Usa-Iran, Trump concede due settimane. Xi e Putin: ora tregua
- Postato il 20 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Usa-Iran, Trump concede due settimane. Xi e Putin: ora tregua
Russia e Cina unite mettono in guardia gli Stati Uniti: Trump concede due settimane, Xi e Putin premono per una tregua. Attesa per l’incontro a Ginevra con i leader europei
Anche nella guerra peggiore esistono i contatti, faticosi ma ci sono. Secondo quanto riferito alla Reuters da fonti diplomatiche, nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Abbas Araghchi avrebbe avuto un contatto telefonico diretto con l’inviato speciale del presidente americano Donald Trump, Steve Witkoff. Durante il colloquio il rappresentante statunitense avrebbe ribadito la richiesta americana di interrompere il programma nucleare iraniano, in particolare per quanto riguarda le attività del sito di Fordow. Il capo della diplomazia di Teheran avrebbe declinato tuttavia di impegnarsi in tal senso, ribadendo come l’Iran sia disponibile a sedersi al tavolo dei negoziati solo e soltanto dopo la fine degli attacchi aerei israeliani.
Seppur non conclusivo, il contatto sembra aver avuto già la conseguenza di spingere Trump stesso a riaprire alla trattativa. Ieri sera la portavoce della Casa Bianca – leggendo un messaggio del presidente – annunciava la scadenza per un attacco all’Iran, prima fissata non oltre le 48 ore, spostata a due settimane. Già la stessa esistenza di un contatto diretto tra Witkoff e Aragchi, del resto, fa ben sperare. A causa dello stato di odio ideologico in vigore tra le due nazioni (i cui contatti diplomatici sono stati interrotti nel 1979, data dopo la quale Teheran e Washington non mantengono rappresentanze diplomatiche reciproche), tutti i precedenti contatti si erano svolti in maniera indiretta.
In quel frangente, le due delegazioni rimanevano in stanze separate preparate appositamente mentre un mediatore appartenente a un Paese terzo – solitamente l’Oman o l’Italia stessa – faceva da spola portando di volta in volta le risposte e le controproposte delle due parti. Da più parti si lavora ora per cercare di offrire un terreno più solido a una trattativa ancora tutta da costruire ma avvertita come necessaria. Oggi lo stesso Aragchi volerà a Ginevra, in Svizzera, per incontrarsi con i rappresentanti di Francia, Germania e Gran Bretagna, oltre che con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Kaja Kallas. Il tentativo è quello di aprire un tavolo che non si preannuncia certo come conclusivo ma mira a offrire spazio alle diplomazie contrapposte.
Nello stesso annuncio del rinvio della sua decisione di attaccare l’Iran, la Casa Bianca ha indicato di voler attendere di vedere l’incontro di oggi. I risultati dei colloqui, che verosimilmente verteranno su quanto sia disposta a concedere Teheran riguardo al suo programma di arricchimento di uranio, saranno immediatamente condivisi con Washington, hanno confermato i delegati europei, nella speranza di favorire la comunicazione tra le parti. Ma tra le grandi manovre diplomatiche in corso non poteva mancare la telefonata compiuta dal presidente russo Vladimir Putin con il suo omologo cinese Xi Jinping. Si è trattato in realtà della seconda telefonata dallo scoppio della guerra tra Iran e Israele, che ha dominato la conversazione tra i due potenti leader.
Russia e Cina «condannano fermamente le azioni di Israele, che violano la Carta delle Nazioni Unite e altre norme del diritto internazionale», ha dichiarato il Consigliere per la sicurezza nazionale russo Yuri Ushakov, «Mosca e Pechino fondamentalmente credono che non esista una soluzione militare all’attuale situazione legata al programma nucleare iraniano. Questa soluzione deve essere raggiunta esclusivamente attraverso mezzi politici e diplomatici». Anche Xi Jinping, secondo un intervento riportato dai media statali, ha espresso «profonda preoccupazione» per il conflitto in Medio Oriente. «Le parti coinvolte, specialmente Israele, dovrebbero aderire a un cessate il fuoco il prima possibile per evitare un ciclo di escalation e il dilagare della guerra», ha aggiunto il presidente cinese.
Il leader di Pechino ha anche proposto che le grandi potenze «con una considerevole influenza nella regione» si adoperino per stabilire una soluzione diplomatica. Putin avrebbe risposto ribadendo la propria disponibilità a svolgere un ruolo di mediazione tra i due Paesi. Mercoledì era stato il viceministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov a lanciare l’allarme, affermando che un intervento militare americano diretto contro l’Iran «destabilizzerebbe radicalmente l’intera situazione» regionale. Linea tenuta ieri anche dalla portavoce del ministero Maria Zakharova. «Stiamo mettendo in guardia specialmente Washington contro qualunque intervento militare in questa situazione», ha scandito la rappresentante di Mosca, definendo un’eventuale azione statunitense «un passo estremamente pericoloso dalle conseguenze veramente negative e imprevedibili». Per evitare le quali Trump ha deciso di prendere tempo, almeno per ora.
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