Usa, parte la corsa per il Golden Dome

  • Postato il 21 maggio 2025
  • Di Panorama
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In una presentazione tenutasi martedì nello studio ovale della Casa Bianca alla presenza di alti ufficiali delle Forze armate e di alcuni senatori repubblicani, il presidente Donald Trump ha illustrato il suo ambizioso progetto per realizzare un nuovo scudo missilistico, il Golden Dome, che prevede un costo di circa 175 miliardi dollari e dovrebbe essere completato entro la fine del suo mandato.

Con una novità: la partecipazione del Canada al programma. “Sono lieto di annunciare che abbiamo ufficialmente selezionato un’architettura per questo sistema all’avanguardia che implementerà tecnologie di nuova generazione su terra, mare e spazio, inclusi sensori e intercettori spaziali”, ha dichiarato Trump, “una volta completato, il Golden Dome sarà in grado di intercettare missili lanciati da altre parti del mondo e anche se lanciati dallo spazio. Avremo il miglior sistema mai costruito”. Trump ha anche annunciato di aver nominato il generale Michael Guetlein, vice comandante della Space Force, responsabile dell’iniziativa che ora è diventata uno dei progetti di difesa più rappresentativi del Tycoon a pochi mesi dall’inizio del suo secondo mandato.

Il generale Guetlein in precedenza aveva guidato la principale organizzazione di acquisizione della Space Force, lo Space Systems Command, dove ha supervisionato importanti sforzi di sviluppo e ha contribuito a semplificare il sistema di acquisizione, notoriamente frammentato, dell’impresa spaziale. All’inizio della sua carriera, ha ricoperto il ruolo di vice comandante del National Reconnaissance Office e di responsabile esecutivo del programma per i programmi e l’integrazione presso la Missile Defense Agency, due delle organizzazioni che svolgeranno un ruolo significativo nella realizzazione dell’architettura del Golden Dome. Come tutte le forniture destinate alla Difesa Usa, anche questa dovrà essere assemblata negli Stati Uniti (succede anche con gli elicotteri prodotti su licenza italiana), ma ciò non significa che nel progetto non ci sia spazio per le aziende della nostra filiera nazionale, peraltro già molto presente nella fornitura di componenti destinati ai militari Usa. In particolare nell’ambito dell’elettromeccanica di precisione e dei prodotti per la logistica. Trump annunciò per la prima volta i piani per sviluppare uno scudo missilistico nazionale avanzato nei primi giorni della sua seconda presidenza, emanando un ordine esecutivo che prevedeva uno studio di 60 giorni sulle opzioni di configurazione.

Ora si prevede che la capacità includa un mix di intercettori terrestri e spaziali progettati per contrastare un ampio spettro di minacce, dalle armi a corto raggio che potrebbero trovarsi su navi e sommergibili prossimi alle coste, fino ai missili ipersonici e da crociera più avanzati. E mentre l’attuale sistema di difesa missilistica nazionale si concentra sulle minacce provenienti da “nazioni canaglia” come la Corea del Nord e l’Iran, piuttosto che da avversari come la Cina o la Russia, il Golden Dome si concentrerebbe sulla gestione delle minacce generate da entrambi. Trump è stato vago sui dettagli di come sarà configurato questo sistema d’arma, ma molti analisti e funzionari la definiscono un’impresa audace e impegnativa. Il presidente Usa ha infatti accennato allo schieramento di intercettori spaziali e ipersonici, ma ha offerto pochi dettagli sulla portata del progetto.

Soltanto tre anni, previsioni “ottimistiche”

A suscitare perplessità è la promessa di consegnare il sistema in circa “due anni e mezzo o tre anni” perché richiederebbe al Dipartimento della Difesa di mettere in campo gli elementi più avanzati dell’architettura con anni di anticipo rispetto al previsto. Ad esempio, gli intercettori missilistici spaziali, che sono missili che, a suo dire, non sono ancora stati sviluppati.

Inoltre, si prevede che gli intercettori ipersonici non verranno consegnati prima della metà del prossimo decennio. Altre parti, invece, sono oggi in collaudo, come il primo livello di difesa e tracciamento missilistico spaziale composto da satelliti e sensori in grado di identificare e tracciare minacce missilistiche al di fuori dell’atmosfera. Queste capacità fanno parte dell’Architettura Spaziale Proliferated Warfighter della Space Development Agency e potrebbero potenzialmente essere ampliate per supportare il Golden Dome. A febbraio, i senatori Dan Sullivan, repubblicano dell’Alaska, e Kevin Cramer, repubblicano del North Dakota, entrambi presenti nello Studio Ovale per l’annuncio, hanno presentato un disegno di legge che prevede 19,5 miliardi di dollari per il Golden Dome nell’anno fiscale 2026. La loro proposta, definita Golden Dome Act, prevede l’aggiunta di sistemi missilistici Aegis Ashore per il territorio statunitense, ma la cui installazione in Romania e Polonia aveva richiesto molto tempo, nonché l’uso di mezzi non convenzionali come i dirigibili. Il sistema di difesa a medio raggio terrestre di Fort Greely, in Alaska, verrebbe ampliato e aggiornato con intercettori di nuova generazione, mentre dovrebbe essere realizzato un nuovo sito per intercettori sulla costa orientale degli Usa.

Trump ha osservato che i sistemi Golden Dome saranno prodotti negli Stati Uniti, ma non ha confermato se i contratti siano stati assegnati. Il senatore repubblicano dell’Indiana Jim Banks ha evidenziato il lavoro che L3Harris, con sede nel suo stato d’origine, sta svolgendo per sviluppare l’attuale architettura di sensori spaziali. Saranno coinvolte anche Lockheed Martin e RTX, che hanno sviluppato intercettori missilistici terrestri, ma il progetto coinvolgerà anche appaltatori non tradizionali, ovvero aziende che finora non erano coinvolte nelle forniture militari, come sviluppatori di applicazioni e di software con alto grado di resistenza a eventuali attacchi cibernetici.

Autore
Panorama

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