieri, segnatamente francesi, non mancano da noi e potrebbero tradursi in qualcosa di molto simile a una fusione transfrontaliera – conclude Rossi –. Io lo trovo un fatto positivo, ma porsi esplicitamente l’obiettivo di un rafforzamento a livello europeo e farlo in maniera trasparente, come mi pare stia facendo Unicredit, lo è ancora di più. Segnala la consapevolezza della rilevanza del momento che a volte sembra mancare alla politica europea”.
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