USA verso la designazione della Fratellanza Musulmana come organizzazione terroristica internazionale

  • Postato il 24 novembre 2025
  • Di Panorama
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Gli Stati Uniti stanno preparando un passo decisivo verso la classificazione della Fratellanza Musulmana come entità terroristica internazionale. A riportarlo è stata l’agenzia Just the News, citando il presidente Donald Trump, secondo cui il provvedimento sarà adottato «nei termini più forti e incisivi» e i documenti necessari «sono in fase di finalizzazione». Nel frattempo, in Texas è già scattata una misura analoga. Il governatore Greg Abbott ha inserito la Fratellanza Musulmana e il Consiglio per le Relazioni Americano-Islamiche (CAIR) nell’elenco delle organizzazioni terroristiche straniere e delle associazioni criminali transnazionali. La decisione consente allo Stato di attuare pesanti restrizioni contro entrambe le realtà e contro le reti a esse collegate, includendo il divieto di acquistare o detenere immobili sul territorio texano.

Abbott ha motivato così la sua scelta, sottolineando il carattere radicale del movimento: «I Fratelli Musulmani e il CAIR hanno da tempo chiarito i loro obiettivi: imporre con la forza la Sharia e stabilire il dominio del mondo’ da parte dell’Islam». Secondo il governatore, «le azioni intraprese dai Fratelli Musulmani e dal CAIR per sostenere il terrorismo in tutto il mondo e sovvertire le nostre leggi attraverso la violenza, l’intimidazione e le molestie sono inaccettabili», motivo per cui li ha ufficialmente definiti come «organizzazioni terroristiche straniere e organizzazioni criminali transnazionali». Ha infine ribadito che «questi estremisti radicali non sono benvenuti nel nostro Stato e ora è loro proibito acquisire qualsiasi interesse immobiliare in Texas». All’inizio dell’anno, anche la Giordania ha messo al bando i Fratelli Musulmani dopo aver sventato un piano di sabotaggio attribuito a esponenti del movimento. Da tempo la Fratellanza è vietata in numerosi Paesi: Egitto, Russia, Arabia Saudita, Siria ed Emirati Arabi Uniti ne hanno dichiarato l’illegalità. Il cosidetto “entrismo” della Fratellanza Musulmana negli Stati Uniti non è una teoria marginale né un riflesso dell’allarmismo post-11 settembre, ma un grande progetto strategico dichiarato nei documenti interni dell’organizzazione, dove la “jihad civilizzatrice” viene descritta come una lotta di lungo periodo per trasformare le società occidentali dall’interno. L’analisi dell’ISGAP (Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy), ricostruisce filoni dottrinali, metodi operativi e obiettivi a lungo raggio di un movimento che, pur rinunciando alla violenza in Occidente, non rinuncia a un impianto ideologico incompatibile con i valori democratici. Al centro c’è il tamkeen, il concetto di radicamento istituzionale: una strategia graduata, multigenerazionale, che punta a inserirsi nei gangli politici, giuridici, culturali e mediatici delle democrazie liberali. L’idea, sviluppata da Hassan al-Banna e radicalizzata da Sayyid Qutb, considera l’Occidente un ambiente da penetrare sfruttandone le libertà, neutralizzandone i meccanismi di difesa e acquisendo legittimità come interlocutore “ufficiale” delle comunità musulmane.

Fondata oltre 90 anni fa, la Fratellanza Musulmana resta una delle organizzazioni islamiste più influenti del Medio Oriente. L’attuale leader, Mohammed Badie, è detenuto in Egitto e condannato all’ergastolo insieme a una sentenza capitale per provate attività sovversive. Secondo le autorità egiziane, Badie e altri membri avrebbero orchestrato disordini dopo la destituzione dell’allora presidente Mohamed Morsi, anch’egli legato al movimento. I detrattori della Fratellanza la considerano una minaccia estremista, mentre il gruppo continua a sostenere di aver abbandonato la violenza già decenni fa, privilegiando strumenti politici e sociali ma si tratta di un falso dato che finanzia gruppi come Hamas che è di fatto un suo braccio armato. Le origini del movimento affondano in attività religiose e assistenziali, che negli anni ’30 contribuirono alla sua rapida espansione. Già alla fine di quel decennio la Fratellanza iniziò a sfidare apertamente il potere politico egiziano, fino a creare, nei primi anni ’40, una struttura armata accusata di vari episodi violenti, inclusi attentati contro figure pubbliche, fenomeno che sfuggì persino al controllo del fondatore Hassan al-Banna.

Nonostante le tensioni con vari governi, in alcuni Paesi il movimento ha continuato a operare legalmente. In Giordania, il Fronte d’Azione Islamico — un tempo affiliato ai Fratelli Musulmani — mantiene una presenza significativa nel Parlamento e un forte radicamento urbano. Il partito non ha rilasciato commenti successivi alla decisione di Amman di estrometterlo dal contesto legale. In Egitto, dopo la Primavera araba, la Fratellanza tentò la via istituzionale, portando Mohammed Morsi alla presidenza nel 2012. L’esperienza si concluse rapidamente con il colpo di Stato militare del 2013, che portò all’arresto di numerosi dirigenti. Un percorso simile si è osservato in Tunisia, dove il partito Ennahda — ispirato alla dottrina della Fratellanza — vinse le prime elezioni libere post-Ben Ali nel 2011. Oggi la Fratellanza Musulmana resta messa al bando in Egitto, Siria, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e, più recentemente, in Giordania, mentre negli Stati Uniti la sua classificazione come organizzazione terroristica appare sempre più vicina, così come già avvenuto in Texas a livello statale.

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Panorama

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