Urbanistica a Milano: anche il sindaco Beppe Sala nel registro degli indagati

  • Postato il 17 luglio 2025
  • Di Panorama
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Il terremoto giudiziario che da giorni scuote l’urbanistica milanese raggiunge il punto più alto: il nome del sindaco Beppe Sala risulta ufficialmente nel registro degli indagati. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, le ipotesi di reato contestate al primo cittadino sono false dichiarazioni e induzione indebita. Due accuse pesanti, che lo inseriscono a pieno titolo in un’inchiesta che coinvolge ventuno persone tra dirigenti comunali, professionisti, assessori e imprenditori, e che sta portando alla luce un sistema parallelo di gestione del potere urbanistico cittadino.

“È allucinante apprendere da un giornale di essere indagato”, ha dichiarato Sala al Corriere, mostrando sorpresa e irritazione. Ma a colpire non è solo la sua reazione. È la portata dell’indagine, il suo impatto su Palazzo Marino e le implicazioni politiche di un’operazione che sembra superare il confine tra amministrazione pubblica e interessi privati.

Il ruolo di Manfredi Catella e il gruppo Coima

Il ruolo di Manfredi Catella e del gruppo Coima, protagonisti della trasformazione urbana milanese, emerge con forza nelle carte dell’inchiesta. Catella, amministratore delegato di una delle più importanti società immobiliari italiane, gestisce fondi per decine di miliardi di euro, raccolti da investitori internazionali di grande rilievo come fondi sovrani di Singapore, Qatar e Abu Dhabi. La Procura indaga sul rapporto privilegiato tra Coima e alcuni esponenti della Giunta, evidenziando come questo intreccio possa aver condizionato scelte urbanistiche strategiche.

Al centro dell’inchiesta c’è anche la figura di Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio, la cui nomina sarebbe stata fortemente influenzata dall’assessore Giancarlo Tancredi, secondo gli inquirenti consapevole di trarre benefici illeciti da questa posizione. Marinoni stesso sarebbe coinvolto in conflitti di interesse, avendo ricevuto incarichi da Coima e altri imprenditori che potrebbero aver condizionato il suo giudizio tecnico.

Le accuse al sindaco: tra nomine sospette e pressioni sul progetto Pirellino

Il primo fronte riguarda la nomina di Giuseppe Marinoni alla presidenza della Commissione Paesaggio. Secondo la Procura, il sindaco avrebbe attestato falsamente l’assenza di conflitti d’interesse, pur essendo a conoscenza di elementi di incompatibilità. Sala si difende, affermando che la procedura di selezione dei componenti della Commissione non passa dal suo ufficio, ma da una struttura tecnica del Comune, e che il suo ruolo nella nomina sarebbe stato solo formale. “Il rapporto tra sindaco e Commissione Paesaggio è praticamente nullo”, ha sottolineato, definendo la ricostruzione “fuorviante”.

La seconda accusa, più insidiosa, riguarda il progetto per la riqualificazione dell’ex sede dei Servizi Tecnici Comunali, il cosiddetto “Pirellino” in via Melchiorre Gioia. L’area, ceduta nel 2019 dal Comune alla società immobiliare Coima, avrebbe dovuto ospitare un ambizioso progetto architettonico firmato da Stefano Boeri: la Torre Botanica. Un’operazione che si è presto scontrata con il parere negativo della Commissione Paesaggio, salvo poi riceverne uno favorevole — seppur condizionato — in tempi brevi.

È su questo cambio di orientamento che si concentrano le attenzioni della Procura. Le carte dell’inchiesta parlano chiaro: ci sono messaggi e intercettazioni tra i protagonisti del progetto. In uno di questi, Boeri scrive: “Bisogna che Beppe convochi Marinoni… io ho sentito anche Beppe”. Il giorno seguente, il parere cambia. La sequenza viene considerata dagli inquirenti come un possibile caso di induzione indebita: il sospetto è che il sindaco, attraverso la sua influenza, abbia sollecitato un riesame favorevole del progetto, in linea con gli interessi del promotore privato.

Il “Pgt ombra”: il sistema parallelo

Più che singoli episodi, però, l’indagine sembra descrivere un sistema. Le intercettazioni, le email e i messaggi analizzati dalla Procura raccontano di una gestione urbanistica parallela a quella ufficiale, definita dagli stessi protagonisti “Pgt ombra”. Un’espressione utilizzata senza remore, come in un messaggio del maggio 2023 in cui Marinoni scrive: “Stiamo attuando un Pgt ombra e con alte parcelle”. Un piano urbanistico non dichiarato, che avrebbe indirizzato progetti e pareri attraverso un circuito ristretto di relazioni tra tecnici, amministratori e imprenditori.

In questo schema, gli incarichi professionali — remunerati profumatamente — sembrano intrecciarsi ai tempi di approvazione dei progetti e all’orientamento dei pareri istituzionali. Un meccanismo che avrebbe funzionato come una scorciatoia al normale iter urbanistico, permettendo di bypassare ostacoli e ottenere approvazioni più rapide o più favorevoli. Secondo la Procura, si tratterebbe di un vero sistema, collaudato e capillare, capace di condizionare lo sviluppo della città e di trasformare l’urbanistica in leva di potere politico ed economico.

La replica del sindaco e il dibattito politico

Sala respinge ogni accusa. “Non ho mai avuto il numero di Marinoni”, ha ribadito. Sul progetto Pirellino, ricorda che l’area fu venduta nel 2019, ma che i lavori non sono mai partiti: “Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare”. L’amministrazione, ha precisato, ha anche già modificato le procedure urbanistiche proprio alla luce delle prime segnalazioni della magistratura, segno — secondo il sindaco — di una volontà di trasparenza.

Per ora, non sono previste dimissioni. Ma il clima è tutt’altro che sereno. Sala attende di leggere le carte, e di chiarire la propria posizione. Ha lasciato intendere che solo allora, con un quadro più chiaro, valuterà eventuali scelte politiche.

Il fascicolo tratteggia uno scenario di pressione sistemica. Al centro, la Commissione Paesaggio, che avrebbe cambiato orientamento su alcuni progetti solo dopo sollecitazioni dirette o indirette da parte di figure istituzionali. In particolare, il caso del “Pirellino” è emblematico. Il parere negativo iniziale venne trasformato in un via libera condizionato dopo il messaggio di Boeri a Sala, seguito da un’accelerazione inspiegabile delle tempistiche.

Per la Procura, non si tratta di un’anomalia isolata, ma di un modello operativo: la politica che interviene, l’architetto che sollecita, la struttura comunale che si adegua. In questo contesto, anche figure come l’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi, il progettista Alessandro Scandurra, l’immobiliarista Andrea Bezziccheri e il manager tecnico Federico Pella avrebbero avuto un ruolo strategico. Non una semplice convergenza di interessi, ma — secondo l’ipotesi degli inquirenti — un coordinamento costante e funzionale a favorire specifici soggetti economici.

La notizia ha avuto un effetto dirompente anche a livello politico. Il centrodestra ha immediatamente chiesto le dimissioni del sindaco, parlando di “un’amministrazione delegittimata”. Diversa la linea del Partito Democratico e della maggioranza, che chiedono di attendere l’esito degli sviluppi giudiziari e si dicono certi che Sala saprà dimostrare la propria estraneità.

Le prossime tappe dell’inchiesta

Gli interrogatori degli indagati sono fissati per il 23 luglio, giorno in cui il giudice per le indagini preliminari deciderà anche sulle sei misure cautelari richieste dalla Procura. Tra queste, i domiciliari per Tancredi e Catella, mentre per altri quattro professionisti è stato chiesto il carcere. Una data che potrebbe cambiare gli equilibri dell’amministrazione, ma anche ridisegnare l’intero scenario politico milanese.

Infine, l’attuale indagine si collega a un più ampio filone aperto a marzo, con l’arresto dell’ex direttore dello Sportello Unico Edilizia, che aveva portato alla luce tentativi di condoni edilizi e reti di potere opache.

Autore
Panorama

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