Usa-India, è gelo: dazi, petrolio russo e minacce sui Brics
- Postato il 4 agosto 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


La settimana scorsa, Donald Trump ha annunciato dazi al 25% per Nuova Delhi. Non solo. Ha anche ventilato la possibilità di multe, facendo riferimento al fatto che India e Cina comprano energia da Mosca. Una posizione, quella americana, che ha irritato Nuova Delhi. Sabato, fonti governative del governo indiano hanno reso noto che l’acquisto di petrolio russo proseguirà, nonostante le pressioni statunitensi. “Si tratta di contratti petroliferi a lungo termine”, ha affermato una delle fonti alla Reuters. “Non è così semplice smettere di comprare da un giorno all’altro”, ha aggiunto.
Accordo commerciale ancora lontano
In tutto questo, le trattative tra Washington e Nuova Delhi per arrivare a un accordo commerciale stanno durando decisamente più a lungo del previsto. Secondo la Casa Bianca, i negoziati si sarebbero incagliati sui prodotti agricoli e caseari: adesso bisognerà attendere il 25 agosto prima che i colloqui riprendano.
Un’amicizia in bilico
Insomma, le relazioni tra Stati Uniti e India non stanno attraversando una fase esattamente idilliaca. Eppure, la nuova presidenza di Trump sembrava inizialmente orientata a tutt’altra prospettiva. Il premier indiano, Narendra Modi, è stato uno dei primi leader mondiali a essere stato ricevuto alla Casa Bianca dall’attuale presidente americano dopo il suo secondo insediamento. Nell’occasione, Trump definì Modi un “grande amico”. Inoltre, l’attuale amministrazione statunitense, nell’Indo-pacifico, sembrerebbe intenzionata a far leva sul Quad, di cui Nuova Delhi è parte integrante: a inizio luglio, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha infatti avuto un incontro con gli omologhi di India, Giappone e Australia. “I funzionari hanno ribadito il loro fermo impegno per un Indo-pacifico libero e aperto e la loro determinazione a collaborare per sostenere la pace, la sicurezza e la prosperità nella regione”, recitava una nota emessa dal Dipartimento di Stato americano dopo il vertice.
Geopolitica, petrolio e Brics
Che cosa sta succedendo? Innanzitutto, come già accennato, tra Stati Uniti e India sono emerse delle notevoli difficoltà commerciali sulla questione dei prodotti agricoli. Tuttavia, non bisogna trascurare che, agli occhi di Trump, il commercio va sempre interpretato attraverso le lenti della geopolitica e della sicurezza nazionale.
In primo luogo, il presidente americano sta cercando di mettere sotto pressione il Cremlino per arrivare a un accordo diplomatico sulla crisi ucraina: in tal senso, la Casa Bianca non vede di buon occhio il fatto che l’India continui a comprare petrolio russo. Tutto questo, senza trascurare che Trump ha minacciato di colpire con dazi al 100% quei Paesi che, come India e Cina, acquistano energia russa, a meno che Mosca non accetti un’intesa sull’Ucraina entro il prossimo 8 agosto.
La minaccia alla supremazia del dollaro
In secondo luogo, l’inquilino della Casa Bianca teme i propositi di de-dollarizzazione accarezzati dai Brics: blocco di cui notoriamente Nuova Delhi fa parte. È stato lo stesso presidente americano, la settimana scorsa, a collegare i suoi problemi con l’India al tema dei Brics. “Stiamo negoziando proprio ora, e si tratta anche dei Brics. Sapete, hanno i Brics, che sono fondamentalmente un gruppo di Paesi contrari agli Stati Uniti, e l’India ne fa parte”, ha dichiarato mercoledì. “È un attacco al dollaro, e non permetteremo a nessuno di attaccare il dollaro. Quindi, in parte è colpa dei Brics, in parte è colpa del commercio”, ha aggiunto.
Washington guarda al Pakistan
Infine, ma non meno importante, sembra che l’India si sia parzialmente irritata con Washington in occasione della recente mediazione americana nella crisi tra Nuova Delhi e Islamabad. Ricordiamo inoltre che Trump ha imposto dazi del 19% al Pakistan: un’aliquota inferiore rispetto quella riservata all’India. Non solo. La scorsa settimana, il presidente americano ha annunciato di aver concluso un accordo con Islamabad “per sviluppare le enormi riserve di petrolio” pakistane. L’avvicinamento di Washington al Pakistan, di certo, irrita Nuova Delhi.