Valori etici dichiarati ma lavoro nero e sicurezza carente: Antitrust multa Armani per 3,5 milioni. La maison si difende: “Decisione ingiusta, faremo ricorso”
- Postato il 1 agosto 2025
- Moda E Stile
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Un cortocircuito tra l’immagine patinata dei “valori” e la realtà della filiera produttiva. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha irrogato una sanzione da 3,5 milioni di euro alle società Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A. per una pratica commerciale giudicata “ingannevole”. Secondo l’Antitrust, il gruppo della moda ha diffuso dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere, in stridente contrasto con le condizioni di grave sfruttamento lavorativo scoperte in alcuni laboratori di subfornitori che producevano borse e accessori a marchio Armani.
L’istruttoria dell’Autorità, avviata nel luglio 2024, ha evidenziato una profonda contraddizione. Da un lato, si legge nella nota dell’AGCM, le società hanno “enfatizzato la loro attenzione alla sostenibilità, in particolare alla responsabilità sociale, anche nei confronti dei lavoratori e della loro sicurezza”, facendone uno strumento di marketing per attrarre consumatori sempre più attenti. Lo dimostrano il sito Armani Values e documenti interni che puntavano ad “aumentare la percezione positiva del brand”.
“In particolare, – prosegue la nota – le società hanno reso dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere e presentate in modo non chiaro, specifico, accurato e inequivocabile. Tali dichiarazioni sono presenti nel Codice Etico delle società, in documenti pubblicati sul sito Armani Values (www.armanivalues.com) e sul sito Armani (www.Armani.com) in cui è presente un link che rimanda al sito Armani Values. Dallattività istruttoria dellAutorità è emerso, da un lato, che le società . Del resto, il nome stesso del sito aziendale (Armani Values) lo dimostra, come anche alcuni documenti acquisiti nel corso delle ispezioni, da cui emerge con evidenza lobiettivo di aumentare la percezione positiva del brand dal punto di vista della sostenibilità e dal punto di vista commerciale portare il cliente a fare acquisti consapevoli anche dei valori veicolati attraverso i nostri prodotti”.
Dall’altro lato, però, l’indagine del Tribunale di Milano aveva svelato una realtà ben diversa. Il gruppo ha scelto di esternalizzare larga parte della produzione di pelletteria a fornitori che, a loro volta, si sono avvalsi di subfornitori cinesi. In diversi opifici di questi ultimi, sono emerse gravissime criticità: per aumentare la produttività, i dispositivi di sicurezza dei macchinari venivano sistematicamente rimossi, ponendo i lavoratori a “grave rischio” per la loro salute. Il quadro era aggravato da condizioni igienico-sanitarie inadeguate e dal ricorso diffuso al lavoro “totalmente o parzialmente in nero”.
Ma l’elemento più pesante, secondo l’Antitrust, è che la maison fosse consapevole di questa situazione. A provarlo, secondo l’Autorità, ci sarebbero due elementi chiave. In primo luogo, la presenza, durante un’ispezione della Polizia Giudiziaria, di un dipendente di G.A. Operations addetto al controllo qualità, che avrebbe dichiarato di recarsi in quel laboratorio mensilmente da circa sei mesi. A questo si aggiunge un documento interno alla Giorgio Armani S.p.A. del 2024, precedente all’amministrazione giudiziaria, che descriveva gli ambienti di lavoro, nel migliore dei casi, “al limite dell’accettabilità”, mentre per gli altri esprimeva “forti perplessità sulla loro adeguatezza e salubrità”.
La replica del gruppo Armani non si è fatta attendere. In una nota, la società ha accolto la decisione con “amarezza e stupore” e ha annunciato che impugnerà il provvedimento davanti al TAR. Il punto centrale della difesa di Armani è che l’AGCM “non tiene in alcuna considerazione” il decreto con cui il Tribunale di Milano ha revocato, in via anticipata, l’amministrazione giudiziaria di G.A. Operations. In quell’occasione, sottolinea la maison, i giudici hanno riconosciuto che “il risultato di eccellenza” raggiunto dalla società nel sanare le criticità è stato possibile proprio perché “al momento dell’applicazione della misura esistevano già sistemi di controllo della supply chain strutturati e collaudati”. Il gruppo lamenta inoltre di non aver avuto, durante l’istruttoria durata un anno, “la possibilità di instaurare un rapporto costruttivo” con l’Autorità per spiegare compiutamente le proprie ragioni. E conclude ribadendo di aver “sempre operato con la massima correttezza e trasparenza”.
L'articolo Valori etici dichiarati ma lavoro nero e sicurezza carente: Antitrust multa Armani per 3,5 milioni. La maison si difende: “Decisione ingiusta, faremo ricorso” proviene da Il Fatto Quotidiano.