Ursula von der Leyen supera la sfiducia e salva il mandato, ma l’Europa è sempre più divisa
- Postato il 10 luglio 2025
- Di Panorama
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La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha tremato, ma alla fine il Parlamento europeo ha respinto la mozione di sfiducia presentata da Gheorghe Piperea, del partito rumeno Aur, membro del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Il messaggio, tuttavia, è arrivato forte e chiaro.
A tenere in piedi la Presidente sono stati i voti di 360 europarlamentari, che hanno votato contro la mozione, a favore solamente 175, con 18 astenuti; quasi 200 i non presenti. Fondamentali sono stati i voti del Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, con i quali Ursula e i suoi fedelissimi hanno trattato tutta notte per evitare un’astensione di blocco.
Questa eventualità avrebbe lasciato il sostegno alla von der Leyen solamente al voto del centrodestra del Partito Popolare europeo e dei centristi di Renew Europe. La mozione sarebbe stata comunque bocciata, mancando la maggioranza necessaria di due terzi dei voti favorevoli, la la “maggioranza Ursula” ne sarebbe uscita profondamente spaccata. La contropartita ottenuta dai socialisti è stata la garanzia che i soldi del “Fondo Sociale” non verranno intaccati nel prossimo bilancio settennale dell’Ue.
I partiti italiani hanno votato in maniera sparsa. Forza Italia e Partito Democratico hanno votato contro la mozione, Fratelli d’Italia non ha partecipato al voto, in una dichiarazione di Carlo Fidanza, capogruppo FdI all’Europarlamento, si legge: “Il voto odierno non è la nostra battaglia e le nostre delegazioni non hanno partecipato alla votazione”. A favore della mozione una parte dei 5 Stelle, così come la Lega. Il voto a favore di Fratelli d’Italia rientra nel tentativo più ampio di “spostare a destra” la Commissione, come anche indirettamente detto dal capogruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, Nicola Procaccini (FdI).
I primi risultati di questo tentativo si sono visti negli ultimi giorni, quando Renew, Socialisti e Verdi si sono riuniti all’Europarlamento per votare sulla procedura d’urgenza per accelerare l’iter della legge sul clima per il 2040, proposta bocciata. Così come è stato bocciato l’emendamento, sempre da sinistra, per togliere ogni riferimento al memorandum d’intesa fra Italia e Albania sull’immigrazione dal report dell’Ue sul Paese balcanico.
Tuttavia, sempre più voci in Europa si alzano contro le eccessive ingerenze della Commissione e della sua capa negli affari interni dei Paesi, contro l’eccessivo stiracchiamento nell’interpretazione dei trattati per portare avanti piani di riarmo e, ultimo ma non certo per importanza, contro la scarsissima trasparenza della Presidente nell’acquisto dei vaccini Pfizer contro il Covid.
La vicenda è ormai nota, dopo l’inizio dello scandalo Pfizergate il Tribunale dell’Unione Europea aveva annullato la decisione della Commissione europea (quindi di Ursula), che negava l’accesso ai messaggi di testo scambiati tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Gli Sms erano relativi alle trattative per il maxi-accordo sull’acquisto dei vaccini anti-Covid. Von der Leyen ha semplicemente fatto finta che tale decisione del tribunale non sia mai stata emessa, tanti saluti al tribunale e agli europei che chiedono chiarezza.
Dove invece sembra eccellere la von der Leyen è l’interferenza negli affari interni dei Paesi membri, ne sa qualcosa il Presidente ungherese Viktor Orban, più volte attaccato dall’establishment di Bruxelles in generale, e dalla von der Leyen in particolare, l’ultima volta per il gay pride di Budapest. Non a caso alla vigilia del voto il Presidente ungherese ha pubblicato un’immagine sui social che ritrae la Presidente della Commissione con la scritta “è tempo di andarsene”. Rimarrà ancora a Bruxelles, invece, Ursula.