Vassallo, un’indagine flop tra buchi e contraddizioni
- Postato il 10 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Vassallo, un’indagine flop tra buchi e contraddizioni
Le motivazioni della Cassazione sul delitto del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. In aprile la Suprema Corte aveva annullato l’ordinanza
Nullità formali e sostanziali. Con atti costituenti prove giudicati «inutilizzabili». È una pietra tombale quella che la Cassazione cala sull’inchiesta per la morte del sindaco pescatore di Pollica, Angelo Vassallo, assassinato nel 2010 con nove colpi di pistola. L’indagine che, nel novembre scorso, ha portato al clamoroso arresto del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, del brigadiere Lazzaro Cioffi e dell’imprenditore Giuseppe Cipriano è un gigante con i piedi d’argilla.
VASSALLO, PIETRA TOMABALE SULL’INCHIESTA DELLA CASSAZIONE
Secondo le motivazioni degli ermellini, le prove raccolte sono «inutilizzabili» e chi le fornisce è «inattendibile». Sono i due aggettivi che ricorrono nelle dieci pagine sottoscritte dalla prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, composta dai giudici Giacomo Rocchi, relatore, Francesco Centofanti, Maria Greco Zoncu, Francesco Aliffi, Maria Eugenia Oggero, che – un mese fa – aveva accolto il ricorso degli avvocati Vittorio Giaquinto, llaria Criscuolo, Franco Liguori, Giuseppe Stellato, Giuliano Dominici, membri del collegio difensivo, rinviando al Riesame gli atti con i quali la Procura ha ottenuto dal gip di Salerno le misure cautelari.
Atti che – entro le prossime due settimane – dovranno essere riesaminate dalla medesima sezione del Riesame che le ha già confermate nei mesi scorsi lasciando in carcere sia i carabinieri che l’imprenditore. Come si ricorderà, i due militari e l’imprenditore sono stati accusati di avere ordito contro il sindaco perché aveva scoperto che proprio i militari gestivano un giro di droga ad Acciaroli. Una circostanza mai confermata, rispetto alla quale esiste un’altra inchiesta parallela (che non coinvolge i carabinieri) che si sta avviando verso l’archiviazione.
DELITTO VASSALLO, INSUFFICIENTI LE MOTIVAZIONI DELL’ORDINANZA
Rispetto al delitto del sindaco Vassallo, dunque, la Corte di Cassazione considera «insufficienti e incomplete» le motivazioni alla base dell’ordinanza. Al prossimo giro, il Riesame dovrà tenerne conto prima di esprimersi e decidere se confermare, di nuovo, gli arresti, ma soprattutto dovrà seguire le linee tracciate dagli ermellini. Motivando, dunque, in maniera più chiara alcuni degli aspetti più intricati della vicenda. Buchi, contraddizioni, ma non solo. Perché è sotto il profilo formale che le lacune dell’inchiesta appaiono incolmabili.
RICORSO FONDATO PER VARI MOTIVI
Scrivono i giudici della Suprema Corte che il ricorso è fondato per vari motivi. Innanzitutto perché sono inutilizzabili le dichiarazioni dell’aspirante collaboratore di giustizia Eugenio D’Atri, che rappresentano il riscontro ai verbali di Romolo Ridosso, il pentito che per primo accusa i carabinieri, ma che cerca di allontanare da sé i sospetti.
IL PENTITO RIDOSSO
Ridosso è ritenuto attendibile se parla di altri, ma non viene creduto se si riferisce a se stesso tant’è che finisce a sua volta agli arresti. Un garbuglio che va a sfociare nel nulla a leggere le dieci pagine sottoscritte dai giudici di Cassazione. Il riscontro alle già inconsistenti propalazioni di Ridosso arrivano prima che le indagini già archiviate (Cagnazzo è stato indagato già due volte in passato per le stesse vicende e sempre prosciolto) fossero formalmente riaperte e, dunque, in assenza del decreto che ne autorizzasse l’escussione.
Ma non è tutto. Le sue dichiarazioni, assieme a quelle di Francesco Casillo, camorrista vesuviano che a sua volta riferisce ai pm di Salerno di avere appreso da D’Atri i fatti di Pollica, sarebbero potute servire per riaprire le indagini, ma non per ottenere le misure cautelari. L’uso che ne è stato fatto è dunque fuori dal perimetro della normativa e pertanto i risultati degli interrogatori di entrambi vanno ritenuti non utilizzabili per tenere in carcere gli indagati.
IL RIESAME
Alla luce di tutto ciò, si legge agli atti, «l’accoglimento del ricorso è inevitabile» nella misura in cui il rinvio permetterà al tribunale di rivalutare il quadro probatorio e la solidità degli indizi raccolti. Continua, il collegio, indicando al Riesame la traccia da seguire per riproporre l’assunto relativo all’omicidio, ma anche ai depistaggi riportati in ordinanza dei quai sempre i carabinieri si sarebbero fatti carico insieme all’imprenditore, nonché del presunto movente, quel traffico di droga mai provato neanche con un sequestro.
VALUTARE I NESSI LOGICI DEL PROVVEDIMENTO
L’annullamento con rinvio consentirà dunque al tribunale di valutare i nessi logici del provvedimento in riferimento alla partecipazione del colonnello Cagnazzo. Vanno individuate, dunque, le prove del traffico di stupefacenti, e quindi del movente, oggetto di una indagine parallela che si avvia verso l’archiviazione – i risconti alla impossibilità di Cagnazzo di trovarsi sulla scena del crimine e quindi alla materiale partecipazione al delitto; la rilevanza o meno della sua assenza dal ristorante dal quale secondo l’accusa si allontanò all’ora del delitto. E, ancora, i motivi dell’aggressione a Pierluca Cillo, amico del sindaco Vassallo che fu il primo a far circolare il nome di Cagnazzo associandolo al delitto, col quale l’ufficiale ebbe un alterco.
VASSALLO, IL RITORNO AL PUNTO DI PARTENZA
La Cassazione conclude tornando poi al punto di partenza, ribadendo quello che potremmo definire l’albero dal quale vengono i frutti avvelenati: i verbali di Romolo Ridosso. Racconti senza riscontri, fantasiosi, contraddittori. Il criminale di Scafati (Salerno) che cambia versione in diverse occasioni, che aveva già in passato provato a entrare sotto l’ombrello dell’articolo 8 che concede benefici ai collaboratori di giustizia.
Il Quotidiano del Sud.
Vassallo, un’indagine flop tra buchi e contraddizioni