USPI Informa. Alfabetizzazione digitale nel rapporto AGCOM
- Postato il 23 luglio 2025
- Editoria/Giornalismo
- Di Paese Italia Press
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Il nuovo rapporto AGCOM sull’alfabetizzazione mediatica e digitale sottolinea problematiche fortementi presenti sugli schermi degli italiani e la mancanza di strumenti con cui difendersi.
Infatti, la maggior parte della popolazione (ben 8 cittadini su 10) esprime preoccupazione nei confronti della diffusione in rete di contenuti di odio, disinformazione e revenge porn.
Unione Stampa Periodica Italiana USPI analizza il nuovo report di AGCOM.
Connessione generazionale
Da un questionario a campione distribuito a oltre 7 milioni di italiani di diverse fasce di età, emerge una preoccupante fotografia dell’universo digitale. Più della metà degli individui ha raccontato di essersi quotidianamente imbattuto in post o commenti di hate speech e disinformazione. Eppure il 44,1% degli intervistati non ha sentito il bisogno di chiedere aiuto o la necessità di essere più consapevole e critico nei confronti dei moderni mezzi di comunicazione.
La fascia di età meno propensa alla ricerca di sostegno è quella over 40, composta di individui che saltuariamente usano i social e che sono più legati alla televisione come mezzo principale di informazione. I minorenni fanno molto affidamento sulla famiglia, invece, e un terzo di loro fa riferimento agli insegnanti. Il restante 30% dei teenager italiani, tra i 14 e i 17 anni, conta di più su amici e compagni di scuola.
Il report “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale nella popolazione italiana” conta un campione di 7mila individui che hanno dichiarato un uso giornaliero di internet e il 48% degli italiani sottolinea che è online per più di 4 ore al giorno.
Sì online, ma quanta consapevolezza?
Nonostante il 90% degli italiani passi parte della propria vita online, la percentuale di coloro che possono dirsi effettivamente alfabetizzati digitalmente crolla, secondo le stime AGCOM.
Infatti, un terzo della popolazione dai 16 anni in su non è algoritmicamente alfabetizzata (percentuale gonfiata dai 6 anziani su 10 che non hanno consapevolezza digitale). Tra tutti, solo il 7% degli italiani raggiunge un livello ottimale e ci troviamo in una fascia di età tra i 20 e i 35 anni.
Sono le generazioni cresciute subito prima e durante l’era digitale a fare più uso dei social media e ad essere generalmente le più “consapevoli” di rischi e opportunità. Per i più giovani i social sono tuttavia un mezzo di comunicazione con amici e di fruizione di audiovisivo. Per gli over 50, invece, si utilizza internet per informarsi, pur continuando a preferire la tv ai social.

Disinformazione e alfabetizzazione necessaria
Nonostante questo uso ancora generazionalmente sbilanciato dei canali online di informazione, 8 italiani su 10 si dichiarano preoccupati delle forme di odio online. Ma i più preoccupati non sono i ragazzi, che si ritrovano più spesso a contatto con il cosiddetto “negative user-generated content”.
Per quanto riguarda la disinformazione, oltre 8 cittadini su 10 segnalano fake news e evitano di entrare in contatto con attività e contenuti di dubbia paternità. La frequenza della verifica e attenzione verso la lotta alla disinformazione cresce all’aumentare del titolo di studio, con un atteggiamento più critico e consapevole degli strumenti digitali.
Il bisogno di informare e formare la popolazione italiana si rivela dunque un fattore primario per il benessere digitale dei cittadini. I dati rivelano una disinformazione algoritmica troppo elevata rispetto al tempo passato su internet. Infatti, anche se il 90% degli italiani usa internet, il 41% non conosce il ruolo degli algoritmi, il 64,6% è scarsamente alfabetizzato digitalmente e solo il 48% è consapevole di poter personalizzare la propria esperienza su piattaforme online. I dati dimostrano il basso livello di consapevolezza che accentua il problema della disinformazione, sempre più difficile da contrastare.
Articolo di T.S.

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